Regioni

Aeroporti, riparte la privatizzazione degli scali di Palermo e Catania

Al rush finale il lavoro di valutazione degli advisor dello scalo etneo

di Nino Amadore

L’appuntamento è per stamattina alle 10,30 nei pressi de banchi check in Ita-Airways all’interno dell’aeroporto Fontanarossa di Catania. Si festeggia il superamento dei 10 milioni di passeggeri ma la cerimonia, voluta dalla Sac, società di gestione dello scalo etneo, è anche l’occasione per fare il punto sul futuro di quello che ormai tutti definiscono l’Hub aeroportuale del Mediterraneo. Sono passati quasi sei mesi dalla fusione per incorporazione della Soaco, la società di gestione dell’aeroporto di Comiso, che è stata definita la prima pietra dell’hub unico della Sicilia del Sud-Est. «Grazie alla nostra perseveranza e al supporto di tutti i soggetti interessati a questa operazione, abbiamo finalmente portato a termine il progetto di fusione delle due società, obiettivo per il quale avevamo avuto chiare indicazioni dalla Regione e da parte dei soci» hanno spiegato a suo tempo il presidente e l’amministratore delegato di Sac, Giovanna Candura e Nico Torrisi. L’operazione risponde anche alle indicazioni contenute nel piano nazionale aeroporti e alla logica di sistemi aeroportuali. In Sicilia, lo ha già spiegato il presidente dell’Enac Pierluigi Di Palma, ne sono previsti due: uno è quello di Catania-Comiso, l’altro dovrebbe mettere insieme Palermo e Trapani. E oggi, come ha annunciato nei giorni scorsi, il presidente della Regione siciliana Renato Schifani incontrerà i vertici dell’Enac (a catania oltre il presidente è presen te anche il direttore Alessio Quaranta): all’ordine del giorno il tema dei sistemi aeroportuali ma anche quello delle privatizzazioni delle società di gestione. Non è questione da poco: secondo stime la Sac che gestisce Catania e la Gesap, che gestisce l’aeroporto di Punta Raisi a Palermo, potrebbero arrivare a valere insieme oltre un miliardo. Qualcuno dice si tratti di stime generose ma per la Gesap oggi si parla di un valore che potrebbe arrivare a 500 milioni (nel 2018 era di 120 milioni), per la Sac invece qualcuno ipotizza 700 milioni. Per avere un’idea chiara e certa sul valore bisognerà aspettare la valutazione degli advisor.

E così si arriva al punto. Catania, che chiuderà il bilancio 2022 con un fatturato di oltre cento milioni e ha appena varato un piano di investimenti da oltre 400 milioni completamente autofinanziato, è in fase molto avanzata ma con alcuni nodi da sciogliere per ostacoli legati al socio più importante che è la Camera di commercio del Sud-Est al centro di un braccio di ferro politico e tuttora priva persino di un commissario. «Noi – dice Nico Torrisi – siamo andati avanti sul fronte della privatizzazione e abbiamo affidato la valutazione legale a un grande studio e quella finanziaria a Mediobanca. Ora siamo al rush finale: stiamo affinando il tutto per poi approvarlo in Cda e infine sottoporlo all’assemblea dei soci. Ma il problema è che in questo momento uno dei soci praticamente è privo di rappresentanza. Intanto posso dire che mi conforta il fatto che il presidente della Regione vada nella nostra stessa direzione».

Situazione tutta da capire, invece, nella Sicilia occidentale. Nei giorni scorsi anche il sindaco di Palermo Roberto Lagalla che in qualità di sindaco della città metropolitana è azionista di riferimento della Gesap è intervenuto a sostegno della privatizzazione della società in linea con quanto sostenuto dal governatore siciliano. Per il 30 intanto è stata convocata l’assemblea degli azionisti. L’attuale amministratore delegato Giovanni Scalia si presenta con un bilancio di tutto rispetto. «Quest’anno – dice – supereremo 7,1 milioni di passeggeri: il giorno di Natale abbiamo superato il 2019. Chiuderemo il bilancio con oltre 80 milioni di fatturato e un tile che si assesterà sui 10 milioni. Abbiamo superato la pandemia e stiamo c0mpletando il piano di investimenti, finanziato in proprio, da 70 milioni».

È probabile, visti i tempi, che il 30 si comincerà a parlare di privatizzazione. Ma prima ancora bisognerà risolvere un’altra questione: quella della rete aeroportuale della Sicilia occidentale e in particolare i rapporti con l’aeroporto di Trapani la cui società di gestione, Airgest, è finita nel mirino della Corte dei conti: «Il piano di risanamento della società triennio 2020-22 non ha trovato piena attuazione» hanno scritto in giudici. «Siamo in ritardo di un paio d’anni esattamente quelli del Covid» dice l’amministratore delegato Salvatore Ombra che rivendica i risultati ottenuti in questi ultimi anni e rilancia: «La rete aeroportuale è l’unica via».

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