Nuovo codice appalti, Consiglio di Stato ancora al lavoro sulle bozze: attesa per il nuovo governo
Il programma annunciato a luglio prevedeva la consegna del testo il 20 ottobre. Il Pnrr prevede che la riforma entri in vigore entro marzo 2023
Sono ancora al lavoro i tecnici nominati nella commissione mista del Consiglio di Stato incaricata di riformare le regole degli appalti pubblici. I programmi annunciati a luglio, al momento della nomina del team di super-esperti con il decreto n.236 del presidente del Consiglio di Stato Franco Frattini, fissavano la dead line per la consegna dello schema del nuovo codice dei contratti al 20 ottobre, cioè oggi. «Termini stringenti - si leggeva nella nota che annunciava la nomina della commissione - per consentire al Governo una compiuta valutazione politica e i necessari passaggi procedimentali, trattandosi di una riforma che costituisce un obiettivo del Pnrr, da conseguire entro il termine del 31 marzo 2023».
Oggi appare chiaro che ci sarà uno slittamento di almeno qualche giorno, se non di più, per la conclusione dei lavori della commissione. Ufficialmente la squadra - composta non solo da Consiglieri di Stato e dei Tar, ma anche da avvocati dello Stato, consiglieri della Corte di Cassazione e della Corte dei Conti, da professori, avvocati ed esperti tecnici - è ancora al lavoro sul nuovo testo (di cui abbiamo anticipato i contenuti in più puntate nei giorni scorsi, come si puù vedere dagli articoli correlati a questo pezzo). Ma è molto probabile che a consigliare un rallentamento dei tempi di consegna del testo sia stato il cambio di scenario politico, con la caduta del governo Draghi (cui si deve la chiamata in campo dei magistrati di Palazzo Spada), le elezioni di settembre e l'attesa per la nomina del nuovo Governo, che dovrebbe risolversi a giorni. Passaggi delicati, con cambi di interlocutori in corsa: elementi che normalmente consigliano più prudenza che fretta.
Più che sull'attesa per la stesura finale del testo da parte del Consiglio di Stato, gli occhi nei prossimi giorni saranno puntati sulle decisioni che prenderà il nuovo governo sul percorso di riforma ereditato dall'esecutivo Draghi. L'iter di riforme proseguirà senza scosse nel solco già tracciato, subirà qualche deviazione o si ricomincerà daccapo? Sono queste le domande che si fanno un po' tutti ora.
Anche il ministro delle infrastrutture uscente Enrico Giovannini, non si è nascosto la questione. «Spero che il nuovo governo attui la riforma dei contratti - ha detto il Giovannini solo pochi giorni, facendo il punto sulla riforma - Spetta al nuovo Esecutivo attuare e discutere il testo messo a punto dal Consiglio di Stato con un Parlamento che è diverso da quello che aveva votato la legge delega. Spero che tutto questo non determini un rimbalzo perché non solo i tempi sono stretti, ma è davvero una delle riforme più importanti del Pnrr».
Al momento il nome più accreditato alla sostituzione di Giovannini è quello di Matteo Salvini. Ai tempi del primo governo Conte, in cui ha svolto il tuolo di vicepremier, Salvini ha più volte proposto di «smontare», «azzerare», «cancellare» il codice appalti. Se il toto-ministri sarà confermato, bisognerà vedere se il lavoro di snellimento promesso dal Consiglio di Stato risulterà sufficiente agli occhi del nuovo primo inquilino di Porta Pia.