Imprese

Top 150 costruzioni, si delinea una «diarchia» Webuild e Fincantieri Infrastructure

La classifica delle principali imprese italiane. L'ex Salini Impregilo in vetta, ultimo anno per Astaldi

di Aldo Norsa

La sorpresa, targata 2020, al vertice delle imprese di costruzioni è che l'Italia si prepara ad avere non uno ma due "campioni nazionali". Infatti il primato di Webuild, nuovo nome di Salini Impregilo, comincia a essere insidiato da un altro big, Fincantieri Infrastructure, costituito nel marzo 2017, diversificazione nelle costruzioni del gruppo quotato (come peraltro il primo) Fincantieri. E non a caso i due campioni si sono segnalati all'opinione pubblica per la congiunta ricostruzione in tempi record (ma senza concorrenza) del Ponte Genova San Giorgio. Entrambe realtà imprenditoriali non davvero private (come le altre imprese in classifica), Webuild perché ricapitalizzata con un intervento di garanzia della Cdp e delle maggiori banche e Fincantieri perché, nella tradizione delle partecipazioni statali ha Cdp come socio di maggioranza.

Se questa diarchia non si dimostra nei numeri (già vecchi) dei bilanci 2019 lo è in fieri perché Webuild non sembra destinata a diventare polo aggregatore di altre imprese nazionali dopo il recente acquisto dalla gestione commissariale di Astaldi (e ha due limiti: la polarizzazione nelle sola realizzazione di infrastrutture e un'eccessiva proiezione all'estero) mentre Fincantieri Infrastructure è lanciata a occupare molti mercati soprattutto in patria: dopo la costruzione metallica (avendo rilevato Cordioli e Omba), i lavori portuali (avendo acquistato il relativo ramo aziendale di Condotte), l'edilizia sanitaria (e di servizi in generale) sia nella componente costruzione che gestione, con l'acquisto di Inso (e Sof) da Condotte che potrebbe culminare con il diventare impresa generale a tutto tondo.

Dopo l'incarico per la progettazione e ammodernamento dello stadio di Bologna, guarda a quel che resta (il core business) di Condotte ed è in corsa per i contratti di manutenzione del "Mose" di Venezia. Che le ambizioni di Fincantieri non si fermino qui è materia di indiscrezioni che vedrebbero una sorta di rinascita dell'Italstat in un polo che, auspice Cdp, avrebbe l'altro punto di forza in Autostrade per l'Italia (che per l'ingegneria privilegia il rapporto con Proger, in programmata espansione per "crescita esterna"), con la quale la controllata Fincantieri NexTech ha un contratto di monitoraggio delle opere.

Se questo è lo scenario futuribile per rinforzare un "sistema Italia" che ha già perso troppi pezzi e vuol presentarsi pronto a una nuova stagione di investimenti pubblici spinta dal recovery fund, la classifica delle maggiori imprese di costruzioni (redatta dalla società Guamari, riferita al 2019 e consultabile dal 7 dicembre nel sito www.guamari.it) indica chi ha potuto meglio affrontare l'annus horribilis 2020. È guidata da Webuild, che però è solo 15° in Europa (e 18° nella classifica dei Top 250 International Contractors della rivista statunitense Enr), Segue, per l'ultimo anno, Astaldi, poi Pizzarotti, 47° nella classifica europea, delusa dall'avventura di Pizzarotti Usa. Quarta è Itinera, impresa del gruppo Astm/Gavio, che con a una crescita del fatturato del 55,7% (la maggiore nella top 10) sfiora il miliardo, grazie a una sempre maggior propensione internazionale (per quasi due terzi dopo esser stata zero fino a tre anni fa, quando entrò nel capitale della statunitense Halmar. La top 5 è chiusa dalla prima impresa specialistica, Bonatti, leader nella posa di pipeline partecipata dal gruppo Igefi (Di Vincenzo).

I numeri delle top 150
La classifica, quest'anno ampliata alle prime 150 imprese di costruzioni, pur scontando l'assenza di Todini Costruzioni Generali (ceduta nel 2016 da Salini Impregilo al gruppo kazako Prime System Kz) e di imprese interessate da procedure concorsuali quali Clea, Cmc, Grandi Lavori Fincosit, Ing. E. Mantovani, Pessina Costruzioni, Sicrea che non hanno ancora depositato il bilancio 2019, dà un quadro generale della consistenza e della salute di un'offerta di costruzioni italiana che dieci mesi ha improvvisamente affrontato la sfida dell'annus horribilis 2020.

Tenendo conto inoltre che i dati di insieme non includono Condotte e Inso, per le quali non sono disponibili i bilanci 2018, nel 2019 il campione somma un giro d'affari di 23,1 miliardi (più 6%), con una riduzione della quota internazionale (realizzata da 53 imprese) dal 49,8 al 44,5 per cento. E tenendo conto che i dati reddituali sono stati ripuliti dai numeri di Astaldi che, con i suoi indici fortemente negativi nel 2018, avrebbe reso il confronto con il 2019 molto migliore, ebitda ed ebit delle altre 147 imprese risultano ridotti del 4 e del 2,7%, ma in compenso l'utile netto sale del 19,9% (nonostante 14 imprese chiudano il bilancio 2019 in perdita). A livello finanziario, l'indebitamento risulta sì ridotto del 7,7%, ma è ancora superiore al patrimonio netto, nonostante un aumento di quest'ultimo del 13,1 per cento. Le 143 imprese che forniscono il dato occupano quasi 75mila addetti, 2% meno che nel 2018.

Le migliori prestazioni
Delle 150 diverse sono le imprese (in genere purtroppo non tra le maggiori) che nel 2019 si sono messe in mostra per ottimi risultati e dovrebbero avere la solidità necessaria per affrontare il 2020 e la sua crisi epocale. In primis, ci sono realtà che nel 2019 hanno mostrato una crescita del giro d'affari fuori dal comune, a partire da due newco come la citata Fincantieri Infrastructure e Fincosit: la prima, che nel suo terzo anno di vita cresce già di oltre 15 volte (rispetto a un 2018 limitato a 7,4 milioni), la seconda che provenendo da una "costola" di Glf in concomitanza con la sua richiesta di concordato (2018) quasi triplica le dimensioni. Il terzo posto spetta a Grassi e Crespi, impresa specializzata nell'edilizia privata che compie un balzo del 139,6 per cento. Seguita dalla rinata Matarrese (più 107,8%) e da un'altra leader nel privato, Impresa Percassi (più 105,8%), che promette ancor meglio avendo messo a segno quest'anno - caso unico di "crescita esterna" - la fusione con Mangiavacchi Pedercini nell'ambito del gruppo Costim.

Il "premio" per l'impresa più internazionalizzata (100%) va a Bentini Construction, newco specializzata nell'oil & gas nata nel 2013 da un ramo d'azienda di Bentini (fallita in quell'anno), attiva esclusivamente all'estero (in particolare in Algeria). Gli altri due gradini del podio sono occupati da altre due specialistiche, in pipeline: Sicim (98,9%) e Bonatti (95,8%). A livello reddituale, i migliori ebitda margin ed ebit margin (rapportando quindi i margini operativi lordi e netti al fatturato) sono quelli di Giambelli, Cds Costruzioni e Micos: le prime due attive nell'edilizia privata, la prima lavorando molto in proprio e con un occhio di riguardo all'attività immobiliare, la seconda specializzata nel retail real estate, la terza specializzata invece nelle infrastrutture ferroviarie.

Tutte e tre sono però superate da Fondamenta, che chiude la classifica, società attiva nelle opere del sottosuolo, quando si parla di net margin (utile netto su fatturato). Dal punto di vista finanziario, ben 45 imprese possono vantare una posizione finanziaria netta attiva, ma la migliore in valore assoluto spetta a Sa-Fer, storicamente legata al marchio della grande distribuzione Esselunga, seguita dalla citata Sicim e da Salcef, specializzata nell'armamento ferroviario, da un anno quotata nel segmento Aim di Borsa Italiana, entrata nel mercato statunitense avendo acquistato in settembre Delta Railroad Construction.

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