Imprese

Ddl Concorrenza, pressing alla Camera contro gli obblighi di gara per il trasporto pubblico locale

Pd, M5S, Fi e Lega spingono per tornare all’in-house del quadro Ue. No Antitrust

di Carmine Fotina

Tutti gli occhi o quasi sono puntati sulla riforma dei taxi, con uno sciopero incombente che rischia di paralizzare le città il 5 e il 6 luglio. Ma intanto il disegno di legge per la concorrenza, di cui è iniziato l’esame alla Camera, potrebbe riservare sorprese significative su un punto centrale delle riforme che ci chiede la Commissione europea.

Ancora una volta si tratta dei servizi pubblici locali (tema già ritoccato al Senato) e più precisamente del trasporto pubblico locale (Tpl). Il pressing della maggioranza parlamentare per modificare l’articolo 9, cancellando i riferimenti agli obblighi di messa a gara del servizio, emerge con limpidezza nel fascicolo degli emendamenti. Ed è un punto delicatissimo anche a detta dei due relatori in commissione Attività produttive, Gianluca Benamati del Pd e Barbara Saltamartini della Lega.

Sul Tpl è stata presentata una serie di emendamenti fotocopia da deputati di Pd, M5S, Lega, Forza Italia e, per l’opposizione, Fratelli d’Italia. la proposta è di sostituire, all’articolo 9 del Ddl, il riferimento alle «procedure ad evidenza pubblica» con le «procedure conformi» al regolamento europeo 1370/2017 sul servizio pubblico di trasporto. Di conseguenza, anche il riferimento ai bandi di gara sarebbe sostituito con l’avviso di «pre-informazione» dello stesso Regolamento. In sostanza la maggioranza - con l’esclusione di Italia Viva, mentre Leu chiede direttamente la soppressione dell’articolo - intende rimettere il Tpl sotto l’ombrello del regolamento Ue che consente di procedere all’affidamento diretto (“in-house”), in alternativa alla gara, purché con una anno di anticipo sia dato annuncio della scelta con avviso pubblico sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione. Tra i deputati, ed è un tema di cui si inizierà a discutere in questi giorni anche tra relatori e governo, si fa in sostanza cenno al rischio che l’attuale articolo 9 si configuri come una sorta di “gold plating”, una regolazione superiore a quella minima richiesti a livello Ue.

L’attuale articolo 9, riassumendo, prevede che le Regioni debbano attestare entro il 31 maggio di ciascun anno la pubblicazione, entro il 31 dicembre dell’anno precedente, dei bandi di gara oppure l’avvenuto affidamento, con procedure di evidenza pubblica, dei servizi di trasporto pubblico locale e regionale con scadenza nell’anno di trasmissione dell’attestazione. Una norma che tra l’altro, come ribadito in audizione al Senato, l’Antitrust vorrebbe fosse ulteriormente rafforzata in riferimento alle sanzioni cioè alla decurtazione del Fondo Tpl.

Il trasporto pubblico locale, come la delega al governo per il riordino del settore dei taxi e del noleggio con conducente, fa parte del pacchetto di articoli del Ddl concorrenza che, in base all’accordo tra governo e maggioranza, non sono stati affrontati al Senato ma sono stati lasciati all’esame dei deputati. Nella lista ci sono anche gli articoli che riguardano le deleghe al governo sulla semplificazione per le attività di impresa e i relativi controlli e quelli sulle tlc e le reti a banda ultralarga e sull’estensione dell’obbligo di risarcimento diretto nell’Rc auto alle compagnie europee.

Ieri in commissione Attività produttive è stata dichiarata l’inammissibilità di circa 60 degli oltre 410 emendamenti presentati e in questi giorni entreranno nel vivo le riunioni tra relatori e governo per costruire le intese che dovranno portare a una riformulazione degli articoli condivisa dalla maggioranza. Molto dipenderà dalla discussione su Tpl e taxi ma, secondo il relatore Benamati, anche coinvolgendo il più possibile l’opposizione, si può impostare una tabella di marcia che porti a iniziare le votazioni tra la fine della prossima settimana e l’inizio di quella successiva. In modo da rispettare il termine del 18 luglio, votato dall’assemblea di Montecitorio anche su richiesta dell’esecutivo, per portare il provvedimento in Aula, dove dovrebbe essere approvato entro il 22 luglio. Resterebbe poi da portare al traguardo una terza lettura al Senato, ma che sarebbe a quel punto solo una formalità.

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