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Naddeo (Aran): smart working regolato nei contratti, ora tocca agli enti metterlo in pratica

Occorre implementare il lavoro agile in nuove organizzazioni e orientare le amministrazioni agli obiettivi

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di Daniela Casciola

Lo smartworking, inizialmente adottato come misura di emergenza durante la pandemia, si sta trasformando in una modalità ordinaria di organizzazione del lavoro. I contratti collettivi del pubblico impiego firmati nei mesi scorsi hanno regolamentato il lavoro agile e il lavoro da remoto. «Ora spetta alle singole amministrazioni fare un passo avanti e metterlo in pratica». Questa la posizione di Antonio Naddeo, presidente dell'Aran, che apre al lavoro agile nella Pa riconoscendo che l'adozione generalizzata dello smart working può offrire numerosi vantaggi, tra cui maggiore flessibilità, riduzione dei costi operativi, miglioramento dell'equilibrio tra lavoro e vita privata, aumento della produttività e attrazione di nuovi talenti.

Naddeo ha ricordato come, per il lavoro da remoto, all'inizio si siano adottate norme che favoriscono alcune categorie, come i lavoratori fragili o i genitori con figli minori di 14 anni, ma ora è il momento di superare questa impostazione.

Occorre implementare lo smartworking in nuove organizzazioni del lavoro e trasformare le amministrazioni in organizzazioni orientate agli obiettivi.

«È il momento di abbracciare questa evoluzione e sfruttare appieno i vantaggi dello smartworking nella pubblica amministrazione. Le dichiarazioni del ministro per la Pa, Paolo Zangrillo, vanno in questa direzione: lavorare sulle organizzazioni delle amministrazioni, sulla definizione degli obiettivi, sul ruolo dei dirigenti, anziché intervenire con obblighi e prescrizioni normative», ha detto il presidente.

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