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Top 200 costruzioni: fatturato e utili dei big dell'edilizia tengono anche nella pandemia

CLASSIFICHE. I dati di bilancio delle prime 200 imprese. Ricavi totali a quota 23,9 miliardi (-2%), 26 imprese in rosso (per 300 milioni complessivi)

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di Aldo Norsa e Stefano Vecchiarino

Per concludere l'esame delle classifiche 2021 dei principali operatori dell'offerta nel mercato dell'ambiente costruito, dopo aver analizzato le maggiori società di architettura e di ingegneria, in questo articolo commentiamo i dati, i posizionamenti e le prospettive delle maggiori 200 imprese di costruzioni (generali e specialistiche). L'annus horribilis 2020 (ma il 2021 si sta chiudendo all'insegna di una rinnovata emergenza sanitaria) è stato segnato da temporanee chiusure dei cantieri (in Italia e all'estero) con danni non sufficientemente compensati dai "ristori" pubblici. Nell'improvvisa difficoltà di ogni programmazione che non fosse sanitaria l'anno scorso è mancata quell'accelerazione degli investimenti pubblici che invece colora di "rosa" la congiuntura del 2021-22. Ha anche latitato l'apporto dei capitali privati, oggi invece spinti da una fiducia nel "sistema Paese" che abbiamo verificato in un recente incontro-dibattito ospitato a Milano da Assimpredil Ance. Eppure, malgrado le gravi difficoltà del contesto operativo, il vertice dell'imprenditoria italiana ha "retto" decisamente meglio di quanto fosse logico temere.

I numeri di insieme
La promettente "tenuta" del sistema imprenditoriale è evidenziata nel Report 2021 on the Italian Architecture, Engineering and Construction Industry (176 pagine) edito dalla società di ricerca Guamari e scaricabile dal 15 dicembre dal sito www.guamari.it . Nel 2020 le 200 maggiori imprese di costruzioni (generali e specialistiche) fatturano 23,9 miliardi (meno 2%, non tenendo conto di Impresa Percassi il cui primo bilancio consolidato non è confrontabile con il civilistico del 2019) con una quota internazionale del 40,2% (era del 43,9%). Anche nel caso delle costruzioni il "nanismo" italiano non demorde, sebbene la distanza dai leader mondiali sia molto minore rispetto a quanto denunciato per l'architettura e per l'ingegneria. Senza chiamare in causa i colossi cinesi (che appartengono a un "altro mondo") il primo gruppo a livello mondiale, nelle classifiche della rivista statunitense Enr, il francese Vinci, fattura 8,6 volte più del nostro campione nazionale Webuild, ex-Salini-Impregilo (che ancora nel 2020 non incorpora i dati di Astaldi), e quasi il doppio dei ricavi delle nostre 200 maggiori imprese.

Dal punto di vista economico 196 società (senza contare, oltre a Impresa Percassi, Astaldi, Cmc e Trevi che, essendo interessate da procedure concorsuali, presentano risultati che influirebbero pesantemente sul quadro d'insieme) mostrano ebitda ed ebit in crescita (rispettivamente dell'11,1 e del 5,8%) e utili netti in linea con il 2019 (meno 1,2%) con solamente 26 imprese "in rosso" (con perdite che però assommano oltre 300 milioni). Tra queste si segnala per un risultato d'esercizio particolarmente negativo Pizzarotti, che però ha appena annunciato un piano di riequilibrio economico-finanziario approvato dal sistema bancario.

Quanto all'indebitamento netto (delle 196) esso risulta alleggerito del 13,5% ed è ben coperto da un patrimonio netto incrementato di un sostanzioso 21%. Inoltre, malgrado le penalizzanti chiusure di cantieri, le imprese in classifica non riducono la loro capacità produttiva dal momento che (limitatamente alle 170 di cui è disponibile il dato) sommano 88 mila dipendenti, solo 0,3% meno di quanto dichiarato nel 2019.

Le imprese al top
La classifica per cifra d'affari 2020 è come di consueto guidata "alla grande" da Webuild seguita da Astaldi, che per l'ultimo anno appare autonoma poiché dall'attuale esercizio sarà consolidata dalla prima dopo averle ceduto il 65% del capitale nel novembre 2020. Chiude il podio Itinera (gruppo Astm/Gavio) che scavalca Pizzarotti, quinta si conferma la prima impresa specialistica Bonatti (pipelines). Altre società si segnalano per indici e performance degne di nota, a partire da quelle che aumentano maggiormente i ricavi. Spiccano ovviamente alcune piccole che hanno un vero e proprio boom: M&D, che cresce di quasi sei volte e mezzo, Costruzioni Meta, di oltre cinque volte, Zaffiro Costruzioni, nata nel 2018, che triplica le dimensioni, … Mentre tra le imprese medio-grandi si segnalano Gksd Edile, entrata nell'orbita del gruppo ospedaliero San Donato (più 91,2%) ed Engineering 2K (più 80%), specializzata in edilizia logistica.

Campioni di export si confermano Todini Costruzioni Generali, che da quando (2016) è stata venduta da Salini Impregilo al gruppo kazako Prime System Kz lavora esclusivamente in quell'area geografica, le tre specialistiche Sicim (pipelines) (99,2%), Bonatti (98%) e Trevi (fondazioni) (90,1%), nonché l'impresa generale Tirrena Scavi (93,5%). A livello reddituale i migliori ebitda margin (margine operativo lordo su fatturato) sono vantati da due imprese che affiancano alle costruzioni un'importante attività immobiliare come Giambelli (47,3%) e Guffanti A. (35,8%), oltre che le generali Romana Costruzioni (45,4%) e M&D (35,2%) e l'impresa specializzata in armamento ferroviario Ferone Pietro e C. (39,6%). Queste ultime tre mostrano anche gli ebit margin (margine operativo netto su fatturato) e i net margin (utile netto su fatturato) migliori seguite in entrambi i casi da due imprese specializzate in lavori ferroviari: Maceg e Micos.

Delle 78 imprese che dichiarano una posizione finanziaria netta attiva, le più performanti sono: Sa-Fer (125,6 milioni), Gcf - Generale Costruzioni Ferroviarie, in classifica con i dati consolidati del gruppo Rossi (60,5 milioni), Engineering 2K (54,3 milioni), Sicim (40,6 milioni) e Cogeis (40,4 milioni). Infine va segnalato quali sono le imprese che maggiormente arricchiscono l'organico (tra le 170 per cui questo confronto è possibile) pur in un contesto di forte incertezza come il 2020: Cosedil e Salp, i cui dipendenti più che raddoppiano, seguite da Gse Italia, filiale specializzata in edilizia logistica dell'omonimo gruppo francese, a sua volta parte del colosso tedesco Goldbeck (più 72,7%), Cobar - Costruzioni Barozzi (più 65%) ed Edil San Felice (39,8%).

Cosa ci attende
Il boom di investimenti (soprattutto pubblici, ma anche privati) atteso dall'attivazione del Pnrr permetterà alle maggiori imprese italiane finalmente di raggiungere livelli competitivi, quantomeno con le concorrenti europee? E queste cominceranno a far pesare la loro importanza in un mercato potenzialmente attraente come il nostro, dopo che negli anni molte hanno guardato all'Italia ma solo l'austriaca Strabag e la spagnola Sacyr (tramite il consorzio stabile Sis) vi si sono radicate? Inoltre, il mercato nazionale permetterà ad almeno altri due competitori di avvicinarsi alle dimensioni di Webuild ovviando allo squilibrio che si sta manifestando e non ha paragoni negli altri grandi Paesi?

Nell'attesa di importanti "crescite interne" non si può non registrare un proliferare di consorzi stabili, oltre al già citato Sis e allo storico, cooperativo, Consorzio Integra (già Ccc) che annovera tra i 139 soci, altri consorzi stabili come Arco Lavori, ecco i tre principali, privati: ReseArch, Valori e Medil, che contano 120 soci i primi due e 90 il terzo, tutte imprese medio-piccole. Con maggiori ambizioni sembra porsi Eterìa, consorzio stabile creato in giugno da Itinera e Vianini Lavori (gruppo Caltagirone) che successivamente ha accolto l'impresa specialistica Icop.Queste "alleanze / scorciatoie" rispetto alle operazioni di fusioni e acquisizioni (m&a) che hanno reso grandi i competitor stranieri non possono non suscitare perplessità a fronte delle grandi sfide contenute nelle molteplici opportunità di finanziamenti del Pnrr.

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