I temi di NT+Tributi e bilanci a cura di Anutel

Il 1° luglio Tim ha venduto la rete telefonica: come cambia il pagamento del canone unico

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di Alessandro Merciari (*) - Rubrica a cura di Anutel

Lo scorso primo di Luglio Tim ha venduto a una finanziaria statunitense l’intera rete, ossia la struttura primaria e secondaria delle linee telefoniche e dei cavi di fibra ottica per la trasmissione dati nel nostro Paese. È infatti ufficiale la cessione della rete e lo spin-off dell’ex monopolista di Stato che passa al fondo Kkr.

La nuova società delle reti - che copre quasi l’89% delle abitazioni in Italia con cavi in fibra e rame che si estendono per oltre 23 milioni di chilometri – farà riferimento alla finanziaria americana Kkr e sarà partecipata da Tesoro (fino al 20%) oltre che da F2i (10% circa).

Con questa operazione, di fatto Tim vedrà concretizzarsi la separazione da quella che era storicamente la sua infrastruttura con l’attività di vendita dei servizi di telefonia e internet. Un passaggio epocale che va a completare un percorso che ha visto negli ultimi anni la trasformazione totale del ex monopolista del settore delle telecomunicazioni.

Oggi i media economici si interrogano principalmente su quali conseguenze questa operazione porterà, sia in termini di cambiamenti sul mercato dei servizi offerti alla clientela sia per la delicatezza del settore che, senza dubbio, risulta strategico per la crescita del Paese.

Per quanto riguarda la finanza locale, la notizia assume rilevanza anche ai fini dell’applicazione del canone unico previsto a favore dei Comuni e delle Province per l’occupazione del sottosuolo realizzata dalle reti per l’erogazione dei servizi pubblici e disciplinato dal comma 831 della legge 160/2019.

Come abbiamo più volte affrontato, nel settore dei servizi di rete, quello che presenta le maggiori difficoltà applicative è proprio il settore delle telecomunicazioni dove finora abbiamo assistito alla compresenza di soggetti che erano titolari dell’infrastrutture e contemporaneamente competitor con altri soggetti che utilizzavano la stessa rete, configurati dal Legislatore appunto come soggetti passivi in via mediata.

Con la vendita della rete, in attesa di dare vita anche alla fusione con Open Fiber, cambierà qualcosa in termini di conteggi Cup a carico dei vari soggetti coinvolti nell’erogazione dei servizi internet e di telefonia? In particolare, il ruolo di Tim passerà da soggetto titolare della concessione della rete a semplice utilizzatore al pari delle altre società presenti nel mercato?

Dall’ultimo osservatorio sulle telecomunicazioni pubblicato lo scorso aprile da Agcom abbiamo visto come le quote di mercato al 31 dicembre 2023, vedono la presenza di 4 principali soggetti che si dividono oltre l’ottanta per cento del mercato nazionale della telefonia che vede attualmente nel nostro paese circa 20 milioni di utenze attive.

Oggi, con questo cambiamento in atto, gli scenari possibili sono sostanzialmente due: il più accreditato e in linea con l’interpretazione data finora dagli enti locali e supportata dalla recente giurisprudenza, vedrebbe tutti i soggetti interessati (a questo punto compreso Tim) qualificati come soggetti passivi in via mediata. Tutte le società, operatori senza rete, dovranno pertanto versare il Cup, in ossequio al dettato del comma 831, articolo 1 Legge 160/2019, in base al proprio numero di utenze attive collegate all’infrastruttura per mezzo delle moderne forme di trasmissione e di condivisione dei sistemi. Con il secondo scenario invece, quello sostenuto da alcune corporate del settore, potrebbe prendere strada la soluzione legata all’applicazione del criterio indicato dalla norma di interpretazione autentica, contenuta nella legge 215/2021, di conversione del Dl 146/2021, già in uso per i settori del gas e dell’energia elettrica. Questa ipotesi di applicazione del canone prevede il pagamento del dovuto da parte del titolare della rete che verserà, in qualità di soggetto passivo, sulla base della somma di tutte le utenze attive dei diversi soggetti utilizzatori della sua rete.

È tuttavia importante precisare subito che nei settori di distribuzione del gas e dell’energia elettrica la separazione tra il titolare della rete e le società che vendono i servizi, è attuata in via legislativa. Siamo in presenza quindi di un vincolo che ha imposto la netta separazione tra soggetti titolari delle infrastrutture e soggetti titolari del contratto di somministrazione del bene distribuito per il tramite delle infrastrutture stesse. Nel settore delle telecomunicazioni, non troviamo normative al riguardo, piuttosto siamo di fronte a un nuovo scenario economico che ha portato, dal 1° luglio di quest’anno, a registrare questa separazione delle attività. Anche per questo motivo è più ragionevole ipotizzare il primo scenario, ovvero quello che vede concretizzarsi il pagamento del Cup da parte di ciascun utilizzatore della rete individuato dal legislatore come soggetto passivo in via mediato.

C’è da aggiungere che oggi, entrambi gli scenari rappresentati, costituirebbero una novità interessante rispetto al sistema di versamento del canone fino a ora utilizzato. Un sistema che, come sappiamo, è stato oltremodo penalizzante per gli enti territoriali, dove, da una parte, c’era la società proprietaria delle infrastrutture, titolare delle concessioni di suolo pubblico, che corrispondeva il canone solo in base alle proprie utenze, e dall’altra le diverse compagnie telefoniche che utilizzavano in via mediata le stesse reti della società concessionaria, ritenendosi tuttavia escluse dal pagamento, invocando l’applicazione del criterio previsto dalla norma di interpretazione autentica che vuole come unico soggetto pagante il titolare della rete. In mezzo alle due interpretazioni, a farne le spese, c’erano gli enti territoriali, che vedevano il loro gettito progressivamente ridursi in proporzione alla perdita di utenze di Tim nei confronti dei suoi competitor senza rete.

Adesso questo sistema penalizzante per i Comuni e per le Province dovrebbe finire. Si dovrà, una volta per tutte, capire se dare concretezza alla disposizione contenuta nel comma 831 circa la soggettività passiva in via mediata, o se viceversa si vorrà far rientrare anche il settore della telefonia nel raggio di applicazione della norma di interpretazione autentica già adottato in altri settori.

Il Cup, negli oltre 8.000 comuni italiani, lo pagherà la nuova società proprietaria della rete, sulla base di tutte le utenze attive del Paese, esattamente come fa Enel Distribuzione Spa, oppure si dovranno attivare nel pagamento le diverse compagnie telefoniche che vendono i servizi all’utenza usufruendo della rete in via mediata?

Un interrogativo che troverà una risposta concreta solo nell’aprile 2025, prossima scadenza di pagamento in programma per il canone dei servizi di rete. Fino ad allora non resterà che attivare i controlli e le attività di recupero del gettito fin qui perso dal 2021 al 2024, quando Tim era contemporaneamente concessionaria e operatore del mercato.

(*) Docente Autel

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