Investimenti, servizio idrico, Zes e rigenerazione urbana: ecco il nuovo decreto sul Pnrr
Oggi in Cdm. Il governo tenta l'accelerazione sull'attuazione del Pnrr: all'esame del Consiglio dei ministri
Il governo tenta l’accelerazione sull’attuazione del Pnrr: oggi andrà all’esame del Consiglio dei ministri il decreto legge che aiuterà i ministeri a raggiungere i 51 target e milestones previsti per il 31 dicembre 2021. Ancora stanotte si è lavorato per mettere a punto il Dl durante la riunione di preconsiglio. Il testo in entrata prevedeva 42 articoli che spaziavano dal turismo agli investimenti ferroviari, dal piano idrico e di dissesto idrogeologico alle Zes, dalla rigenerazione urbana all’efficientamento energetico, dalle scuole innovative al collegamento delle imprese alla piattaforma digitale nazionale dati, dai fabbisogni standard alla modifica della normativa antimafia. Fra le misure anche quella all'articolo 9 per la spending review che prevede l’istituzione di un nuovo Comitato scientifico per le attività inerenti alla revisione delle spesa.
Sarà affidata a Difesa Spa, società controllata dal ministero della Difesa, la procedura di gara per la costituzione del Polo strategico nazionale che dovrà ospitare in modalità cloude i dati più sensibili della Pa. Nasce con una dotazione fino al 2026 di circa 500 milioni il «Fondo per la Repubblica digitale» per progetti rivolti alla formazione e all’inclusione digitale con l'obiettivo di aumentare le competenze tecnologiche della popolazione.
Sul fronte del Mezzogiorno, il nuovo decreto prova a sbloccare l’empasse in cui versano le Zone economiche speciali con la creazione di uno sportello unico digitale dove far confluire tutte le autorizzazioni. Nelle more della costituzione del nuovo sportello, gli investitori potranno rivolgersi agli sportelli unici per le attività produttive.
Per il sostegno delle imprese turistiche il decreto autorizza la costituzione di un “Fondo dei Fondi” denominato «Fondo Ripresa Resilienza Italia» del quale lo Stato Italiano è contributore unico e la cui gestione è affidata alla Banca Europea per gli Investimenti, con una dote di 773 milioni di euro.
Ricco anche il pacchetto per l’attuazione dei progetti legati a università e ricerca. Si sbloccano gli importi delle borse di studio e i requisiti di eleggibilità per l'accesso alle stesse bypassando il decreto legislativo del 2012 e prevedendo che per tutto il periodo del Pnrr sia il ministro dell’Università a fissare questi valori con proprio decreto. Il ministero, poi, viene autorizzato, nel limite di spesa di 10 milioni per l’anno in corso, ad acquisire servizi professionali di assistenza tecnica per la trasformazione digitale e per la cybersicurezza in grado di garantire monitoraggio e controllo degli investimenti. Arrivano anche misure ad hoc per ulteriori criteri per l’adeguamento delle classi di laurea e una semplificazione e digitalizzazione delle gare per la costruzione di alloggi per studenti.
Per le imprese arriva il contraddittorio per il rilascio dell’interdittiva antimafia. In sostanza l’azienda avrà venti giorni di tempo per presentare osservazioni scritte al prefetto che ha comunicato la presenza di elementi sintomatici di tentativi di inflitrazione mafiosa.
Intanto una circolare della Ragioneria detta ai ministeri le istruzioni tecniche per la redazione dei bandi dei progetti del Pnrr. Le amministrazioni centrali dello Stato dovranno tenere conto di alcuni vincoli nella selezione dei progetti e nella scrittura dei bandi: non solo dovranno essere sempre inseriti «gli indicatori da utilizzare per indicare il contributo alla realizzazione dei target della misura» e la clausola di rispetto del principio Dnsh del «non arrecare danno significativo» all'ambiente, ma in tutti i casi in cui saranno applicabili vanno previste le clausole sulla parità di genere, sulle politiche per i giovani e la quota per il Sud. Per donne e giovani, la clausola può tradursi – come già successo in alcuni bandi di Rete ferroviaria italiana – in quote minime di assunzione. I ministeri dovranno inoltre realizzare una «programmazione di dettaglio (o cronoprogramma delle azioni)» che per ciascuna misura definisca le fasi chiave dei percorsi attuativi in modo da «verificare che le attività previste in sequenza assicurino la effettiva realizzabilità di milestone e target corrispondenti entro le scadenze concordate a livello europeo» e da «monitorare in itinere il corretto avanzamento dell'attuazione per la precoce individuazione di scostamenti e la messa in campo di azioni correttive».