Regioni

Supercommissario e cabina di regia governo-Regioni-Enti per la lotta alla siccità

In arrivo semplificazioni e deroghe con decreto legge. Sul piatto 7,6 miliardi. Tensione FdI-Lega sul coordinamento

di Manuela Perrone

Un compromesso in tre mosse per affrontare l'emergenza siccità: una cabina di regia tra tutti i ministeri interessati per definire un piano idrico straordinario nazionale d'intesa con Regioni ed enti territoriali, un commissario straordinario «con poteri esecutivi» che garantisca l'attuazione di quanto programmato dalla cabina di regia e un'iniezione di semplificazioni e deroghe, via decreto legge, per accelerare i lavori essenziali. Con 7,6 miliardi come «fabbisogno stimato», come precisano da Palazzo Chigi, pari - ha riferito al Question Time alla Camera il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida - ai fondi non spesi in pancia ai ministeri, tra Pnrr e fondi Ue. E una rivalità tra Fdi e Lega per il coordinamento degli interventi.

Il tavolo idrico che si è riunito per la prima volta ieri in tarda mattinata presieduto dalla premier Giorgia Meloni ha provato a disegnare la direzione di marcia del governo per risolvere la crisi che sta mettendo a dura prova la filiera agroalimentare (sono 300mila le imprese in sofferenza, secondo Coldiretti) e sta impattando non solo sull'industria e sull'approvvigionamento dei cittadini, ma anche sull'erogazione di energia, «che per il 20% è idroelettrica», come aveva ricordato nella sua informativa in Cdm il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci. Alla riunione, oltre a Meloni, ben sei ministri – gli stessi Lollobrigida e Musumeci, il vicepremier Matteo Salvini (Infrastrutture), Raffaele Fitto (Affari europei), Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente e Sicurezza energetica), Roberto Calderoli (Affari regionali) –, la viceministra dell'Ambiente Vannia Gava, i sottosegretari alla presidenza Alfredo Mantovano e Alessandro Morelli.

A testimonianza delle tante diverse sensibilità in gioco, anche politiche. Con la Lega decisa a non lasciare a Fdi il timone degli interventi, fondamentali per il Centro-Nord a secco. Prova ne sia il commento di fonti delle Infrastrutture: «Il Mit guidato da Matteo Salvini è pronto a dare un contributo significativo per la gestione del dossier, anche con l'assunzione di responsabilità dirette e in pieno coordinamento con tutti gli altri protagonisti che erano a Palazzo Chigi». Tradotto: Salvini si candida a presiedere la cabina di regia.Per il momento, però, Meloni sarebbe intenzionata a mantenerne le redini. A rafforzare il plotone dei fedelissimi della premier si unirà anche la ministra del Turismo Daniela Santanchè, come anticipato da Lollobrigida a Montecitorio. A lui è stato affidato il compito di riassumere gli esiti del tavolo e indicare le risorse: «Quasi 8 miliardi che sono lì da qualche anno con l'impossibilità di essere spesi per eccesso di burocrazia e di normative che entrano in conflitto l'una con l'altra impedendo la realizzazione di invasi e la possibilità di pulire le dighe».

Come aveva riferito Musumeci, la fetta più grande della torta arriva dal Pnrr (4 miliardi, di cui solo 300 milioni impegnati finora), altri 1,2 miliardi sono quelli della programmazione europea 2014-2020, di cui appena 200 utilizzati. Lollobrigida ha citato gli 880 milioni del Pnrr per l'efficienza dei sistemi irrigui, con 97 progetti (le gare saranno aggiudicate entro fine anno) e il fondo da 225 milioni per l'innovazione tecnologica in agricoltura, anche per studiare piani di risparmio idrico e colture «meno idroesigenti».Per rafforzare la debolissima capacità di spesa, partire con le opere urgenti («la percentuale di perdita d'acqua delle reti è del 40%, con punte del 50% al Sud») e vagliare i razionamenti la ricetta ricalca quella pensata a luglio dal governo Draghi, alla vigilia della caduta: supercommissario e semplificazioni. La cabina di regia è la novità di mediazione, già contesa. Plaude l'Anbi, che metterà subito a disposizione il «piano laghetti» proposto con Coldiretti e sollecita «azioni urgenti». I tempi per il Dl non sono fissati. Ma Meloni ha incalzato: «Fate presto».

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