Imprese

L'Ance scrive a Meloni: proroga degli extracosti o il Pnrr si ferma

La presidente Brancaccio si rivolge anche a Fitto, Giorgetti e Salvini: confermare nel 2023 le compensazioni e inserire la revisione prezzi nel Dl aiuti o in manovra. Le imprese aspettano 5 miliardi

di Giorgio Santilli

La presidente dell'Ance, Federica Brancaccio, ha scritto nei giorni scorsi alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e ad alcuni ministri - fra cui Matteo Salvini (Infrastrutture), Raffaele Fitto (Affari Ue e Pnrr) e Giancarlo Giorgetti (Economia) - per chiedere subito una proroga per tutto il 2023 delle misure adottate nel 2022 a compensazione degli extracosti. Senza quella proroga, il settore sarà paralizzato. Scrive Brancaccio al governo: «L'aggiornamento straordinario dei prezzi per il 2022 di cui al Dl Aiuti - misura fondamentale, sia pure con qualche criticità applicativa, per non scaricare sulle imprese tutti gli aumenti dei costi di costruzione occorsi in tale annualità - è ormai prossimo alla scadenza. Ora - continua la presidente Ance - è inimmaginabile che, in un contesto di prezzi ancora fuori controllo, con aumenti medi del 40% del costo delle opere rispetto ad un anno fa, dal primo gennaio 2023 si ritornino ad applicare i vecchi prezzari. È pertanto necessaria anzitutto una proroga di tale misura a tutto il 2023, pena la messa a rischio dell'intera produzione in opere pubbliche per tale annualità, stimata in circa 40 miliardi di euro».

Non solo. Brancaccio lamenta che i riconoscimenti per i maggiori costi dovuti in seguito alle misure introdotte per il 2021 e 2022 procedano con grande ritardo. Secondo le stime Ance, ancora oggi le imprese aspettano l'erogazione di almeno 5 miliardi di euro, che le stesse hanno dovuto anticipare di tasca loro per evitare il blocco dei lavori. Per le nostre imprese - scrive Brancaccio - la situazione è ormai «del tutto insostenibile».Ma il pericolo della paralisi totale non riguarda soltanto le imprese, che in tanti casi rischiano il fallimento. A rischiare è il Paese con il pericolo di blocco del Pnrr. Suscitano preoccupazione, infatti, oltre alle opere in corso, anche i meccanismi che dovrebbero agevolare e facilitare i nuovi affidamenti. Tra oggi e marzo 2023 si conoscerà il destino del Pnrr: se gare e aggiudicazioni non saranno andati in porto il rischio di rallentamenti prima e di blocco poi si farà molto alto. Ebbene, dice l'Ance, i tempi di allocazione degli 8,8 miliardi destinati dai decreti aiuti e aiuti bis proprio all'aggiornamento del quadro economico delle opere da mettere in gara sono ancora troppo lunghi. E anche complessi rispetto all'obiettivo prioritario per tutti di non creare ritardi rispetto al cronoprogramma delle opere indifferibili del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Le gare previste vanno bandite subito per evitare ritardi. Il 2023 è l'anno decisivo per il decollo dei nuovi cantieri del Pnrr.

Nella sua lettera, Brancaccio chiede un intervento del governo anche su un altro aspetto, strettamente connesso e altrettanto importante per i costruttori: un meccanismo di revisione prezzi effettivo, strutturale e ordinario che preveda interventi rapidi e automatici di compensazione dei sovracosti maturati durante i lavori. In questa direzione dovrebbe andare il nuovo codice degli appalti, dando piena attuazione alla legge delega che su questo punto non lascia dubbi. Mentre viene chiamato impropriamente «revisione prezzi» anche il meccanismo di compensazione previsto dai decreti aiuti che però si è rivelato, all'applicazione, lento e macchinoso come già successo in passato.Ma la presidente Ance non ritiene sufficiente l'intervento nel nuovo codice perché potrebbe arrivare troppo tardi, a blocco dei cantieri già verificatosi. E chiede che per far fronte all'emergenza attuale un meccanismo di revisione prezzi di questo tipo - che funzioni sia in aumento che in diminuzione e con il fine di salvaguardare l'equilibrio contrattuale originale - sia introdotto già nella prossima legge di bilancio e nel prossimo decreto legge. Una scelta - dice Brancaccio - non è più rinviabile.

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