Urbanistica

Sanatoria edilizia, legittimo il decadimento del titolo quando non sono state osservate le prescrizioni

Così la recente pronuncia del Tar Abruzzo sul caso di un permesso rilasciato dal Comune con l'obbligo di realizzare le opere entro un anno

di Massimo Frontera

È legittimo il provvedimento con il quale il Comune ha dichiarato decaduto il permesso di costruire in sanatoria per l'inosservanza della condizione di completare alcune opere specifiche entro un certo tempo. Lo ha affermato il Tar Abruzzo nella recente pronuncia della Prima Sezione (Pescara), pubblicata lo scorso 12 marzo (n.111/2022). La sentenza riguarda una vicenda complessa e stratificata nel tempo.

Nel caso in questione, il permesso edilizio in sanatoria è stato concesso (nel 2013) a patto di realizzare, entro un anno, un intervento di ripristino di un canale di deflusso di acque meteoriche sul terreno del proprietario. Il parziale interramento e canalizzazione del tratto idrico era stato anni prima (2002) oggetto di una prescrizione da parte del Comune all'atto della richiesta del permesso di costruire per un intervento edilizio di demolizione e ricostruzione. L'intervento edilizio è stato completato, ma le prescrizioni relative alla conduttura sono state realizzate in modo improprio - come emerso dalla perizia del tribunale amministrativo - peggiorando di fatto la situazione, a causa della modalità dell'intervento e del tipo di tubature utilizzate.

La presenza di acque stagnanti in parte contaminate da scarichi fognari ha rallentato la realizzazione e ha impegnato il proprietario in un confronto con le istituzioni. Nel 2006-2007 la realizzazione di un bypass idrico da parte della provincia aveva forse scoraggiato il proprietario dall'intervenire. Ma il successivo collasso dell'intervento realizzato - anch'esso malamente - dalla Provincia ha riportato l'attenzione sul mancato intervento prescritto al proprietario da parte del Comune. Così il termine del permesso in sanatoria per la realizzazione delle opere (inclusa una sospensione chiesta e ottenuta dal Comune) è stato ampiamente superato. E, pertanto, il Comune, nel 2017, ha segnalato al privato la decadenza del permesso di costruire in sanatoria; e successivamente ha emesso l'ordinanza di rimessa in pristino.

LA PRONUNCIA DEL TAR ABRUZZO

Secondo i giudici, lo sviluppo della vicenda - sulla quale è stata necessaria appunto una perizia di un tecnico - non ha mai fatto venir meno l'obbligo per il proprietario di completare gli interventi cui era condizionata, fin dall'inizio (2002), l'originaria concessione edilizia, come pure il permesso in sanatoria del 2013. Se mai, dagli approfondimenti del tecnico incaricato, non è emersa nessuna intenzione dei proprietari di proseguire i lavori. Pertanto, il Tar ha respinto il ricorso dei privati, condannandoli anche al pagamento integrale delle spese.

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