Urbanistica

Materiali, il prezzo del tondino scende e torna ai livelli pre-guerra in Ucraina

<span class="argomento"/>Esaurito il mini-rimbalzo estivo, sta tornando sotto gli 800 euro. Ma pesa ancora la domanda sostenuta dovuta anche al Pnrr

di Matteo Meneghello

Un viaggio senza fermate verso la stratosfera, ora il lento atterraggio. Il prezzo del tondo per cemento armato, dopo essere decollato in maniera verticale a inizio 2022 e avere raggiunto, in Italia in primavera, una punta massima superiore ai 1.100 euro alla tonnellata, sta ora ritracciando; esaurito il mini-rimbalzo estivo sta tornando sotto gli 800 euro, sugli stessi livelli precedenti al panico da acquisto scatenato dall’invasione russa in Ucraina. Un giro di giostra a tutta velocità, quello del tondo, che nell’ultimo anno è stato condiviso anche da altri prodotti siderurgici. Pur rallentando, però, i prezzi dell’acciaio per edilizia e costruzioni restano comunque su livelli sostenuti, spinti da una domanda di rottame (materia prima necessaria al processo di produzione) in ascesa costante e da un mercato di riferimento (nuove costruzioni e lavori pubblici) che mostra qualche segnale di stanchezza ma che, anche grazie agli investimenti del Pnrr, non dovrebbe cedere troppo in futuro.

«La domanda c’è – conferma un operatore del settore -. È da marzo che si teme ogni volta un crollo repentino, ma alla fine siamo sopravvissuti e il 2022 non è andato male. Non nego che ci siano segnali di rallentamento, soprattutto nel mondo delle costruzioni, ma spesso si tratta di piccoli progetti che in alcuni casi non riescono a essere confermati, perché il cliente non è in grado di sopportare gli extracosti emersi durante la fase appena precedente alla cantierizzazione». Tutto questo perché il prezzo del tondo ha conosciuto negli ultimi mesi, in tutta Europa, una rincorsa che dai circa 800 euro alla tonnellata di inizio anno l’ha portato fino a un picco di 1.400 euro a tonnellata. Ora però è ritornato a galleggiare intorno agli 800 euro, vale a dire il medesimo prezzo al quale veniva trattato prima dell’inizio dell'invasione russa in Ucraina. «Il record storico – spiega Stefano Ferrari, direttore del Centro studi di Siderweb – è stato toccato nel mese di aprile, un picco legato al panico d’acquisto successivo all’annuncio delle operazioni belliche russe. Poi c’è stata una correzione, questa volta guidata dai prezzi impazziti del gas e dallo stop&go di diverse acciaierie programmato soprattutto nella stagione estiva, a causa delle bollette elettriche salate. Ora stiamo assistendo a un ritorno a un andamento più naturale, legato a variabili più ordinarie». Emanuele Norsa, analista di Kallanish, conferma che «la rincorsa del prezzo è stata trainata, dopo il conflitto russo-ucraino, dalla riorganizzazione dei flussi commerciali e in generale dall’aspettativa di una mancanza di prodotto che poi però non si è più concretizzata. Ora, accanto anche a un rallentamento generalizzato della domanda, giustificato per esempio dalle aspettative di recessione e dalle difficoltà tedesche, il prezzo si è ridimensionato. Ma rispetto per esempio a quanto sta succedendo nelle quotazioni dei prodotti piani, destinati all’industria dell’automotive o all’elettrodomestico, i prodotti lunghi stanno soffrendo in misura minore. La punta registrata ad aprile era evidentemente insostenibile per il mercato – aggiunge l’analista - ed era dettata da una situazione quasi di tipo speculativo.

L’assestamento di queste settimane c’è, è reale, ma si confronta con un precedente picco fuori contesto, e soprattutto ha riportato i prezzi su livelli che restano comunque superiori di circa il 25% rispetto al 2020. Senza dubbio siamo ormai entrati in un “superciclo”, una fase lunga di prezzi elevati per questi materiali, che fino a pochi anni fa non quotavano più di 500 euro. Uno scenario simile si registra per esempio nella vergella». Sempre secondo il parere di molti addetti ai lavori, poi, soprattutto l’attesa di investimenti legata al Pnrr potrà garantire un buon equilibrio di mercato per i prodotti destinati al mercato dell’edilizia. «Infine – conclude – il prezzo del rottame resta elevato, a causa di una domanda sostenuta, legata ai piani di decarbonizzazione degli altiforni che per ridurre le emissioni stanno utilizzando in percentuali sempre maggiori cariche di rottame accanto al carbon coke. I prezzi dei lunghi, prodotti con forno elettrico e caricati quasi interamente con il rottame, ne risentono positivamente e ne saranno influenzati anche nel medio periodo».

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