Urbanistica

Superbonus, architetti e ingegneri: chance per oltrepassare la crisi

Cappochin: «attingere alle risorse del Recovery Fund»; Armando Zambrano: «Servono impianti più efficienti»

di Adriano Lovera

Scuola e lavori pubblici, settore residenziale e miglioramento delle norme in fatto di appalti, come richiesto dalle professioni. Sono questi i pilastri da cui dovrebbe arrivare la ripresa per architetti e ingegneri, alla fine di un'estate 2020 ancora pienamente in fase "post-Covid", quindi con incarichi e fatturato ridotti al lumicino.Durante la pandemia le cifre parlavano chiaro: nonostante i professionisti non fossero obbligati alla chiusura, la riduzione dell'attività era stimata almeno nel 60% e i mesi appena trascorsi non erano quelli idonei per intravedere un'accelerazione. Il centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri ha previsto per il 2020 una possibile perdita di fatturato di 800 milioni per studi professionali e società di ingegneria e architettura. Se le previsioni saranno confermate sarebbe un effetto devastante su professioni che forse solo la vulgata comune associa alla ricchezza, dal momento che parliamo di figure con un reddito annuo medio di 27.897 euro, con valori superiori per gli ingegneri (34.128 euro).

Le aspettative autunnali
Ad ogni modo, le aspettative sono tutte per settembre e per l'ultimo trimestre dell'anno. Molte delle speranze sono riposte nell'ecobonus al 110 per cento. È determinante la classe energetica raggiunta dagli edifici sottoposti ai lavori. Molti tra ingegneri e architetti sono già abilitati alla redazione dell'Ape (Attestato prestazione energetica) a partire dai laureati magistrali o del vecchio ordinamento. Ma per chi non fosse in possesso dei requisiti, sarebbe un'ottima idea affrettarsi per iscriversi a un apposito corso di formazione organizzato dal proprio Ordine territoriale. E sul tema "ecobonus", c'è da registrare l'accordo siglato dalla Fondazione Inarcassa con Eni Gas e luce insieme a Harley&Dikkinson per corsi di formazione sul funzionamento della detrazione (compreso il sisma-bonus). I professionisti che aderiranno all'iniziativa potranno cedere alla società di energia i crediti d'imposta maturati, dal momento che la misura prevede la possibilità di anticipare lo sconto in fattura attraverso la cessione del credito fiscale.Sempre a livello di accordi istituzionali, che si spera abbiano presto effetti pratici sul lavoro quotidiano, entra nel vivo l'intesa siglata tra le Rete delle professioni tecniche e il ministero della Giustizia, che riguarda il monitoraggio dell'applicazione dell'equo compenso negli appalti. I consigli nazionali e territoriali degli Ordini coinvolti, tra cui architetti e ingegneri, dovrebbero segnalare al Garante eventuali bandi fuori norma.

Le chance nella sanità
Altra novità, anche se parzialmente di nicchia, riguarda gli ingegneri afferenti al settore medicale. In estate è stato finalmente approvato il regolamento sui requisiti richiesti per iscriversi al particolare Albo degli ingegneri biomedici e clinici, che ancora risaliva a una legge del 2018. È il primo passo per rafforzare l'importanza e la presenza di questa categoria di ingegneri, a maggior ragione in un momento in cui il Governo sembra intenzionato a investire sul tema della digitalizzazione della sanità. A questo proposito, è sorto un tavolo tecnico che mette insieme il Consiglio nazionale degli ingegneri e l'Agenzia Italia digitale, che dovrà stilare linee guida relative alla telemedicina e, in particolare, coinvolgere i professionisti nell'individuare quali device siano conformi alla gestione in sicurezza dei dati dei pazienti, nell'ottica dell'implementazione del fascicolo sanitario elettronico. Anche questo potrebbe essere un filone promettente per dare fiato alla categoria.

Le Stp
Per quanto riguarda l'organizzazione del lavoro, infine, resta sullo sfondo il tema dimensionale che andrebbe corretto. L'autonomia è un tassello qualificante della libera professione, ma se prendiamo ancora gli ingegneri, un sondaggio effettuato dal Consiglio nazionale durante la pandemia, su un campione di 8.500 iscritti, ha rilevato che quasi il 74% della platea opera in uno studio individuale, solo il 6% in studi condivisi e 5,5% di studi associati. E meno del 9% dispone di personale dipendente. Sia per reggere ai periodi di crisi, ma anche solo per la condivisione di costi e di competenze, la strada delle società tra professionisti dovrebbe essere maggiormente battuta, ma per ora non è decollata.

Giuseppe Cappochin (Cna): «Grazie al Recovery Fund si trovi il coraggio di ridisegnare il territorio»
«La situazione da cui ripartono i nostri studi è difficile. Iniziando a tirare le somme dell'emergenza Covid, possiamo stimare che il 20% sia a rischio chiusura, specialmente in assenza di sostegni adeguati». A Giuseppe Cappochin - presidente del Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori - non sono andate giù diverse misure varate dal Governo nei mesi scorsi, a partire dall'esclusione dei professionisti dai contributi a fondo perduto.Allo stesso tempo, però, mostra fiducia sulle possibilità di ripartenza. A patto che da Roma si mettano in campo idee e risorse utili per cambiare finalmente marcia. «Servirebbe una capacità di visione complessiva, più che il continuo susseguirsi di interventi. L'ecobonus, per esempio, è una boccata d'ossigeno e senz'altro trainerà un po' l'edilizia. Ma restiamo nella gestione dell'esistente, mentre ci vorrebbe il coraggio di ridisegnare tutto il nostro territorio, soprattutto in vista dei fondi in arrivo grazie al Recovery Fund. In alcune periferie degradate occorrerebbe buttare giù interi quartieri e rifarli, riportando ospedali e presidi sanitari e garantendo servizi, a partire dai trasporti. In questo gli architetti e i pianificatori avrebbero un ruolo di primo piano, però serve una cabina di regìa a livello centrale, non si può demandare la pianificazione a singole regioni o ai sindaci. E peggio ancora lasciare l'iniziativa ai privati, se vogliamo evitare il sorgere di palazzine in mezzo al nulla, in cui la gente attende anni per vedere arrivare un centro commerciale, una metropolitana o una scuola».Gli edifici per l'istruzione pubblica sono un altro volano molto atteso per la ripartenza. Degli 1,6 miliardi previsti dal decreto legge Rilancio, molti saranno spesi in edilizia. Ma gli architetti sperano ancora di poter correggere le modalità di gara. «I sindaci hanno poteri commissariali e gli incarichi possono essere affidati con la logica del massimo ribasso», nota il presidente. «Svilire le tariffe dei professionisti non serve a velocizzare le procedure, ma senz'altro abbassa la qualità del servizio offerto».

Armando Zambrano (Cni): «Risorse all'industria per puntare su impianti più moderni ed efficienti»
«In questi anni ci sembra di aver dato tanto e ricevuto poco. Dal 2011 in poi ci siamo adeguati all'obbligo di formazione continua, a quello della Rc professionale, ora vigiliamo affinché l'equo compenso non si trasformi in un boomerang. In cambio, siamo stati snobbati dai vari decreti che disponevano fondi anti-Covid. Comunque guardiamo avanti: ci sono elementi per sperare nella ripresa». Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, punta su edilizia, lavori pubblici e settore It. «Per noi ingegneri è vitale il settore dell'edilizia, che purtroppo dalla crisi del 2008 non si è mai ripreso del tutto. L'ecobonus e il sisma bonus possono dare una forte accelerata. E anzi, su questo stiamo sottoscrivendo accordi con gruppi finanziari grazie ai quali i professionisti potranno incassare subito i benefici fiscali, a fronte della cessione del credito permessa dalla normativa».Ma l'edilizia residenziale è solo un capitolo. «Accanto a questo, c'è l'aspetto importantissimo del settore industriale, da cui ci aspettiamo molto, ma che va sostenuto con risorse che vadano nel senso del risparmio energetico e dell'ammodernamento degli impianti. E si aprono tante porte anche per gli ingegneri esperti di reti informatiche, specialmente adesso che l'emergenza Covid ha imposto una diffusione su larga scala dello smart working».Intanto, il Consiglio nazionale prende atto con soddisfazione dei numeri che confermano la forza crescente dell'ingegneria come scelta del percorso di studi: 50mila laureati l'anno (il dato è del 2018), +7% su base annua, con una componente femminile arrivata al 28,4% del totale, ma che per alcune classi come ingegneria biomedica e ingegneria edile-architettura supera la quota maschile. «La richiesta di formazione ingegneristica resta alta, anche se bisognerebbe correggere alcuni trend, come quello ancora evidente della migrazione da Sud a Nord di molti ingegneri, in cerca di maggiori possibilità di impiego».

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