Amministratori

Roma e Napoli esportano un milione di tonnellate

Lazio e Campania in testa alla classifica dell'incapacità gestionale

di Stefano Pozzoli e Gianni Trovati

Quando disegna gli investimenti per la «Rivoluzione verde», il Pnrr rivendica il fatto che «in Italia il tasso di riciclaggio (sic) dei rifiuti urbani è al 49,8 per cento», sopra ai livelli della Ue. Ma in Italia le medie nazionali contano poco. E quando si parla di rifiuti non contano nulla. Sono più rilevanti le indicazioni puntuali; per esempio quelli di Roma, l’unica grande Capitale europea che dopo aver affidato per decenni la propria igiene urbana a un’enorme buca fra la città e il mare ora non chiude il ciclo dei rifiuti, ed è al centro di una perenne emergenza su cui si scatena la lotta fra Regione e Comune riaccesa dall’ultima pronuncia del Tar.

Nell’Italia dei rifiuti divisa in due, Roma è decisamente Mezzogiorno. Ma il Lazio non è la regione messa peggio. Il termometro puntuale dello stato di salute del ciclo dell’igiene urbana è dato dal saldo della capacità impiantistica, cioè dalla misura in cui le infrastrutture riescono a soddisfare i fabbisogni generati dalla produzione dei rifiuti in ogni territorio.

La Corte dei conti nel suo Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica ne offre una fotografia puntuale, mettendo a confronto per ogni regione la quantità di rifiuti indifferenziati raccolti e quella gestita dagli impianti del territorio. Quando il secondo valore è superiore al primo, la regione è in deficit infrastrutturale.

Il rosso più pesante è quello campano, dove ogni anno (i dati sono quelli del 2019, non influenzato dalla crisi Covid, perché quelli del 2020 non sono ancora disponibili) sono 500.586 le tonnellate di rifiuti che non entrano nella capacità gestionale degli impianti presenti in regione, e devono essere spostati altrove. Con le 498.175 tonnellate fuori quota nel Lazio, l’export delle due regioni in fatto di rifiuti raggiunge il milione di tonnellate l’anno.

L’indirizzo dei destinatari dei camion di rifiuti di troppo prodotti tra Roma e Napoli è quasi sempre in una regione del Nord. Perché lì, con l’unica eccezione significativa della Liguria, la capacità degli impianti di inglobare rifiuti è quasi sempre superiore a quella degli abitanti di produrli. Il sovvrappiù impiantistico della sola Lombardia è di 908.665 tonnellate: e sarebbe praticamente sufficiente a ospitare da solo le esportazioni laziali e campane.

Questo turismo della monnezza non è gratuito. Perché le spedizioni hanno un prezzo, e il conto è pagato da cittadini e imprese con la Tari che per legge deve garantire «la copertura integrale dei costi del servizio». Si spiega anche così il fatto che (i dati sono della Uil) una famiglia tipo di 4 persone in 80 metri quadrati paga di Tari a Napoli 442 euro all’anno e a Novara 163 euro.

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