Personale

Turn over addio in Città metropolitane e Province

Ok in Stato-Città alle regole che misurano le assunzioni sul livello di entrate di ogni ente

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di Gianni Trovati

Dall’anno prossimo anche Città metropolitane e Province potranno dire addio al vecchio turn over. Le loro assunzioni, come nei Comuni, saranno parametrate alla condizione dei bilanci: dove la spesa di personale oggi è più leggera in rapporto alle entrate iscritte a bilancio ci potranno essere più nuovi ingressi, mentre dove i conti sono critici sarà imposta una dieta.

Il decreto che attua il cambio di regole, applicando la riforma scritta nel 2019, ha ottenuto ieri l’intesa in conferenza Stato-Città. «Abbiamo rispettato gli impegni con gli enti locali», commenta il ministro per la Pa Renato Brunetta riferendosi anche alle 15mila assunzioni a tempo nell’emendamento al Dl Pnrr approvato alla Camera. La mossa completa l’allineamento delle regole di personale di Città metropolitane e Province a quelle dei Comuni, chiudendo il lungo congelamento avviato nel 2014.

Per riavviare le assunzioni, indispensabili per far sopravvivere questi enti oltre che per provare ad attuare il Pnrr, le amministrazioni vengono divise in fasce demografiche (5 per le Province, 3 per le Città), a cui viene applicato un tetto nel rapporto fra spese di personale ed entrate correnti, decrescente al crescere del numero di abitanti. Nel 2022-24 Città e Province potranno aumentare del 22, 24 e 25% la spesa di personale registrata nel 2019, senza sforare i nuovi parametri. Chi è già sopra soglia dovrà invece rientrare in tre anni, per non incappare nel turn over strettissimo al 30% dal 2025. Sempre ieri, la Stato-Città ha dato il via al primo salva-Comuni (Sole 24 Ore di martedì) e ai 150 milioni di aiuti agli enti locali siciliani.

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