Personale

Stipendi, nella Pa aumenti medi quasi doppi rispetto al privato

I numeri del rapporto Aran: in 5 anni incrementi pari a 2,5 volte l'inflazione

di Gianni Trovati

Grazie all’ultimo rinnovo contrattuale, gli stipendi medi nella pubblica amministrazione sono cresciuti a un ritmo quasi doppio rispetto a quelli del settore privato: l’aumento medio fra 2015 e 2019 è stato dell’1,5%, contro il +0,9% registrato nel privato, mentre l’indice dei prezzi al consumo rilevato dall’Ipca nello stesso periodo è dello 0,6 per cento.

A conti fatti, insomma, anche nel passato recente le retribuzioni pubbliche sono cresciute a ritmi pari a 2,5 volte l’inflazione, come dovrebbe accadere con i prossimi rinnovi che stanziano risorse per aumenti del 4,07% contro un Ipca che nel 2019-21 si attesta all’1,8%.

Numeri e dinamiche emergono dall’ultimo Rapporto sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici appena pubblicato dall’Aran. Le tabelle dell’agenzia individuano le dinamiche strutturali degli stipendi pubblici. Che restano lontane da quelle ipotizzate ai tempi della riforma dei comparti del 2009, quando l’allora ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta ipotizzò di replicare nel pubblico impiego l’accordo sul costo del lavoro del ’93 e di ancorare la spesa di base per le retribuzioni a un indice dei prezzi condiviso; lasciando alle valutazioni individuali e collettive il compito di far crescere le buste paga in modo selezionato.

Non è andata così. Perché i fondi per i rinnovi contrattuali sono stati lasciati alle trattative fra i governi di turno e le organizzazioni sindacali. Per il 2016/2018 la spesa complessiva è stata di 5,4 miliardi, e ha permesso di recuperare il ritmo perso negli anni precedenti con il congelamento di rinnovi e stipendi pubblici (infatti su un arco ventennale aumenti medi privati e pubblici pareggiano intorno a quota 2 per cento). Lo stesso obiettivo non è attribuibile al “nuovo” contratto, relativo al 2019/21, che attende nelle prossime settimane l’avvio delle trattative: e che nel complesso muoverà 6,7 miliardi di euro, a cui si affiancano 1,3 miliardi stanziati per categorie specifiche, a partire da medici e infermieri che combattono la pandemia.

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