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Firenze si allea con i comuni toscani, nasce la multiutility del centro Italia

Piano per aggregare i servizi pubblici locali sul modello di A2a, Hera, Iren e Acea

di Silvia Pieraccini

Altre regioni ce l’hanno fatta, ormai da anni. Adesso la Toscana riprova, con più convinzione e più strumenti, a superare i campanili e le divisioni politiche (interne anche al Pd che guida gran parte delle amministrazioni comunali) che per due decenni hanno impedito di aggregare i servizi pubblici locali e di dar vita a una multiutility di dimensione nazionale sull’esempio di A2a, Hera, Iren, Acea.

Il nuovo progetto, presentato ieri, è promosso dai Comuni di Firenze, Prato e Empoli e “benedetto” dal presidente della Regione, Eugenio Giani. L’ipotesi è dar vita a una holding a maggioranza pubblica che controllerà società operative nei settori idrici, ambiente e energia e sarà quotata in Borsa, sul listino principale, in tempi record (la previsione è entro un anno).

La quotazione servirà a raccogliere le risorse (anche) per liquidare il “pesante” socio Acea che oggi possiede il 40% di Publiacqua, società idrica dell’area Firenze-Prato-Pistoia che sarà uno dei primi tasselli del nascente puzzle. Publiacqua fa gola perché guadagna bene (37 milioni di utile 2019, interamente distribuito) e, avendo una concessione vicina alla scadenza (nel 2024), alimenta le speranze dei Comuni di poter trattare con Acea l’uscita dal capitale.

Accanto alla società idrica il nucleo iniziale della multiutility toscana (il cui nome ancora non c’è) sarà formato da Alia, la società ambientale al 100% dei Comuni (in testa Firenze col 59%) che ha avviato un importante piano di costruzione di impianti per il trattamento dei rifiuti nell’ottica dell’economia circolare.

L’obiettivo - sottolineato dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, e dai sindaci di Prato e Empoli, Matteo Biffoni e Brenda Barnini – è di espandere presto il perimetro industriale all’energia (aggregando come prima mossa la società Estra) e il perimetro societario a tanti altri Comuni toscani che detengono partecipazioni negli latri operatori di servizi pubblici. «È un progetto aperto – hanno ripetuto i sindaci – che punta ad aggregare il maggior numero di aziende, visto che in Toscana c’è ancora una forte frammentazione. Non vogliamo lasciar fuori nessuno». Solo nei settori idrico, energia e ambiente le aziende operanti sono una trentina.

«La scelta di oggi è storica – ha aggiunto il governatore Giani – e avrà il sostegno della Regione in termini di indirizzo e programmazione perché quello che è accaduto in Toscana nel sistema bancario, con le casse di risparmio acquisite da gruppi di altre città, non deve accadere nei servizi pubblici locali». Il riferimento è ad Acea ma anche a Hera, Iren e Italgas che detengono già partecipazioni importanti in società toscane di servizi pubblici e sono pronte a espandersi.

Il modello societario cui guarda la Toscana, secondo quanto spiegato dai sindaci, è simile a quello di Iren. Nardella, Biffoni e Barnini sono consapevoli delle difficoltà del progetto (ancora non c’è un advisor) e dei (tanti) punti da definire, tra cui il veicolo che sarà quotato (una newco? Una Spac? La società Alia che nel 2017 ha emesso un prestito obbligazionario unsecured non convertibile da 50 milioni sottoscritto da investitori istituzionali?), ma confidano in un manager di esperienza e relazioni come Alberto Irace, ex amministratore delegato di Publiacqua e poi di Acea fino al 2017, che sarà a capo della multiutility toscana e della stessa Alia.

«Le aziende toscane sono ottime realtà mono-business, che forniscono servizi di qualità – ha spiegato Irace - ma hanno difficoltà d’accesso ai mercati finanziari. Con la nascita della multiutility si potranno trovare sul mercato 500 milioni di euro che serviranno per liquidare Acea, operazione che richiede tra 160 e 200-210 milioni di euro, e per finanziare un piano di investimenti ambizioso da oltre 1,5 miliardi». L'aumento della capacità di investimento è l'obiettivo principe. La multiutility toscana nasce anche per spingere la transizione verso l'economia circolare, tanto che Irace ha parlato di “doppio dividendo” da perseguire: quello per i Comuni e gli investitori, e quello misurabile in risultati ambientali e sociali. “Vogliamo entrare nella serie A delle aziende multiutilities del Paese”, hanno ripetuto i sindaci ipotizzando un gruppo da 2,5 miliardi di fatturato che possa diventare il sesto del Paese per dimensioni. La strada è lunga, ma la Toscana vuol provarci.

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