Personale

Stretta sui medici gettonisti negli ospedali e per gli infermieri c’è la libera professione

Sono alcune delle misure più d'impatto in arrivo oggi nel decreto bollette del Governo

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di Marzio Bartoloni

Una stretta sul ricorso ai medici gettonisti che per coprire un turno guadagnano anche quattro volte i colleghi che lavorano nella stessa corsia e sono dipendenti a tutti gli effetti. Più soldi subito in busta paga a chi lavora nelle trincee dei pronto soccorso dove non vuole più cimentarsi nessuno, a cominciare dai giovani camici bianchi che si stanno specializzando. E poi l’introduzione della libera professione per gli infermieri in modo così da poterli impiegare anche fuori orario nelle future strutture sul territorio previste dal Pnrr e cioè Case e Ospedali di comunità. Infine per provare ad arginare la piaga delle aggressioni ai sanitari - oltre 5mila violenze negli ultimi 3 anni - arriva la procedibilità d’ufficio (e non a querela di parte) a prescindere dalla gravità della lesione.

Ecco alcune delle misure più d’impatto in arrivo oggi nel decreto bollette messo a punto dal Governo a cui il ministro della Salute Orazio Schillaci ha voluto subito aggiungere un corposo capitolo sanitario per un finanziamento che dovrebbe aggirarsi sui 2 miliardi. Di questi fondi 1,1 miliardi saranno stanziati per garantire uno sconto del 50% alle imprese che producono dispositivi medici e che nelle settimane scorse si sono viste recapitare le lettere dalle Regioni per farsi rimborsare 2,2 miliardi di payback (metà dello sforamento del tetto di spesa sugli acquisti degli ospedali dal 2015 al 2018). I pagamenti dovrebbero slittare rispetto alla scadenza del 30 aprile con l’ipotesi di più rate, ma con la clausola anti-ricorsi: in pratica chi vuole lo sconto dovrà rinunciare a bussare ai Tar come hanno già fatto in molti.

Tornando alle misure sul personale sanitario l’intenzione del ministro Schillaci è quella di dare un chiaro segnale di inversione di tendenza contro la fuga di camici bianchi dagli ospedali pubblici: «Dobbiamo cercare di far sì che il Servizio sanitario nazionale sia sempre più attrattivo - ha ribadito ancora ieri -. Veniamo da 10 anni, tolto il Covid, di definanziamento continuativo del Ssn. Quello che viene quotidianamente descritto sui giornali è quello che è stato fatto prima dell’avvento di questo Governo. Io sono sicuro che questo Governo ha a cuore il Ssn e cercheremo di investire anche sul capitale umano».

Da qui l’anticipo già a maggio-giugno dei 200 milioni (non più dal 2024) stanziati dall’ultima manovra da riservare alle buste paga di chi lavora nei pronto soccorso. Mentre la stretta sui gettonisti si concretizzerà con un limite all’utilizzo e agli stanziamenti: per ricorrere ad esterni non si potrà ricorrere al “trucchetto” degli appalti di beni e servizi, ma bisognerà rivolgersi alle agenzie di lavoro interinale che dovranno far rispettare i contratti nazionali per quanto riguarda compensi, limiti d’età (si sono visti gettonisti pensionati) e requisiti sulle specializzazioni necessarie per lavorare in corsia. Viene eliminato anche il vincolo orario per gli infermieri che di fatto - come già sperimentato durante il Covid - ora potranno lavorare un certo numero di ore extra in altre strutture: dalle Rsa alle Case e agli ospedali di comunità. Un modo questo per rispondere alla gravissima carenza di infermieri sul territorio. Infine crescono le tariffe per il lavoro straordinario di medici e altro personale da dedicare al recupero delle liste d’attesa.

Mentre diventerà più facile accedere all’albo dei direttori generali che oggi si “apre” ai nuovi ingressi solo ogni due anni.

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