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Superbonus sotto le attese: i costruttori tagliano le stime e chiedono la proroga

Buia (Ance) in audizione sul Recovery plan: bene la riscrittura, con il piano attuale spenderemmo solo il 48% dei fondi

di Mauro Salerno

L'eccesso di burocrazia tarpa le ali al Superbonus 110 per cento. Ora lo ammettono anche i costruttori dell'Ance, che al momento del lancio dell'iniziativa avevano scommesso su una stima di investimenti aggiuntivi per sei miliardi nelle costruzioni con un impatto sul Pil di 21 miliardi nel 2021, tutti indotti d al nuovo maxi-incentivo introdotto dal decreto Rilancio (Dl 34/2020) nel maggio scorso. Ora, dopo la pubblicazione dei primi dati sull'utilizzo del superbonus, arriva una prima correzione di rotta. Con l'ammissione che difficilmente quella stima della prima ora potrà essere confermata a causa della giungla di adempimenti da superare prima di poter conquistare il traguardo della «riqualificazione a costo zero» di case e condomini promessa dalla politica prima ancora che dal Fisco.

Giustamente i costruttori rimangono ancora convinti che il superbonus 110% sia «uno strumento strategico per lo sviluppo e per l'attuazione di un programma concreto di riqualificazione del patrimonio edilizio italiano». Ma, nel corso dell'audizione tenuta ieri al Senato sul Recovery plan, il presidente dell'Ance Gabriele Buia non ha potuto fare a meno di notare che continuando ai ritmi attuali i risultati saranno largamente inferiori alle attese.

I dati dicono che al 22 febbraio erano circa 500 milioni gli interventi realizzati per circa 4.400 cantieri aperti. Un dato in crescita soprattutto negli ultimi mesi. Ma non abbastanza. «Mantenendo l'attuale trend - ha spiegato Buia - si stima un ammontare annuo di investimenti inferiore ai 6 miliardi inizialmente previsti. Le iniziative sono infatti rallentate, e rischiano poi di essere bloccate, dall'incertezza sulla durata dei benefici e da alcune lungaggini burocratiche». Per Buia «è quindi necessario decidere oggi la proroga del Superbonus, nell'attuale impostazione (art. 119 e 121 del Decreto Rilancio e successive integrazioni), quantomeno fino a fine 2023, nell'ambito del Recovery plan».

Nel corso dell'audizione Buia ha evidenziato l'apprezzamento dei costruttori rispetto alla scelta del nuovo governo di riscrivere il Pnrr. «Con il piano attuale - ha infatti precisato il presidente Gabriele Buia - nel 2026 arriveremmo a spendere soltanto il 48% delle risorse stanziate per le costruzioni». Per questo Buia ha sottolineato come urgente la «riforma della Pubblica amministrazione che come già affermato dal Premier Draghi, dal Ministro Franco e dal Ministro Brunetta è al centro della nuova azione di Governo».

Buia ha anche rinnovato la richiesta di semplificare il quadro normativo, ma riguardo alle autorizzazioni che precdeono la messa a terra dei progetti , non con riferimento alle gare per l'assegnazione dei contratti, su cui ha agito con deroghe pesanti il decreto Semplificazioni (Dl 76/2020). «Nell'immediatezza - spiega Buia -, stanti le forti deroghe in essere fino al 31 dicembre 2021, non servono ulteriori "semplificazioni" per le procedure di gara. Occorre infatti evitare quell'instabilità regolatoria che, com'è noto, scoraggia e rallenta gli investimenti. Viceversa, occorre anzitutto dare attuazione alle nuove disposizioni introdotte». Sul punto Buia ha ricordato che «con l'articolo 8 del Decreto semplificazioni, il legislatore si è preoccupato di scongiurare il rischio di un "congelamento" delle procedure in corso, imponendo alle amministrazioni una tempistica rigorosa entro cui pervenire agli affidamenti e all'avvio dei lavori. Tuttavia, sta emergendo una generalizzata disapplicazione di tali disposizioni, con l'effetto di una perdurante indeterminatezza delle gare in corso o dei contratti da avviare».

Questo non significa che non serva uin intervento normativo. Anzi. Per i costruttori è un fatto che «il codice appalti del 2016 non esiete più ed è necessario prevedere un nuova legge sui contratti pubblici, più snella e maggiormente equilibrata dell'attuale codice contenente le regole e i principi comuni per lavori, servizi e forniture, e un nuovo Regolamento attuativo, espressamente dedicato ai lavori pubblici, distinto da servizi e forniture, in cui recepire anche talune norme comunitarie».

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