Imprese

Hera mette sul tavolo 4,1 miliardi - Entra nel vivo la partita del rinnovo

Nel nuovo piano al 2026 investimenti in rialzo del 53%, per il Mol target a 1,5 miliardi

di Cheo Condina

Il gruppo Hera lancia il piano industriale al 2026 mentre, tra i grandi soci, sono già partite le grandi manovre per il rinnovo del cda, in scadenza con l’assemblea di fine aprile. Ieri la multiutility bolognese ha presentato un business plan che prevede un margine operativo lordo a fine piano di circa 1,5 miliardi dagli 1,285 del preconsuntivo 2022 (oltre le attese), in aumento principalmente grazie a crescita organica ed M&A, mentre gli investimenti complessivi supereranno 4,1 miliardi (+53% rispetto agli ultimi cinque anni), «con importanti progettualità volte a promuovere l'economia circolare, la transizione energetica e la resilienza delle reti».

Soddisfazione anche per gli azionisti, anche se ieri il titolo ha chiuso debole (-0,2% a 2,71 euro) visto che è stimato un dividendo in ulteriore crescita fino a 15 centesimi per azione nel 2026 (+25% dall'ultima cedola pagata) mentre per il 2022 il cda proporra all’assemblea la distribuzione di 0,125 euro (dai precedenti 0,12 cent).

Quella stessa assemblea sarà chiamata a nominare il nuovo board. Il presidente esecutivo Tomaso Tommasi di Vignano, sulla tolda di comando dal 2002, come riferito da Radiocor, avrebbe dato la propria disponibilità per un nuovo mandato triennale, ma i giochi sono aperti. La governance di Hera ha già subìto uno scossone non irrilevante l’anno scorso, quando il Ceo Stefano Venier è stato “chiamato” a guidare Snam, peraltro in un momento chiave per le politiche italiane ed europee degli approvvigionamenti gas. Al suo posto è stato nominato l’ex numero uno di Trenitalia Orazio Iacono, che in questi mesi ha progressivamente preso dimestichezza con l’azienda. Alcuni soci, forse, avrebbero preferito una soluzione “interna” per sostituire Venier, ma la designazione dell'ad spetta – stando al patto di sindacato della multiutility - al Comune di Bologna (primo azionista con l'8,4% del capitale) e alla fine è così maturata l'opzione Iacono.

La designazione del presidente è invece prerogativa dei soci dell'area Romagna, anche se per entrambe le cariche è prevista una consultazione preventiva tra le due parti del patto. Come si tradurrà tutto ciò sulla scelta del nuovo presidente? Difficile dirlo, anche perché i giochi, come detto, sono aperti. Tommasi, uomo azienda che guida Hera fin dalla nascita della multiutility, avrebbe dato la disponibilità a un nuovo mandato, ma il dibattito tra i soci romagnoli è appena iniziato e nulla può essere dato per scontato, anche se la conferma del manager classe 1947 appare al momento lo scenario più plausibile.

Del resto è stato lo stesso Tommasi, ieri, a illustrare con convinzione il nuovo piano al board e agli azionisti, sottolineando che «la crescita dei dati preconsuntivi dell'anno appena chiuso conferma la resilienza» di Hera e che la nuova strategia di sviluppo punta sul “know how distintivo in tema di circolarità, efficienza e transizione energetica per soddisfare la rapida crescita della domanda dei clienti sempre più sensibili al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale». Clienti energy che, da business plan, dovrebbero arrivare a quota quattro milioni, in crescita del 16% rispetto al 2021. «La nostra strategia di sviluppo poggia su solide basi ed è volta a conquistare maggiori livelli di efficienza, potenziare tutti i servizi gestiti e aumentare la resilienza e la digitalizzazione delle nostre infrastrutture, affiancando i territori serviti nella transizione ecologica, anche con l'ausilio dei fondi del Pnrr», ha aggiunto l'ad Iacono.

La positiva generazione di cassa prevista nell’arco di piano – ha sottolineato la società - «sarà in grado di coprire il piano di investimenti, riportando progressivamente la leva finanziaria al di sotto della soglia delle tre volte, con l'obiettivo di arrivare a 2,8 volte al 2026 mentre l'utile netto per azione è previsto in crescita di oltre il 3% medio annuo».

Ciò in attesa di avere un quadro più chiaro del 2022 che per il settore utility è stato certamente un anno complesso. Hera approverà il progetto di bilancio definitivo nel cda del prossimo 21 marzo. Da verificare, l'evoluzione del capitale circolante netto che allo scorso 30 settembre – in un momento di fortissimo rialzo delle commodity – era balzato a 910 milioni, dai 2 milioni di fine 2021.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©