Personale

Stipendi dei prof, dalla manovra la spinta per superare i 100 euro

Nella legge di bilancio spuntano 260 milioni in più sul fondo «valorizzazione docente»

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Era il 24 aprile 2019 quando l’allora premier Giuseppe Conte e i sindacati della scuola siglavano a Palazzo Chigi l’accordo “politico” per riconoscere agli insegnanti, con il nuovo contratto 2019/21, aumenti in busta paga a «tre cifre». Trenta mesi, due governi e tre ministri dopo quella promessa sta per concretizzarsi. O almeno così spera il titolare di viale Trastevere, Patrizio Bianchi, che punta a superare i 100 euro di incremento in busta paga. Anche grazie alla manovra appena varata dall’esecutivo. Al cui interno, oltre alla prima pietra per la tornata 2022/24, è spuntato il “rabbocco” del fondo per la «valorizzazione della professione docente» che potrebbe tornare utile a stretto giro.

Le risorse a disposizione

Il punto su cui tutti concordano è che il rafforzamento della scuola italiana passa anche dall’adeguamento delle retribuzioni dei docenti. Prendiamo l’ultimo rapporto Eurydice sugli stipendi dei professori e dei capi d’istituto nell’Ue. Ebbene, da noi - come in Francia, Portogallo e Malta - la paga d’ingresso di un insegnante oscilla tra i 22 e i 29mila euro annui mentre altrove può arrivare fino a 80mila euro. Se poi aggiungiamo che nell’ultimo quinquennio il potere d’acquisto dei prof è rimasto fermo e che la carriera nella scuola non esiste, al punto che per guadagnare il 50% in più bisogna accumulare 35 anni di servizio, il quadro si chiarisce ulteriormente. E si capisce l’attenzione della categoria a un rinnovo atteso da oltre due anni e per cui manca ancora l’atto d’indirizzo necessario ad avviare la trattativa all’Aran.

Sul piatto, in virtù delle precedenti leggi di Bilancio, per i Ccnl 2019/21 del pubblico impiego ci sono a disposizione 3,7 miliardi, che dovrebbero garantire un incremento di 107 euro medi lordi mensili. Con gli stanziamenti pre manovra 2022, ai quali però vanno poi sottratti i fondi (5/600 milioni) per pagare l’indennità di vacanza contrattuale, alla voce Istruzione si contano circa 1,7-1,8 miliardi, che garantirebbero intorno agli 87 euro di incremento medio lordo mensile, compreso l’elemento perequativo da 11,50 euro medi (risulta coinvolto circa il 40% del personale, soprattutto della scuola visti gli stipendi di partenza piuttosto bassi) previsto dal precedente Ccnl 2016/18 firmato da Valeria Fedeli. All’epoca l’asticella venne collocata a 96 euro lordi al mese (da 80,40 euro minimi a 110 massimi, in base ad anzianità e grado di scuola).

Secondo le primissime stime dei tecnici governativi, grazie ai fondi aggiuntivi della manovra 2022, stavolta si potrebbe arrivare a quel famoso incremento a tre cifre per la scuola, i 104 euro auspicati da Bianchi. Decisive sarebbero le risorse appostate sul fondo per la valorizzazione della professione docente (che secondo le bozze da 30 milioni su 2020 e 2021 passerebbe a 260 nel 2022). Utili a premiare, in sede di contrattazione a livello ministeriale, i docenti che svolgono funzioni (progetti, vicepreside eccetera) oggi pagate poco o niente. Tutto ciò in attesa di capire, anche alla luce della riforma dell’Irpef, cosa accadrà all’operazione taglia-cuneo già avviata dai precedenti governi. Si tratta degli incrementi fino a 100 euro netti al mese che molti lavoratori della scuola stanno percependo da luglio 2020.

I timori dei sindacati

Le organizzazioni sindacali osservano con il fiato sospeso. A più riprese, nei mesi scorsi, hanno chiesto che l’istruzione venga equiparata dal punto di vista retributivo alle Funzione centrali della Pa. Secondo i calcoli della Cisl scuola, la differenza tra i due comparti è di 3.775 euro lordi (312 mensili). Un gap ingiustificato, secondo il sindacato guidato da Maddalena Gissi, che andrebbe recuperato in due tornate contrattuali. Considerando che nella prima (2019/21) ci si fermerà intorno ai 100 euro e che per la seconda (2022/24) la legge di bilancio stanzia al momento 310 milioni (e 500 nel 2023) utili a pagare la sola vacanza contrattuale, Gissi la vede dura: «A condizioni date, se non vengono individuate nuove risorse per l’incremento della base salariale non riusciremo ad avere l’aumento sperato neanche in due tornate». Al Parlamento che dovrà esaminare la manovra 2022 l’ultima parola.

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