Amministratori

Sindaci, per le indennità boom dal 33 al 160%

Aumenti top nei capoluoghi fra 50mila e 100mila abitanti. Spinta anche nei mini-enti

di Gianni Trovati

Nella lotteria degli aumenti delle indennità previsti dalla legge di bilancio a pescare il super-premio sono i sindaci dei piccoli capoluoghi di Provincia, quelli che non arrivano a 50mila abitanti. Da Vercelli a Frosinone, da Lecco a Rieti fino a Verbania, Macerata o Isernia il meccanismo scritto nella legge di bilancio offre nei 24 Comuni italiani di questa fascia un compenso mensile da 9.660 euro lordi al mese: cioè 2,6 volte i 3.718,49 euro fissati come tetto dalle regole attuali, con un aumento quindi del 159,8%.

Perché il il nuovo sistema, anticipato da NT+ Enti locali & edilizia del 23 ottobre, distingue i capoluoghi solo in due famiglie, sopra e sotto i 100mila abitanti, mentre la piramide attuale fissa un’altra soglia a 50mila. I più piccoli, quindi, vengono ora trattati come quelli della fascia superiore, con un’impennata quindi ancora più netta per l’indennità. Ma la manovra distribuisce notizie tra il buono e l’ottimo un po’ a tutti. Nei capoluoghi fra 50mila e 100mila abitanti gli aumenti valgono il 114,3%, dove i residenti superano i 100mila si attestano al 112,1% mentre per i sindaci metropolitani, che guidano città come Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma o Napoli, il salto è del 96,6%. Un po’ più contenuti gli aumenti per gli amministratori dei Comuni non capoluogo di Provincia, che vanno dal 67% per quelli oltre i 50mila abitanti al 33,1% dei mini-Comuni, sotto ai 3mila residenti. Ma in quest’ultimo caso si tratta in larga parte di un effetto ottico, perché il massimo dell’indennità concesso dalle norme attuali non è quasi mai nemmeno avvicinato nella realtà.

Per le nuove buste paga dei sindaci, la stella polare è rappresentata dai 13.800 euro lordi al mese previsti per i presidenti di Regione. I «sindaci metropolitani» avranno la somma intera, mentre per quelli che guidano Comuni nelle altre fasce dimensionali il parametro scende dall’80% dei capoluoghi più grandi al 16% previsto per i Comuni più piccoli.

Nei mini-enti già il collegato fiscale dello scorso anno (Dl 124/2019, articolo 57-quater) aveva previsto un rafforzamento delle indennità massime, per portarle da 1.162,03 a 1.659,38 euro lordi al mese. Ma il finanziamento insufficiente (10 milioni) ha fermato in molti casi la macchina.

Anche nella nuova legge di bilancio lo Stato si limita a un «concorso» al finanziamento delle indennità, per cui molti Comuni potranno ancora tenersi lontano dai massimi. I fondi, per aumenti progressivi destinati ad andare a regime in tre anni, ci sono 100 milioni sul 2022, 150 sul 2023 e 220 dal 2024. I soldi saranno distribuiti dal Viminale, che però ne chiederà la restituzione ini caso di mancato utilizzo nel corso dell’anno: un incentivo non piccolo ad adeguare le indennità dei sindaci, oggi decisamente sottodimensionate rispetto a impegno e responsabilità, anche per non perdere un finanziamento “regalato”.

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