Progettazione

Tra i vigneti del Chianti «atterra» l'opificio del lusso disegnato da MetroOffice Architetti

di Mariagrazia Barletta

Mai perdere di vista il paesaggio, specie se è tra i più apprezzati e noti al mondo. Neanche mentre si lavora all'interno di un opificio. Lo studio MetroOffice Architetti - con il project management di Interprofessionale - innesta tra i vigneti del Chianti la nuova sede produttiva di Celine, maison di moda francese del gruppo Lvmh, e mette 250 artigiani, sapienti modellatori della pelle, in costante contatto visivo con il verde delle colline. La nuova architettura, sorta a Radda in Chianti (Si), trae da questo concetto la sua principale ragion d'essere. La presenza di Celine conferma la Toscana come meta prediletta dei brand del lusso. «I grandi gruppi del settore della moda vedono nella Toscana un punto di riferimento per la piccola pelletteria», riferisce Fabio Barluzzi che con Barbara Ponticelli ha fondato MetroOffice Architetti a Firenze nel 2006. In Italia lo studio lavora in modo assiduo per i grandi marchi della moda, concentrandosi soprattutto sulle sedi di produzione. «Spesso i siti produttivi tendono ad avere una scarsa attinenza con il rispettivo marchio. Noi ci occupiamo, da una parte, di trasferire in questi luoghi il messaggio del brand, già espresso all'interno dei negozi, dell'azienda o delle collezioni, dall'altra analizziamo i processi produttivi e li ottimizziamo», racconta Barluzzi. «Spesso - continua - queste aziende crescono molto velocemente» e le sedi sono fatte di «parti determinate dal mutamento e dalla crescita aziendale, aggiunte senza seguire un'organizzazione vera e propria. Spesso ci chiamano per risistemare ciò che si è condensato in anni di lavoro». Diverso è il caso di Radda in Chianti, dove la maison francese ha scommesso su un insediamento costruito ex novo sul sedime di una precedente fabbrica.

MetroOffice Architetti, che già aveva lavorato nell'opificio di Celine a Strada in Chianti (Si), per la sede a Radda è stato scelto tramite concorso ad inviti. «Il nostro progetto ha dato importanza e ha messo al centro il lavoro del manifattore, difatti tutta la parte produttiva, ossia quella più estesa, è stata rivolta verso il paesaggio», riferisce ancora Barluzzi. «Il principale obiettivo è stato quello di privilegiare, per gli artigiani, la vista verso il contesto, in modo che con il passare delle ore durante il giorno e delle stagioni potessero avere il contatto visivo con l'esterno. Un rapporto costante con la natura e la vista privilegiata che li circonda», aggiunge Barbara Ponticelli. Negli ambienti di produzione la campagna è inquadrata da grandi vetrate. Per non intralciare lo sguardo del lavoratore che dall'interno ammira le colline, i progettisti rifuggono dalle tradizionali soluzioni di schermatura, come i brise-soleil. Optano invece per un diaframma di vetrocemento grigio posto sulla fascia alta dell'edificio, che lascia libero lo sguardo di godere, dall'interno, di un'ampia e indisturbata prospettiva grazie alle vetrate a tutta altezza, libere da qualsiasi ingombro visivo.

Per distanziare la schermatura dalle vetrate esterne, ottenendo la massima ombreggiatura interna, la pesante struttura di vetrocemento che la compone è stata sospesa alle travi del tetto. «L'edificio - spiega Barluzzi - ha una copertura di legno lamellare che esce rispetto alla superficie vetrata interna e va a formare delle mensole alle quali sono sospese le strutture metalliche che reggono la parete in mattoni di vetrocemento». Una soluzione non semplice da gestire, dato il peso della struttura. «Per ciò che sappiano, mai era stata realizzata una parete sospesa di vetrocemento così lunga», sottolinea l'architetto. Dare espressione, attraverso l'architettura, all'identità di una maison del lusso e al contempo rispettare la qualità paesaggistica di un luogo di estrema bellezza sembrerebbero due azioni in contrasto, che, invece, devono trovare un equilibrio. «Tante volte ci siamo chiesti come affrontare questo aspetto», racconta ancora Fabio Barluzzi. La chiave è nell'approccio «sensibile alle qualità ambientali presenti nel territorio circostante», affermano i progettisti. Ad esempio «i mattoni di vetro, oltre a funzionare da schermatura solare, riflettono il cielo, le sue mutazioni e il panorama circostante, consentendo un buon inserimento nella vista dal basso verso l'alto indotta dalla vicina strada», precisa Barluzzi. Da altri punti di osservazione, posti più in alto, «l'uso del colore grigio aiuta inoltre l'architettura a confondersi con il verde circostante», conclude l'architetto. L'edificio è su un unico livello sollevato dal terreno e posto al di sopra del piano parcheggio.

I crediti del progetto

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