Amministratori

Voto nei Comuni, i sindaci chiedono l’addio al limite dei due mandati

Si torna sulla riforma dell’abuso d’ufficio «in modo che il sindaco scelto dai cittadini possa governare serenamente»

di Gianni Trovati

Nell’Italia caratterizzata da leggi elettorali fugaci e spesso sfortunate, c’è un sistema che funziona così bene da poter celebrare il 30esimo compleanno nella Sala della Regina alla Camera. È accaduto ieri alla legge 81 del 1993, quella sull’elezione diretta dei sindaci che come ha ricordato il presidente della Camera Lorenzo Fontana «ha contribuito ad avvicinare i cittadini alle istituzioni» e ha regalato ai Comuni una «stabilità e governabilità» sconosciute alla politica nazionale. I protagonisti di quella «stagione dei sindaci», da Francesco Rutelli a Enzo Bianco, hanno sottolineato l’effetto anticipatore di quella riforma, primo passo dell’Italia bipolare nata mentre le inchieste di Tangentopoli demolivano la prima Repubblica.

Ma oggi anche la legge dei sindaci torna sotto esame. Antonio Decaro, presidente dell’Anci, chiede di rafforzarla, con l’abolizione del limite del secondo mandato, e Bianco torna sulla riforma dell’abuso d’ufficio «in modo che il sindaco scelto dai cittadini possa governare serenamente». In Parlamento invece la battaglia è per abbassare il quorum necessario a evitare il ballottaggio dal 50 al 40%, soglia giudicata più rassicurante da un centrodestra unito che però soffre di più al secondo turno. Mentre una riforma più complessiva degli ordinamenti locali resta per ora sullo sfondo.

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