Appalti

Speciale Classifiche/2. Tutti i numeri della top 50 costruttori: su ordini e redditività

di Aldo Norsa e Alessandro Arona

Le grandi e medie imprese di costruzione italiane sembrano reggere al settimo anno di crisi dell'edilizia (sul mercato interno). Questo almeno a guardare i dati aggregati di bilancio delle prime 45 imprese generali e delle prime 5 specialistiche, illustrati come ogni anno in dettaglio (schede imprese per impresa con numeri, commesse, analisi) nello «Speciale Classifiche» a cura di Aldo Norsa, pubblicato da «Edilizia e Territorio», Il Sole 24 Ore.
Il fatturato aggregato cresce infatti del 3,1%, gli indici reddituali (depurati dalle coop in crisi Unieco e Coopsette) sono buoni e in miglioramento, le imprese che chiudono il bilancio in perdita scendono da 7 a 5.

Eppure in questi anni di crisi è stata netta la divaricazione tra "sopravvissuti" e "falliti": dal 2008 al 2014 (ultimi bilanci chiusi) 23 imprese, quasi la metà, sono uscite dalle classifiche Top 50 per crisi conclamata, fallimenti, concordato preventivo, o comunque bruschi cali di fatturato. E tra la classifica di dieci anni fa e quella di oggi la distanza tra grandi e piccoli è sempre più netta: il fatturato complessivo è cresciuto, da 14 a 19 miliardi di euro, ma molto di più si è concentrato sui grandi. Dieci anni fa il fatturato dei primi dieci valeva 6,5 volte il fatturato degli ultimi dieci, oggi vale 18 volte tanto.

La tabella con i fatturati Top 50

I DATI AGGREGATI 2014
Il campione di riferimento di questa classifica mostra un giro d'affari complessivo in crescita del 3,1%, ma a differenza del 2013 sono le specialistiche a fare la parte del "leone" con più 5,3% (le generali si limitano a più 2,8%). Rispetto all'edizione precedente diminuiscono le società che presentano una quota (anche minima) di fatturato all'estero passando da 32 a 30, ma la quota internazionale sale al 48,1% rispetto al 45,4% del 2013 del campione omogeneo.

Se gli indici reddituali delle 50 imprese mostrano un generale calo (l'ebitda scende del 2,4%, l'ebit dello 0,2% e l'utile addirittura del 27,4%), gli stessi, ripuliti dei dati anomali di Unieco e Coopcostruzioni, sono nettamente meno allarmanti: il margine operativo lordo aumenta dell'1,8%, il netto dell'8% e l'utile risulta stazionario (più 0,5%).
L'indebitamento finanziario dell'intero campione è alleggerito dell'8,3% e ampiamente coperto da un patrimonio netto cresciuto del 6,3%. Il portafoglio ordini, che vale cinque volte la produzione, cresce del 4,1% ed evidenzia una quota di commesse internazionali in ascesa dal 39,9% del 2013 al 42,2% dell'ultimo esercizio. E la forza lavoro (più 5,6%) arriva a sfiorare le 94 mila unità.

Mercato divaricato tra grandi e piccoli, tra internazionali e nostrani, tra salvati e falliti (leggi il servizio)

SPECIALE CLASSIFICHE (LEGGI IL DOSSIER)

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