Appalti

Sospendere il codice appalti per il Recovery? L'Anticorruzione boccia la proposta Antitrust

Il presidente Anac Busia evidenzia il rischio di un effetto-boomerang: senza riferimenti certi il mercato si blocca

di Mauro Salerno

Una bocciatura piena, spiegata con il rischio di un effetto-boomerang neppure troppo difficile da intravedere e già sottolineato da diversi addetti ai lavori. È quello che, dopo le imprese e i sindacati, anche l'Autorità Anticorruzione riserva alla proposta dell'Antitrust di sospendere l'applicazione del codice degli appalti per velocizzare la messa a terra degli investimenti per il Recovery plan e le grandi opere italiane. «Non possiamo immaginare una semplice sospensione, totale e immediata, del Codice degli appalti e il ricorso alle sole direttive europee per l'utilizzo dei fondi Next Generation Eu», commenta il presidente dell'Anac Giuseppe Busia. Il motivo è presto detto. Una scelta simile « lungi dal portare un'accelerazione, rischierebbe di bloccare le gare per l'improvvisa assenza di riferimenti certi». Stazioni e appaltanti e imprese, già provate da norme difficili da applicare , spesso incerte e ora peraltro in larga parte derogate, resterebbero completamente senza bussola. E probabilmente finirebbero per alzare definitivamente le mani al cielo.

Non che Busia però sia un fautore dell'immobilismo di fronte a una situazione di oggettiva difficoltà. Anche il presidente dell'Anac ritiene «opportuna una revisione anche profonda della disciplina». Ma senza operazioni-tranchant.

«Non possiamo affidare a qualche slogan semplificatorio settori delicati e complessi come quello dei contratti pubblici, da cui dipende circa il 15% del Pil e parte essenziale della ripresa del Paese, anche grazie ai fondi Next Generation Eu», sottolinea. «Tante delle proposte formulate nel testo dell'Antitrust riprendono quanto anche noi abbiamo ribadito a più riprese, tuttavia - aggiunge - se giustamente vogliamo evitare il cosiddetto 'blocco della firma', per accelerare le procedure, non possiamo immaginare una semplice sospensione del codice».

Per Busia, «il riferimento alle sole direttive infatti non basta». Perché «creerebbe anzi un vuoto di sistema, costringendo a stabilire cosa si applica a una serie molto vasta di profili rilevanti rimessi alla disciplina dell'ordinamento interno». «Il congelamento tout court del Codice, ad esempio, avrebbe pesanti ricadute sulla qualificazione, appesantendo le procedure perché le imprese dovrebbero dimostrare gara per gara la propria capacità esecutiva, ora invece, la verifica è "una tantum" per tutte le gare svolte in un determinato periodo. Altri vuoti - aggiunge il presidente dell'Anac - si avrebbero sulla programmazione e sulla progettazione, sulla contabilità dei lavori, sulla fase esecutiva e sulle varianti».

Secondo Busia, «dal punto di vista tecnico, appare molto più puntuale e strutturato il parere votato proprio ieri dalla Commissione ambiente della Camera, che valorizza - fra l'altro - le semplificazioni ottenibili ricorrendo alla Banca dati nazionale dei contratti pubblici, costituita dall'Anac. Nella stessa direzione stiamo proficuamente lavorando in un tavolo tecnico presso il ministro alle Infrastrutture e mobilità sostenibili». «Abbiamo già sottoposto al governo e agli organi parlamentari - conclude - alcune proposte per la completa digitalizzazione delle procedure, l'effettiva qualificazione delle stazioni appaltanti, la riduzione di adempimenti e oneri per le imprese, ad esempio, tramite il fascicolo virtuale dell'operatore economico».

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