Preventivi 2020-22, la Corte dei conti «bacchetta» la Calabria su 12 criticità
Eccepita la mancata approvazione del piano degli indicatori e dei risultati attesi di bilancio e di quelli di investimento per il settore sanitario
Non solo sanità. La Regione Calabria, oltre che essere costretta a navigare nella bufera di un sistema della salute erogata che non ha, è costretta a sopportare la grandinata delle criticità mosse dalla Corte dei conti di Catanzaro. Ciò in relazione al bilancio di previsione per il triennio 2020-2022. Dodici le criticità alcune gravi. Altre meno.
Una delibera, quella adottata dalla Sezione regionale di controllo di Catanzaro al n. 199, che è stata depositata il 29 ottobre scorso e in si dimostra di trovarsi di fronte a una Regione che continua a perseverare nella nebulosità dei propri bilanci. É da decenni che è così. É forse giunto il tempo di cambiare metodo, cominciando con il rinnovare tutto.
Allorquando accadono cose simili, a cominciare dalla mancata adozione del bilancio preventivo economico consolidato del Servizio sanitario regionale, c'è davvero da preoccuparsi. Specie quando emergono di recente le mancate approvazioni di bilanci, in alcune Asp (Reggio Calabria in primis), addirittura dal 2013 e quanto alla gestione accentrata regionale dal 2015.
Non solo. C'è da mettersi le mani nei capelli quando vengono formalmente eccepiti, al di là dei sottolineati ritardi nell'approvazione dei documenti finanziari:
• la mancata approvazione e, quindi, la non adozione del «piano degli indicatori e dei risultati attesi di bilancio» (articoli 18-bis e 41 del Dlgs 118/2011) e di quelli di investimento per il settore sanitario (articolo 25, comma 1 bis, del Dlgs 118/2011);
• la non approvazione del Piano annuale delle assunzioni 2020;
• l'assenza della valutazione della congruità del Fondo rischi per contenziosi, che si suppone invero non affatto valorizzato con la dovuta cautela;
• la penuria di accertamenti e riscossioni, tributarie e non, rispetto alle previsioni, nonché dei crediti vantati nei confronti dei Comuni per idrico e rifiuti;
• la carenza di rappresentazione degli obiettivi delle partecipazioni societarie possedute (articolo 20 del Dlgs 175/2016) di alcune delle quali invero si sa poco o nulla;
• l'incongruenza degli strumenti economici regionali afferenti all'ambito della sanità e un certo disordine nella definizione degli strumenti di natura contrattuale regolativi dei rapporti con i dirigenti e gli erogatori delle prestazioni sociosanitarie. Questi ultimi spesso lasciati liberi di non sottoscrivere nulla ovvero di farlo fuori tempo massimo senza che il reiterato inadempimento abbia inciso nei loro rapporti, intrattenuti in base all'articolo 8-quinques del vigente testo del Dlgs 502/1992 .
Leggendo tutto questo, sembra quasi di trovarsi in una Regione che si ritiene esente dall'obbligo di concorso all'equilibrio di bilancio della Repubblica (articoli 81, 97, comma 1, e 119, comma 1, della Costituzione) e di ossequio delle leggi vigenti in materia di coordinamento della finanza a pubblica e sistema tributario.
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di Stefano Baldoni (*) - Rubrica a cura di Anutel