Urbanistica

Superbonus, opzioni al via da maggio per lo spalmacrediti su dieci anni

Alla firma del direttore delle Entrate Ruffini il provvedimento per estendere i termini di utilizzo dei crediti comunicati fino al 31 marzo scorso. La scelta sulla piattaforma per la cessione dei bonus

di Giuseppe Latour e Giovanni Parente

Tempi stretti per l'attuazione dello spalmacrediti in dieci anni. Il provvedimento che consentirà di esercitare l'opzione per le comunicazioni effettuate fino al 31 marzo è alla firma del direttore dell'agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini e il via libera è atteso già nella giornata di martedì 18.Prendono così forma i contorni dello strumento. Si partirà, probabilmente, dai primi giorni di maggio con la possibilità di optare per la rateizzazione lunga dei crediti da bonus edilizi oggetto di cessione o sconto in fattura. La chance sarà a disposizione anche di chi ha già avviato l'utilizzo delle rate. Il meccanismo è stato introdotto dalla legge di conversione del decreto Aiuti quater (Dl n. 176/2022) e prevede la possibilità per cessionari e fornitori che hanno acquisito gli sconti in fattura di optare per l'utilizzo del credito su un arco temporale più lungo, rispetto alla versione originaria della detrazione. La logica dell'intervento è facilitare la compensazione dei crediti per i soggetti che non hanno la capienza fiscale sufficiente a utilizzarli in un arco di tempo breve: le somme non completamente utilizzate, anno per anno, vanno infatti perdute e non possono essere riportate all'anno successivo.

Lo spalmacrediti si applica al superbonus e, per effetto della legge di conversione del decreto Cessioni, anche al bonus barriere architettoniche e al sismabonus: in questo modo, si amplia la platea delle agevolazioni potenzialmente spalmabili su più anni. I crediti per i quali si può richiedere l'allungamento sono quelli costituiti entro il 31 marzo scorso. Già il decreto Aiuti quater prevedeva un provvedimento attuativo, che è stato frenato dalle modifiche arrivate in corsa alla misura. Il documento di prassi, che ha atteso il consolidamento delle correzioni al decreto cessioni, sta per essere pubblicato a pochi giorni dall'uscita della legge di conversione del Dl n. 11/2023 e, anzitutto, stabilirà a partire da quando andranno comunicate le opzioni. Si comincerà agli inizi di maggio, per consentire alle Entrate e al partner tecnologico Sogei di mettere a punto l'adeguamento della piattaforma per la cessione dei bonus. L'ipotesi è che nella piattaforma sia inserito un nuovo menù a tendina nel quale scegliere la rateizzazione lunga.

Qualora la scelta non sia effettuata, l'utilizzo dei crediti proseguirà lungo il percorso originario dei quattro o cinque anni, a seconda delle ipotesi. La comunicazione sarà soltanto telematica, non servirà la presentazione di un nuovo modello, simile a quello disponibile per le opzioni di cessione e sconto. Questa chance non sarà disponibile solo nelle prime fasi di vita del credito. Anche chi ha già utilizzato una o più rate, infatti, potrà scegliere di spalmare il residuo su dieci anni. In questo modo, l'arco temporale della rateizzazione andrà allungarsi di molto. Pensiamo a chi abbia già utilizzato due rate; spalmando il residuo su dieci anni, si arriverebbe a dodici rate complessive. La legge, infatti, dice semplicemente che i crediti d'imposta «non ancora utilizzati possono essere fruiti in dieci rate annuali di pari importo». Non pone vincoli sul momento nel quale deve arrivare questa scelta; l'Agenzia si sta orientando per un'interpretazione larga.Il potenziale di questa misura è gigantesco. Il perimetro delle opzioni che potrebbero accedere allo spalmacrediti è di 61,9 miliardi solo per il superbonus, considerando le opzioni comunicate dal 2020 fino al primo marzo del 2023. A queste vanno sommate quelle relative al sismabonus: altri 1,4 miliardi circa.

C'è, ovviamente, da considerare che una quota di questi crediti è già stata portata in compensazione e che queste operazioni di allungamento, soprattutto per le banche, rischiano di non essere troppo appetibili. Allungando l'arco temporale dell'utilizzo del credito, infatti, crescono anche gli oneri finanziari che gli istituti devono sopportare. Queste operazioni potrebbero essere più interessanti per le imprese che non abbiano nessuno a cui cedere il credito: in questo caso, infatti, l'allungamento potrebbe rappresentare l'unico modo per non perdere l'intera somma. Dopo le iniziative delle banche che, anche per effetto della moral suasion del Governo, stanno riaprendo gli acquisti di crediti (l'ultima in ordine di tempo, venerdì scorso, è stata Sparkasse), questa mossa cerca di facilitare lo smaltimento della massa di crediti fiscali in attesa di essere liquidati. Vista dal profilo delle imprese di costruzione, che hanno 10,3 miliardi di euro di crediti di superbonus in pancia su quasi 20 totali, l'utilizzo dello spalmacrediti consentirebbe di liberare capacità fiscale nelle annualità più affollate (dal 2023 al 2026) per spostare crediti nelle annualità più scariche (quelle dal 2027 in poi).

Nella legge di conversione del decreto Cessioni questa non è stata, però, l'unica misura pensata per sbloccare i crediti incagliati. Un obiettivo simile è stato perseguito anche attraverso il rafforzamento dello scudo anti-responsabilità solidale. Viene, infatti, allungata e meglio dettagliata la lista dei documenti che consentono, a chi compra i crediti, di sterilizzare la responsabilità solidale. Insieme a questo, viene estesa a tutti i cessionari (e non più ai soli correntisti "professionali") la possibilità di acquisire dalle banche un'attestazione di possesso dei documenti di verifica del credito per bloccare, ancora una volta, la responsabilità solidale. Tutte misure che, però, non intervergono sulla grande questione rimasta in sospeso: la possibilità che gli acquirenti dei crediti subiscano gli effetti dei sequestri preventivi, in caso di detrazione in odore di truffa.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©