Tassa di soggiorno a 10 euro: chance per cinque Comuni
L’emendamento approvato prevede requisiti molto stringenti
Più turisti, 20 volte superiori ai residenti, e più fondi dal turismo. L’emendamento alla manovra proposto dal Pd, approvato alla Camera per concedere ai comuni la possibilità di aumentare la tassa di soggiornio ha portato a una levata di scudi degli albergatori e al plauso delle amministrazioni delle grandi città. Tuttavia, a una lettura attenta emerge che ne potranno beneficare «solo cinque Comuni» , precisa il primo cittadino di Novara, Alessandro Canelli, delegato Anci alla Finanza locale. «Il provvedimento, stando ai requisiti previsti, autorizza l'incremento solo a Rimini, Venezia, Verbania, Firenze e Pisa. Bene, ma Anci chiede che anche Comuni di più piccole dimensioni con un enorme flusso turistico, pensiamo a quelli sulla costa in estate, possano analogamente intervenire».
È il comma 787 dell'articolo 1 della legge di Bilancio 2023 a prevedere la novità. All'articolo 4 del Dlgs 23/2011, il comma 1-bis è sostituito dal seguente: « 1-bis. Nei comuni capoluogo di provincia che, in base all'ultima rilevazione resa disponibile da parte delle amministrazioni pubbliche competenti per la raccolta e l'elaborazione di dati statistici, abbiano avuto presenze turistiche venti volte superiori al numero di residenti, l'imposta può essere applicata fino all'importo massimo di cui all'articolo 14, comma 16, lettera e), del Dl 78/2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 122/2010», ovvero 10 euro.
«I predetti comuni - stabilisce il Ddl - devono fare riferimento ai dati pubblicati dall'Istat riguardanti le presenze turistiche medie registrate nel triennio precedente all'anno in cui viene deliberato l'aumento dell'imposta. Per il triennio 2023-2025 si considera la media delle presenze turistiche del triennio 2017-2019 ».
Una facoltà limitata alle città capoluogo, destinata ad impattare sulle sole città con i requisiti previsti, le cinque indicate da Anci, esclusa Roma Capitale che ha un tributo speciale con un massimo doppio rispetto agli altri Comuni.
Il possibile aumento della tassa non è piaciuto, come detto, a Federalberghi. Per il presidente Bernabò Bocca «andrebbe sostituita con in un’imposta di scopo, utilizzando i fondi per riqualificare le strutture alberghiere». In una nota Confindustria Alberghi conferma che «il possibile aumento pesa su un equilibrio ancora difficile per il settore, stretto tra aumenti spaventosi dei costi, primo tra tutti quello dell'energia, e crescita del costo dei mutui accesi per resistere alla crisi Covid».
Secondo il dato più recente sull'imposta che si ricava dal Siope, il Sistema informativo sulle operazioni di enti pubblici, nel 2020, il numero di enti locali che ha incassato, in via ordinaria, somme a titolo di imposta di soggiorno è di 1.041. «Di questi Comuni però solo 15 godono di introiti significativi derivanti dall'imposta», ha chiarito il sindaco Canelli.