Grandi eventi e patrimonio culturale, una «Carta» per gestire bene le opportunità ed evitare rischi e conflitti
Guardando a Giubileo, Expo 2030 di Roma e non solo. L'iniziativa sarà presentata a Urbanpromo il 19 novembre
Di quali principi bisogna tenere conto e quale visione occorre adottare per organizzare un grande evento in una città particolarmente ricca dal punto di vista del patrimonio culturale? Si possono tradurre i rischi per il patrimonio in opportunità? A queste e ad altre domande risponde la "Carta per i grandi eventi nelle città ricche di patrimonio culturale", che verrà presentata il 19 novembre prossimo in un incontro nell'ambito della diciottesima edizione di Urbanpromo Progetti per il Paese, l'evento organizzato dall'Istituto Nazionale di Urbanistica e da Urbit a Milano al Meet, Centro internazionale di cultura digitale fondato da Meet the Media guru con il supporto di Fondazione Cariplo.
La Carta è stata sviluppata all'interno del progetto di ricerca Homee (Heritage Opportunities/threats within Mega-events in Europe) sostenuto dal programma europeo JPI Cultural Heritage. Vi hanno preso parte quattro centri di ricerca (il Politecnico di Milano, l'Università di Hull, la Neapolis University Pafos e l'International Cultural Centre) che hanno collaborato con 16 partner associati, selezionati tra istituzioni pubbliche e organizzazioni non-profit in tutta Europa.
Davide Ponzini, professore associato di urbanistica al Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e research project leader, sottolinea che «il progetto si colloca all'intersezione tra gli studi sui beni culturali e quelli sui grandi eventi, due ambiti che prima di ora non si erano mai parlati. Abbiamo dissodato un terreno di ricerca nuovo perché spinti da urgenze pratiche delle città, dai problemi che emergono dall'interazione, talvolta conflittuale, tra il grande evento e il patrimonio culturale». Un tema sempre più attuale, vista la crescente importanza attribuita dalle città all'organizzazione eventi per il rilancio economico e di visibilità, e vista l'importanza del riutilizzo di edifici e infrastrutture esistenti. A testimonianza dell'interesse per la Carta sono arrivate l'adesione dell'Anci e i convinti elogi del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, alle prese con l'organizzazione delle Olimpiadi invernali del 2026.
Ponzini spiega che le raccomandazioni della Carta sono raccolte in 4 grandi temi. «Innanzitutto - prosegue il docente del Politecnico - il contesto: i mega-eventi devono essere dimensionati e integrati rispetto ai luoghi dove si svolgono. Poi i tempi: i grandi eventi si sviluppano tipicamente su scadenze strette che stridono con le politiche per il patrimonio; connettere la pianificazione di grandi eventi con strategie urbane e territoriali di lungo termine permette di armonizzare meglio piani e progetti. Terzo, la governance del processo deve includere diversi attori, tra cui quelli che si occupano di patrimonio – esperti, policy-maker e operatori. Infine: le comunità e le identità dei luoghi dell'evento vanno mobilitate se si vuole una legacy urbana più equa e duratura».
Sul caso di Expo nel 2015 a Milano, Ponzini segnala che «decine di migliaia di eventi complementari a Expo sono stati coordinati nel cartellone di ExpoinCittà del 2015, mobilitando in modo capillare attori, risorse e luoghi storici. Ci potrebbero essere simili opportunità per il programma delle Cultural Olympiad collegate a Milano-Cortina 2026. La nostra Carta spiega come cogliere queste opportunità al meglio e come affrontare le sfide emergenti per il patrimonio culturale milanese e alpino». Guardando al futuro, la Carta sembra un contributo fondamentale per sviluppare il progetto per l'Expo 2030 a Roma in modo da valorizzare il suo grande patrimonio culturale senza metterlo a rischio.