Extracosti, 2023 senza paracadute per le opere pubbliche
A dicembre compensazioni e adeguamento prezzi scadono, proroga da valutare
Fra gli effetti dell'inflazione che hanno un impatto diretto sull'economia reale e sui conti pubblici ci sono gli extracosti dei cantieri per le opere infrastrutturali, Pnrr o non Pnrr che siano. All'origine prima i rincari di materie prime e materiali da costruzione, poi i rincari energetici. Gli interventi messi in campo dal governo Draghi con il decreto legge Aiuti (articolo 26, commi 7 e 7-bis, del Dl 50/2022) compensano i costi aggiuntivi dei lavori pubblici svolti fino alla fine del 2022 con un fondo che vale complessivamente 3 miliardi e 20 milioni. Poi, per il 2023, l'intervento si interrompe bruscamente: nessun paracadute per i lavori realizzati dopo il 31 dicembre 2022. Sarà compito della legge di bilancio (o dei decreti collegati) decidere quindi se eventualmente prorogare il fondo. O intervenire con nuove misure. O lasciare il settore nell'incertezza. Recentemente l'Ance, l'associazione nazionale dei costruttori, ha calcolato in 5 miliardi gli extracosti anticipati dalle imprese per mandare avanti i cantieri e soprattutto ha lanciato l'allarme sulla lentezze delle procedure di ristoro e sul quadro di incertezze che si profila per il prossimo anno.
Anche per il Pnrr la partita degli extra costi è decisiva per evitare che il piano si fermi. Oltre ad aver destinato specificamente alle opere del Pnrr (ma anche del Piano nazionale complementare) 1,7 miliardi dei 3.020 milioni per i lavori in corso nel 2022, lo stesso decreto legge 50 ha stanziato 7,5 miliardi da qui al 2026 per coprire gli extracosti delle gare Pnrr che si devono svolgere entro il 31 dicembre 2022. In seguito all'aggiornamento dei prezzari, imposto dallo stesso decreto per luglio, sono emersi infatti i costi aggiuntivi che avevano portato nella prima metà dell'anno al rinvio di molte gare. Anche in questo caso, però, le risorse compensative previste dal decreto legge si fermano al 2022 e addirittura dal 1° gennaio 2023 verranno meno anche gli aggiornamenti dei prezzari che sono considerati straordinari e temporanei. Ora è in corso, soprattutto da parte delle grandi stazioni appaltanti, come Rete ferroviaria italiana (Rfi) una corsa per portare al traguardo tutte le gare previste recuperando i ritardi dei mesi scorsi e rimettere in carreggiata il Pnrr per l'anno 2022.
Ma il rischio è che - senza un quadro normativo che preveda una forma di revisione prezzi - nel 2023 si ripetano gli stessi rallentamenti, con un Pnrr già affaticato sul piano infrastrutturale. Il nuovo governo valuterà se inserire nella legge di bilancio un paracadute. Di fronte a un perdurare delle difficoltà, potrebbe anche aprirsi a Bruxelles una partita per chiedere proroghe su termini e scadenze relativi a specifici progetti. Il 2023 è infatti l'anno in cui il Pnrr italiano passa da una prevalenza di riforme e di interventi preparatori all'accelerazione degli investimenti. La commissione Ue ha fatto già capire di essere disponibile a valutare la concessione di tempi più lunghi ma solo a fronte di esigenze motivate e documentate.