Ponte sullo Stretto, due linee nel governo: contratto Salini o nuovo studio di fattibilità
Ormai è deciso, all'interno del governo Renzi: il collegamento ferro-stradale stabile tra la Calabria e la Sicilia (il Ponte sullo Stretto) tornerà tra le infrastrutture strategiche nazionali, come "opera d'arte" (ponti, gallerie, viadotti) all'interno del corridoio ferroviario ad alta capacità Napoli-Palermo, in corso di realizzazione (in gran parte da realizzare, in realtà).
Ma come fare?
Ripartire da zero con i progetti o sbloccare subito il contratto con Eurolink (Salini Impregilo)?
Ci sono due linee nel governo.
La prima: ripartiamo da zero. Il contratto firmato nel 2006 da Eurolink (il general contractor con Salini Impregilo capogruppo) è "caducato" per legge, con la norma Monti del 2012, e c'è un contenzioso in corso. In più il progetto è vecchio, il preliminare risale al 2004 e il definitivo al 2010, dobbiamo ripartire da un "progetto di fattilità" di tutto il corridoio, si può fare in un anno, vediamo anche le nuove tecnologie sul mercato per attraversare lo stretto, potremmo spendere meno del previsto. A fine 2017 si potrà decidere quali opere realizzare, e lanciare per il Ponte le gare di progettazione definitiva e poi, nel 2018, di lavori. I soldi serviranno non prima del 2018.
Questa la prima linea, guidata dal Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio.
La seconda: il progetto di Eurolink era buono, preceduto peraltro da studi di fattibilità e analisi costi-benefici. Non ha senso buttarlo a mare, si perderebbe un sacco di tempo e si sprecherebbero le centinaia di milioni spesi per studi e progettazioni . In più lo Stato rischia di pagare altri centinaia di milioni per il contenzioso in corso con Eurolink. Meglio dunque cancellare la norma Monti, riportare in vita il contratto e tuttal'più aggiornare il progetto, puntando a una versione "low cost", per quanto possibile. Il capofila di questa seconda linea, nella maggioranza, è l'ex ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, primo firmatario del progetto di legge di Ap per far ripartire il progetto. Ma la linea è appoggiata anche dall'Anas e dalle ferrovie.
Renzi dove sta? All'assemblea dei 110 anni di Salini sembrava nettamente per la prima linea (rivolto a Pietro Salini: «Vi sfido, se siete nelle condizioni di sistemare le carte, noi siamo pronti, l'opera la sblocchiamo»), pochi giorni dopo a Radio Popolare (Milano) è stato un po' meno netto («Io ho sempre detto che il Ponte non è una priorità. Per me prima vengono la banda larga, l'edilizia scolastica, la Salerno-Reggio Calabria, le ferrovie e i viadotti in Sicilia, gli interventi contro il dissesto idrogeologico, il progetto Casa Italia. Ma dire un no ideologico perchè lo propose Berlusconi mi fa scappare un sorriso. Ricordiamoci che se il ponte non andrà in porto dovremo pagare delle penali»).
Il riferimento alle penali, fatto da Renzi, dando per scontato che siano rilevanti (progetto di legge presentato nel marzo scorso: serve una legge per superare la "caducazione" della norma Monti, una norma che reinserisca il Ponte tra le infrastrutture prioritarie nazionali. Il Pdl Lupi suggerisce anche di fare il presidente Anas commissario straordinario modello Napoli-Bari (potrebbe essere al suo posto l'Ad di Rfi o di Fs), dandogli l'incarico di rifare un'analisi aggiornata costi-benefici e poi di aggiornare il progetto definitivo di Eurolink per portarlo al Cipe. Il Pdl di Lupi - ha già deciso la conferenza dei capigruppo - sarà in aula a metà dicembre per la discussione.