Appalti

Multiutility, maxi-cedola da mezzo miliardo ai soci pubblici

Mezzo miliardo di euro. A tanto ammonta la maxi cedola che quest’anno, nonostante l’esplosione del Coronavirus, le principali multiutility italiane (quotate e non) corrisponderanno ai propri soci pubblici, addirittura con un aumento del 10% circa rispetto all’anno scorso. Un contributo non da poco se si pensa da una parte alle cancellazioni (o rinvii in autunno) dei dividendi 2019 di molti big della Corporate Italia e dall’altra parte al fatto che saranno proprio gli utili delle ex muncipalizzate a puntellare, nei prossimi mesi, i bilanci locali già duramente provati dalla pandemia. I numeri più elevati, paradossalmente, arrivano dalle due società che, a breve, vedranno un ricambio dei vertici: A2A, in cui Marco Patuano e Renato Mazzonicini prenderanno il posto rispettivamente del presidente Giovanni Valotti e dell’ad Valerio Camerano, distribuirà 60 milioni a testa ai Comuni di Milano e di Brescia; Acea, il cui Ceo Stefano Donnarumma passerà alla guida di Terna, contribuirà al bilancio di Roma con quasi 85 milioni.

In tutto, come riportato da Radiocor, le grandi municipalizzate italiane prese in considerazione hanno realizzato nel 2019 un utile netto consolidato complessivo di 1,58 miliardi (al netto delle partite straordinarie) e un fatturato di oltre 23 miliardi. Il calcolo tiene conto dei dati di bilancio di 11 società, tra cui le Big Four (A2A, Hera, Iren e Acea), oltre ad Acsm-Agam e Ascopiave, e alle non quotate Agsm Verona, Aim Vicenza, Compagnia Valdostana delle Acque (per la quale non sono ancora disponibili i numeri 2019 ma si possono ipotizzare in linea con l’anno precedente), l’altoatesina Alperia e la trentina Dolomiti Energia. Praticamente per tutte le società, grazie a un mercato energetico che l’anno scorso è stato favorevole a livello di prezzi e di produzione (anche se sono venuti meno incentivi sul fronte ambientale), i profitti sono cresciuti rispetto al 2018. Il tutto si tradurrà in un aumento della remunerazione degli azionisti pubblici, visto che nessuna delle società in questione, fino ad oggi, ha annunciato o ventilato un rinvio della cedola (e viste le esigenze di cassa delle amministrazioni, verrebbe da dire, sarà molto difficile che ciò accada). Già la prossima settimana, mercoledì 29, le assemblee di Hera e Iren delibereranno la distribuzione delle cedole: la prima corrisponderà, tra gli altri, al Comune di Bologna oltre 13 milioni, la seconda pagherà a Genova e Torino rispettivamente 22,5 e 16,5 milioni; poi, il 13 maggio, toccherà ad A2A che - come detto - staccherà un dividendo da 60 milioni a testa a Milano e Brescia.

I numeri: su un utile consolidato complessivo di 1,58 miliardi, i cda delle grandi multiutility hanno proposto cedole per 862 milioni (un payout neppure troppo elevato anche se, in realtà, il calcolo andrebbe svolto riferendosi al bilancio civilistico). Di questi 497,8 milioni, il 57% circa, andranno ai soci pubblici e la restante parte al mercato, comunque una fetta da non trascurare considerato che le azioni di questo segmento sono spesso nei portafogli dei risparmiatori, messi a dura prova dai recenti ribassi di Borsa che, peraltro, hanno fatto impennare i dividend yield delle azioni stesse.

Certo, il 2020 sarà probabilmente un’altra storia ma è pur vero che la diversificazione delle multiutility, con una prevalenza più o meno rilevante di business regolati, continuerà a sorreggere i loro bilanci mentre proseguono le operazioni straordinarie che consolideranno il settore aumentandone l’efficienza. Dopo la maxi joint venture firmata a dicembre tra Hera e Ascopiave e dopo che A2A ha inserito l’ultimo tassello del mosaico lombardo firmando un accordo con la brianzola Aeb, l’attenzione è tutta sul Veneto, dove la stessa A2A sta trattando una maxi alleanza con Agsm Verona e Aim Vicenza. Le discussioni sono nel vivo ma i punti da definire sono numerosi: sul dossier sono comunque attesi sviluppi a breve.

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