Progettazione

Sicilia, l'Anac affossa il maxi-concorso per la nuova sede da 425 milioni: giuria in conflitto di interessi

False dichiarazioni dei concorrenti e commissione nota un mese e mezzo prima della scadenza delle offerte: per l'Anticorruzione l'intera procedura è illegittima

di Mauro Salerno

Doveva essere pronto per ottobre 2021, cioè in funzione già da due mesi, invece rischia di bloccarsi definitivamente il maxi «centro direzionale» di Palermo in cui la Regione Sicilia voleva far confluire tutti gli uffici dei vari assessorati. Sulla vicenda del concorso di progettazione, messo in campo per dare corpo alla nuova sede da 425milioni di euro, dopo le polemiche di "gigantismo" in periodi tanto difficili e gli stop & go legati alle diverse anomalie registrate in corso di gara, si abbatte ora la scure dell'Autorità nazionale Anticorruzione che detta probabilmente la parola fine su una storia già piena di ombre.

Secondo l'istruttoria portata avanti dall'Anac - confluita nella delibera n. 794/2021, resa nota oggi - la procedura seguita dalla Regione Sicilia nel concorso di progettazione per la realizzazione del nuovo Centro Direzionale è del tutto illegittima.

Diversi i profili contestati dall'Autorità rispetto al ricco concorso assegnato nell'estate del 2020 alla compagine guidata dallo studio Tekne di Milano con all'interno i parigini dello studio Leclerq, subito finiti nel mirino delle contestazioni per un presunto conflitto di interessi con il presidente della commissione giudicatrice, l'architetto francese Marc Mimram.

È la stessa Autorità a segnalare di aver fatto presente «già nell'aprile scorso» alla regione l'esistenza del «conflitto d'interesse sussistente fra il Presidente della Commissione del concorso e il mandante del gruppo vincitore del concorso stesso, stante la pregressa collaborazione lavorativa svolta fra i medesimi». Dall'attività di vigilanza avviata da Anac, infatti, a seguito dell'esposto di alcuni consiglieri regionali, «è risultato che il presidente della Commissione di concorso non solo ha lavorato in più occasioni con il soggetto vincitore della gara, ma addirittura è autore di un libro scritto insieme, oltre ad aver svolto in maniera congiunta varie attività, tra cui lo svolgimento di una mostra evento, la partecipazione a seminari, ma pure a concorsi e a consigli scientifici». Inutile sottolineare che per l'Autorità l'esistenza di tali rapporti avrebbero dovuto quantomeno suggerire l'astensione da parte del presidente della giuria.

Non solo. Sulla base di questo scenario, l'Anac contesta anche «la mancata veridicità delle dichiarazioni rese dagli operatori in merito all'assenza di precedenti rapporti lavorativi», con il presidente della giuria sollecitando la stazione appaltante a intraprendere le iniziative del caso.Proprio a seguito dei rilievi formulati dall'Autorità la scorsa primavera era stata riformulata la graduatoria provvisoria del concorso, con l'esclusione del raggruppamento italo-fancese prima dato per vincitore della gara

Ora però l'Anac segnala un'ulteriore anomalia. Dalla documentazione del concorso emerge infatti che la commissione giudicatrice «è stata nominata dalla Regione ben un mese e mezzo prima della data fissata per la scadenza delle offerte previste nel bando. Questo in violazione della normativa esistente che prescrive che la nomina dei commissari deve avvenire dopo la scadenza del termine fissato per la presentazione delle offerte, al fine di garantire l'anonimato dei commissari nella fase partecipativa».

Per l'Anac «la violazione di tale principio dovrebbe comportare la decaduta della nomina della commissione, effettuata in violazione della normativa esistente, con conseguente decaduta per illegittimità degli atti di gara e successiva reimpostazione dell'intero procedimento». In poche parole: addio concorso.

Un esito tanto più scontato, come segnala la stessa Autorità, se si pensa che in seguito alle obiezioni formulate dall'Anticorruzione, « alla fine non è stato escluso solo il vincitore del concorso, ma anche il secondo e quarto classificato, in quanto tutti avevano avuto rapporti lavorativi non dichiarati con il presidente di Commissione».

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