Comuni, Giorgetti apre all’addio ai tetti alla spesa di personale
Il ministro all’assemblea Anci: «Alleggerire i vincoli, soprattutto nei piccoli enti». In bilico i limiti parametrati alle uscite 2008. Con Amco «gestione più efficace dei crediti», ok dai sindaci
Nonostante la solita valanga di emendamenti che ieri ha invaso la commissione Bilancio al Senato, il passaggio parlamentare della manovra non contempla rivoluzioni dell’impianto approvato dal Governo a metà ottobre. Qualche novità si farà però strada nella griglia stretta dei saldi di finanza pubblica. E fra i beneficiari dei correttivi potrebbero entrare anche i Comuni.
Nel suo intervento di ieri alla giornata conclusiva dell’Assemblea nazionale Anci di Bologna, Giancarlo Giorgetti è andato dritto su uno dei temi più sentiti dagli amministratori locali quando ha spiegato che «il Governo condivide la necessità di alleggerire i vincoli alla spesa per il personale». L’ottica proposta dal ministro dell’Economia mette al centro prima di tutto «i piccoli Comuni», che nel suo ragionamento tornano prioritari altre cinque volte: per contrastare lo spopolamento delle aree interne, sostenere gli investimenti locali dopo il Pnrr, aprire l’accesso paritario ai finanziamenti Ue, tamponare la carenza dei segretari comunali e rilanciare le gestioni associate.
Ma una partita cruciale si gioca appunto sul personale. E al centro del confronto con i sindaci arriva la proposta di abolire due vecchi tetti di spesa che imbrigliano la gestione degli enti locali. Ai non addetti ai lavori potrà sembrare strano, ma nell’ordinamento italiano sopravvive una coppia di regole che impedisce ai Comuni con più di mille abitanti di superare la spesa media di personale del 2011-2013, e agli enti più piccoli (sono 2.012, più del 25% dei municipi italiani) chiede addirittura di mantenersi sotto i livelli registrati nel 2008.
Questi limiti sono sopravvissuti fin qui come una sorta di fossile normativo, reso gestibile solo dalla lunga flessione degli organici comunali che ha ridotto la spesa. Ma negli ultimi tempi il Governo ha provato a invertire la rotta, e nel decreto Pa di marzo ha aperto a un aumento potenzialmente forte dei fondi del salario accessorio, che però ora spesso si scontra contro i vecchi tetti. L’Anci ha inserito la loro abolizione fra i 16 emendamenti «fondamentali e prioritari» proposti per la legge di bilancio. In questa fase di difesa dei conti dalle pressioni generalizzate, il ministro ovviamente non dispensa certezze; ma indica esplicitamente l’ipotesi che «il primo passo» fatto in manovra possa «essere ampliato o migliorato».
L’altro fronte caldo rilanciato da Giorgetti è la riscossione, con l’ingresso in campo di Amco per la parte coattiva in particolare nelle amministrazioni in difficoltà. La misura punta a «garantire una gestione più efficace dei crediti con strumenti moderni e responsabilità», rimarca Giorgetti, attribuendo all’intervento una funzione di spinta «all’autonomia finanziaria dei Comuni», che «si misura anche nella capacità di gestire le entrate e di riscuotere i tributi con efficienza ed equità». Il dossier per ora è ai primi passi, perché in manovra è delineata una cornice che andrà riempita di contenuti con il decreto attuativo da scrivere in fretta entro il 1° marzo.
Ma fra gli amministratori si registrano aperture importanti, come quella di Alessandro Canelli, sindaco leghista di Novara ma soprattutto presidente dell’Ifel e delegato alla finanza locale dell’Anci: «Sul percorso siamo perfettamente d’accordo - dice - perché i risultati dell’agente nazionale della riscossione non sono soddisfacenti e con una spesa corrente sempre più in tensione il tasso di incassi va migliorato».
«Con il Governo c’è un confronto franco e leale, a volte aspro ma sempre costruttivo», ha ribattuto il presidente dell’Anci Gaetano Manfredi, chiudendo un’assemblea nazionale da record con oltre 5mila sindaci presenti e 20mila persone accreditate. E le trattative proseguiranno soprattutto sul «problema dei tetti al personale che grida vendetta, perché ci sono figure come gli educatori degli asili nido e i vigili urbani che non possono rientrare in questi limiti».
Sul piano politico, il frutto principale della tre giorni dei sindaci può essere individuato nel ritorno al centro del dibattito del tema casa, rilanciato come «basilare» anche dal Capo dello Stato Sergio Mattarella nelle sue riflessioni bolognesi. Un po’ di benzina per l’avvio effettivo del Piano può arrivare dalla revisione dei fondi di coesione. Ma sul punto c’è da registrare una certa freddezza delle Regioni, sottolineata dal ministro per il Pnrr Tommaso Foti: «Finora ho ricevuto dalle Regioni richieste di rimodulazione per 400 milioni, è troppo poco», ha detto Foti, promettendo che «faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per evitare che una parte dei fondi destinati all’housing sociale rimanga inutilizzata mentre la domanda cresce». Anche perché «non ci sarà un altro canale Pnrr a cui attingere», ha avvertito, con l’obiettivo esplicito di spegnere «aspettative non dette, come l’idea che in futuro possano arrivare ulteriori risorse».







