Urbanistica

Taranto va oltre l’Ilva: per la città progetti da 300 milioni

Partnership pubblico-privati per il recupero di palazzi storici, mobilità sostenibile e infrastrutture in vista dei Giochi del Mediterraneo 2026

di Paola Pierotti

Taranto, città resiliente, sarà uno degli argomenti scelti dal curatore Alessandro Melis per il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia. Taranto che si candida a Capitale della Cultura 2021 con lo stesso Melis nel comitato scientifico. Il tutto con l’orizzonte dei Giochi del Mediterraneo del 2026, per i quali sono previsti interventi di riqualificazione degli impianti di periferia e opere pubbliche, anche per spostare i riflettori dall’ex Ilva a una città capace di affrancarsi alla logica della monocultura dell’acciaio.

«Puntiamo su un piano strategico di transizione che abbia come focus l’ecosistema-Taranto – racconta l’assessore Ubaldo Occhinegro, architetto, classe 1984, con delega ai Lavori pubblici, alle Grandi infrastrutture, alla Smart city – con agevolazioni e misure che favoriscano la diversificazione economica, con partner che investono nell’industria green e in aziende ad alta tecnologia, anche per far ripartire il Porto. Cerchiamo anche partner privati per la residenza e l’hotellerie. Intanto l’amministrazione è partita dal sistema delle infrastrutture, per avviare una rivoluzione della mobilità in un’ottica sostenibile».

Le iniziative del Comune dialogano con quelle dell’autorità portuale che ha avviato una serie di cantieri – tra l’altro illustrati tra pochi giorni al Mipim di Cannes – compreso quello del centro servizi polivalente affacciato sul Mar Grande e firmato da una cordata guidata da T Studio. Migliorare la qualità della vita delle persone e ridurre l’inquinamento: Taranto costruisce il suo programma strategico di rinascita sposando il tema ambientale. Sul recupero della Città Vecchia sono concentrati gli investimenti degli ultimi mesi da parte dell’amministrazione. Fino a 40 anni fa la città vecchia era abitata da 30mila persone, oggi sono duemila: la mancata manutenzione ha favorito crolli e interdizioni al passaggio pubblico. «Il Comune ha acquisito gran parte degli stabili a rischio – racconta l’assessore – e oggi il 70% dell’edilizia residenziale è pubblica. La spesa per il ripristino rimane dunque ingente, anche in considerazione del fatto che il Comune esce da una decina d’anni di dissesto». Da qui l’idea di partire con dei progetti pilota, utilizzando 90 milioni finanziati con delibera Cipe, in seno al Contratto Istituzionale di Sviluppo, per una decina di iniziative chiamate “Invarianti” e delineate nel Piano di Recupero Isola Madre; altri 5 milioni sono stati recuperati attraverso fondi regionali Sisus (Strategia di Sviluppo Urbano Sostenibile) in particolare con interventi sul waterfront Mar Piccolo, su Cantiere Maggese e sullo storico Palazzo Amati; altri 20 per un complesso progetto di recupero dell’edilizia storica per l’housing sociale. Complessivamente il Piano Isola Madre comprende un masterplan di interventi del valore superiore ai 300 milioni, con cantieri previsti dal 2021.

Per quanto riguarda l’edilizia residenziale a canone agevolato il Comune sta lavorando con gli stakeholder locali e nazionali (tra i quali Cdp) e, nei prossimi giorni presenterà strategie di gestione e compartecipazione tra pubblico e privato per questa operazione pilota, che prevede centinaia di alloggi e nuovi servizi di quartiere, in un comparto di edifici attualmente degradato, affacciati sul Mar Piccolo.

Tra le altre operazioni in stato avanzato, il recupero di tre palazzi storici, di cui uno crollato (palazzi Carducci, Troilo e Vico Novelune): diventeranno un polo per le arti, un centro culturale e un edificio ex novo con residenze per studenti e ricercatori. Palazzo Amati diventerà un centro per la ricerca e altri importanti palazzi storici, ora abbandonati, saranno ristrutturati e recuperati a fini turistici con forme di partenariato pubblico-privato. «Per Palazzo D’Ajala Valva, il più imponente dell’isola, saranno investiti 7 milioni pubblici per il restauro – commenta Occhinegro – e sarà fatto un bando per la gestione. La dimora storica di Palazzo Debellis diventerà un impact hub per il coworking e Palazzo Delli Ponti è stato richiesto dal Politecnico di Bari per la scuola di Specializzazione in beni architettonici e monumentali».

Un nuovo corso per Taranto che si apre al mercato: ai grandi investitori, ma anche a chi con un 1 euro fosse interessato a comprare e restaurare gli immobili degradati della città vecchia. Tra le operazioni più attese quella del Palazzo degli Uffici, uno dei più prestigiosi del Borgo Nuovo della città, dove c’è un finanziamento di 25 milioni per convertire l’immobile.

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