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Banda ultralarga, il Sud supera il Nord

La rimonta del Mezzogiorno grazie ai fondi strutturali Ue, in Italia scoperti 4 civici su 10 - Calabria in testa (71%)

di Andrea Biondi

A essere coperto in banda ultralarga – con le reti da almeno 30 megabit al secondo di velocità in download – è il 58% dei numeri civici totali. Dunque a rimanere scoperti sono quattro numeri civici su 10. E tutto questo in un’Italia “sottosopra” in cui le più collegate con questa infrastruttura ultrabroadband (Ngn), sono le regioni del Sud. In testa c’è la Calabria (71% dei civici coperti), seguita da Basilicata (67,9%), Sicilia (67%) e Puglia (66%).

A scattare la fotografia è I-Com, think tank presieduto da Stefano da Empoli, che presenterà oggi i dati del report durante un webinar al quale parteciperà un nutrito parterre di personaggi della politica, delle istituzioni e del mondo delle imprese del digitale.

In questo studio I-Com ha incrociato i dati, nuovissimi, della consultazione condotta da Infratel (la società in house del Mise) sulle aree grigie e nere del Paese, con gli impegni di Open Fiber nelle aree bianche. In queste ultime – “a fallimento di mercato” in cui, consultati, gli operatori hanno negato l’interesse a investire senza un eventuale sostegno pubblico – la controllata di Enel e Cdp si è aggiudicata i tre bandi pubblici gestiti dalla stessa Infratel.

Quanto alle aree nere e grigie, si tratta di zone del Paese con un livello di concorrenza buono (sono presenti o ci saranno almeno due reti ad alta velocità) o parziale (una rete) su cui Infratel ha consultato gli operatori per capire punto di partenza e progetti futuri. Risultato: in queste aree al momento risulta collegato in Vhcn (reti ultraveloci, ben oltre quindi i 30 Mbps della tradizionale banda ultralarga) il 23,1% del totale dei civici. Che stando ai piani degli operatori, nel 2022 saliranno oltre il 77% del totale. Insomma un impegno notevole da parte delle telco, su cui la società in house del Mise ha fatto capire che vigilerà con attenzione. Per inciso: l’ad Infratel Marco Bellezza ha posto la prima metà del 2021 come orizzonte temporale per l’arrivo di bandi per favorire l’infrastrutturazione nelle aree grigie, con una dote spalmata su tutto il territorio nazionale che, a quanto risulta al Sole 24 Ore, dovrebbe attestarsi sui 500 milioni di euro.

Incrociare i risultati della consultazione aree grigie e nere con gli impegni di Open Fiber nelle aree bianche rappresenta l’elaborazione originale del report I-Com il cui risultato finale, specifica lo stesso istituto, va comunque considerato approssimato per difetto. Mancano dal computo i servizi offerti nelle aree bianche dagli operatori del fixed wireless access (Fwa: con wireless nell’ultimo tratto) e mancano le attività di cablaggio di Tim che durante il lockdown ha ricevuto l’ok per attivare oltre 1.600 cabinet per coprire fino a 310 comuni nelle aree bianche non in concessione.

Con questi caveat, I-Com però mette nero su bianco numeri di interesse che, peraltro, nel disegnare un’Italia più infrastrutturata al Sud vanno inevitabilmente a cozzare contro il senso comune. Su questo, però, c’è una spiegazione, storica. Innanzitutto va specificato che si tratta di coperture e non di adozione: quella è tutt’altra partita. Sull’infrastrutturazione il primato del Sud sa invece tanto di quegli incentivi (i bandi Eurosud vinti da Telecom e cofinanziati dai fondi strutturali europei) senza i quali vita ben più lunga sarebbe stata garantita al doppino in rame.

La parte piena del bicchiere derivante da quella operazione sta nella copertura delle regioni del Sud (manca nel pacchetto di testa la Campania, in cui a essere collegato è il 54% dei civici) arrivate a superare Lombardia (61,3%) e Lazio (60,2%). L’altra sta nel fatto che quelle coperture sono in Fttc (fibra-rame) e non quelle Vhcn, vale a dire quelle ad alta capacità, ultraveloci, solo fibra, che da marzo in poi sono state definite a livello comunitario dal Berec come il benchmark con il loro Giga di velocità (o 150 Mbps in downlink se Fwa). Vhcn come pilastro, insomma, della Gigabit society cui la Ue chiede di tendere e sulla quale chiede di tarare i piani nazionali d’incentivazione.

Qui l’Italia è ancora più indietro rispetto al 58% di civici coperti a oltre 30 Mbps. Secondo I-Com in reti ultraveloci è collegato il 18,4% dei civici, con la Calabria fanalino di coda (4,4%) e con al vertice l’Umbria (51,4%) seguita a distanza da Liguria (27,5%), Lazio (26,8%) e Marche (26,1%). In questi ultimi casi, a spostare in alto i dati è con ogni probabilità proprio l’Fwa. «I dati di partenza sono quelli del 2019 – spiega da Empoli al Sole 24 Ore – e ci mostrano come l’Italia sia alle prese con una situazione sfavorevole che ancora non siamo riusciti a colmare. Ci sono stati e ci sono ancora molti intoppi da risolvere rapidamente se vogliamo che al 2022 le previsioni di copertura, legate ai piani degli operatori, siano realizzate». A quella data, secondo le previsioni, I-Com segnala che dovrebbe risultare collegato, ad almeno 30 Mbps, il 90,7% di civici totali. E per le reti ultraveloci si parla del 74,4% di civici. Un balzo atteso, evidentemente, alla prova dei fatti.

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