Appalti

Concorrenza, Busia (Anac): troppi affidamenti diretti per il Pnrr e sull'in house serve la motivazione economica

Il presidente dell'Anticorruzione sulla legge in discussione in Parlamento: giusto semplificare e andare veloci, ma senza penalizzare la trasparenza

di Mau.S.

L'eccessivo ricorso agli affidamenti diretti nel Pnrr e la corsa ingiustificata all'in house nei servizi pubblici locali penalizzano trasparenza, concorrenza e dunque in definitiva imprese e cittadini. La presa di posizione arriva dal presidente dell'Autorità Anticorruzione Giuseppe Busia, intervenuto stamane al convegno «Concorrenza o Golden Power? Dai servizi pubblici locali ai settori strategici per lo sviluppo del Paese», promosso al Senato dalla senatrice Virginia Tiraboschi sul disegno di legge Concorrenza in discussione in Parlamento.

«L'eccesso di rapidità e di affidamento diretto negli appalti del Pnrr riduce la concorrenza e impedisce perfino alle aziende di organizzarsi in tempo per partecipare alle gare o dar vita a consorzi temporanei di imprese per accedere ai bandi», ha detto il presidente dell'Anac. «La concorrenza in Italia si promuove attraverso maggiore trasparenza nei contratti pubblici. Serve sì rapidità e semplificazione, ma soprattutto più trasparenza, perché ciò garantisce una scelta maggiormente qualificata per la stazione appaltante, e opportunità più eque per tutti».

Busia ha inoltre richiamato l'attenzione sulle società in-house. «Come Autorità di Vigilanza sui contratti – ha detto – chiediamo ci sia una motivazione seria da parte dell'ente prima di avvalersi per ogni gestione di servizi di una propria società in-house. Oggi la maggior parte dei servizi pubblici, specie locali, viene gestite da società di proprietà degli enti, senza alcuna forma di concorrenza e di trasparenza». Sul punto Busia ribadisce la richiesta dell'Anac per far si che la legge sulla Concorrenza «spinga gli enti a motivare perché ricorrono all'in-house, evidenziando la convenienza economica e sociale di questo. Altrimenti non sappiamo nemmeno se è un vantaggio per la cittadinanza e per i conti pubblici tale ricorso preponderante all'in-house».

Anac è coinvolta direttamente sulla questione in quanto ha il compito di verificare i requisiti delle società in-house. «Chiediamo al Parlamento che inserisca questo obbligo, dando trenta giorni di pubblicità alle imprese e ai cittadini per verificare se effettivamente c'è convenienza da parte dell'ente, o invece sono altre le ragioni che spingono ad un uso così spropositato dell'in-house. L'in-house non può essere un escamotage per sottrarre appalti alla concorrenza».

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