Urbanistica

«Case green»: obblighi per 1,8 milioni di edifici: tutte le novità

Dagli obiettivi di miglioramento della classe energetica alle eccezioni: cosa cambia in otto punti

di Giuseppe Latour

Classe energetica E entro il 2030 e classe D entro il 2033. Il target di riqualificazione indicato per gli edifici residenziali è l’elemento più caratterizzante della proposta di revisione della direttiva europea sulle performance energetiche degli edifici (Epbd). L’indicazione è di agire prioritariamente sul 15% degli edifici più energivori, che andranno collocati nella classe energetica più bassa, la G. In Italia si tratta di circa 1,8 milioni di edifici residenziali (sul totale di 12 milioni). Con uno sforzo che, secondo le stime dell’Ance, dovrà essere superiore a quello messo in campo con il superbonus.

Energia: nuovi obblighi per gli impianti solari

Con la direttiva l’installazione di impianti a energia solare diventa centrale, salvo il caso nel quale l’installazione non sia tecnicamente idonea e funzionalmente fattibile. Dal recepimento della direttiva Epbd questi impianti diventeranno obbligatori in tutti i nuovi edifici pubblici e i nuovi edifici non residenziali. Poi, entro il 31 dicembre del 2026, l’obbligo scatterà su tutti gli edifici pubblici e sugli edifici non residenziali esistenti.
E così via, fino alla scadenza del 31 dicembre 2032 quando l’obbligo scatterà per tutti gli edifici sottoposti a ristrutturazioni importanti.

Le caldaie: limiti per i bonus e per le installazioni

Per le caldaie la Epbd indica un obiettivo già per il 2024: il divieto di agevolazioni per l’installazione di apparecchi alimentati a combustibili fossili. Proprio il tema delle caldaie torna in diversi punti del testo.
Il principio è che sia per i nuovi edifici che per quelli esistenti in fase di ristrutturazione, a partire dal recepimento della direttiva scatterà il divieto di utilizzare sistemi di riscaldamento a combustibili fossili. Proprio le caldaie a gas. In questi limiti, però, non rientrano i sistemi ibridi e le caldaie certificate per funzionare con combustibili rinnovabili.

I finanziamenti: sostegni per i lavori da definire meglio

Un lungo passaggio del testo della direttiva Epbd sollecita una struttura di sostegno finanziario efficace per gli interventi di ristrutturazione che, altrimenti, rischiano di restare solo sulla carta. Una struttura che potrebbe anche «includere la creazione di un Energy performance renovation fund», mettendo così al centro ancora una volta i fondi europei. Quello dei sostegni finanziari è uno degli elementi che, secondo diverse parti, dovranno trovare una maggiore definizione durante le prossime fasi di discussione del testo.

Gli altri immobili: tempi più stretti per gli edifici Zeb

Nel testo non si parla solo di edifici residenziali, ma anche di altre tipologie di immobili. Quelli non residenziali e di proprietà pubblica dovranno raggiungere la classe E dal 2027 e la classe D a partire dal 2030. Nella direttiva approvata ieri, però, si parla molto anche di edifici nuovi anticipando, rispetto al testo della Commissione, l’obbligo di realizzare edifici a zero emissioni (Zero energy buildings, Zeb). Già a partire da gennaio del 2026, l’obbligo scatterà per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà di enti pubblici. Negli altri casi la scadenza è fissata per il 2028.

Le eccezioni: deroghe fino a 2,6 milioni di case

Possono essere esentati gli edifici protetti di particolare pregio storico e architettonico, i luoghi di culto, gli edifici temporanei, le seconde case, gli immobili autonomi con una superficie inferiore ai 50 metri quadri. Ancora, possono essere esentati gli edifici di edilizia residenziale pubblica. I Paesi membri potranno chiedere di adattare i target europei per particolari categorie di edifici residenziali, per ragioni di fattibilità tecnica ed economica. Con questa clausola si potranno prevedere deroghe fino a un massimo del 22% degli immobili. In Italia si tratta di circa 2,6 milioni di edifici, su un patrimonio di 12 milioni di fabbricati.

Palazzi storici: immobili vincolati, ora eccezioni più forti

Tra i pochi emendamenti portati dal Parlamento al testo della commissione Itre, due si sono concentrati sugli edifici vincolati. Rafforzando le deroghe a loro favore. Gli Stati membri possono decidere di «non applicare» la direttiva «agli edifici ufficialmente protetti in virtù dell’appartenenza a determinate aree o del loro particolare valore architettonico o storico». Inoltre, si prevede che la ristrutturazione dei monumenti «sia effettuata conformemente alle norme nazionali di conservazione». Quindi, non subisca gli effetti della direttiva.

I tempi: ora parte il trilogo, due anni per recepire

Ora la direttiva si avvia al trilogo, la fase di negoziato tra le istituzioni europee. Non ci sono tempi definiti per questa fase, anche se il relatore della direttiva in Parlamento, l’irlandese Ciaran Cuffe ha detto di sperare in una chiusura entro la fine della presidenza di turno svedese. Quindi, entro giugno del 2023. Una volta che la direttiva sarà entrata in vigore, i paesi membri avranno a disposizione due anni per recepirla, attuando le diverse norme e integrandole con il proprio sistema di regole.

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