Fisco e contabilità

Sostegni-bis, un fondo da 750 milioni per gli sconti Tari alle attività chiuse

Sulla tariffa per le industrie Decaro chiama in causa il Mef per ripensare la circolare

di Gianni Trovati

Il decreto «sostegni-bis» che il governo punta ad approvare entro la fine del mese parte con una promessa da almeno un miliardo per i Comuni. Numeri e misure devono ancora trovare l’intesa nella maggioranza, ma ci sono aspetti su cui il lavoro tecnico appare più avanti. Il primo riguarda la Tari, che dovrebbe rinnovare il meccanismo degli sconti per le attività chiuse dalle restrizioni anti-pandemia messo in piedi nella scorsa primavera insieme ad Arera e poi dimenticato dai decreti dell’autunno. A questo obiettivo, secondo i calcoli condotti fin qui, dovrebbero andare circa 750 milioni per consentire ai Comuni di applicare sconti proporzionali all’intensità delle chiusure. Quasi certa, poi, è una nuova tornata di compensazioni per l’imposta di soggiorno che continua a mancare.

Il panorama delle misure è in evoluzione, e dovrebbe contemplare anche l’estensione fino a fine anno delle esenzioni dal canone unico (ex Tosap/Cosap) per i pubblici esercizi, anche per favorire il processo di riaperture graduali deciso venerdì dalla cabina di regia che privilegia per ovvie ragioni gli spazi all’aperto per bar, ristoranti e locali pubblici in genere. E nel capitolo degli aiuti per supportare autonomi e imprese nella gestione dei «costi fissi» dovrebbe rientrare anche un rinnovo dell’esenzione Imu per gli alberghi, ovviamente con annessa compensazione del mancato gettito comunale. Resta per ora sullo sfondo, invece, l’ipotesi di una nuova iniezione di risorse nel fondone Covid, in attesa nelle prossime settimane dei risultati delle certificazioni che daranno un quadro definito degli avanzi effettivi cumulati nel 2020.

La Tari è invece anche nell’agenda del governo uno dei problemi più urgenti da affrontare. Perché tutto il dibattito che,fra l’autunno scorso e i primi mesi del 2021, ha accompagnato i numerosi giri di «ristori» e di «sostegni» ha trascurato il fatto che senza interventi centrali è stato impossibile a fine 2020 e complicato a inizio 2021 prevede autonomamente sconti sulla Tari per le attività frenate dall’emergenza. Un paradosso accresciuto dalle ambizioni di una tariffa che sulla carta dovrebbe misurare il conto sulla base della produzione effettiva dei rifiuti. Le attività chiuse sono “pulite” per definizione. Ma pagano. Per questo si lavora a una replica delle riduzioni proporzionali ai periodi di chiusura, con un sistema simile a quello dell’anno scorso con qualche correttivo indotto dall’esperienza.

Fra gli obiettivi c’è anche quello di non complicare ulteriormente un panorama tariffario già parecchio arricchito di incognite dall’entrata in vigore del Dlgs 116/2020. Sul punto il presidente dell’Anci è tornato a chiedere al governo un confronto dopo la circolare del ministero della Transizione ambientale (anticipata su NT+ Enti locali e edilizia di martedì scorso) che esclude in automatico tutti i rifiuti delle attività industriali «a prescindere dalla loro effettiva natura» ed esenta in automatico i magazzini di queste aziende. Decaro chiama in causa direttamente il Mef, dopo che curiosamente la circolare tutta concentrata sugli aspetti tributari è stata firmata dal solo ministero della Transizione ambientale.

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