Progettazione

Troppe gare «a corpo» sottocosto, le società di progettazione chiedono l'intervento dell'Anac

Il presidente dell'Oice Scicolone segnala a Buia anche le prassi del «doppio ribasso» e l'uso di prezzari non aggiornati

di Mauro Salerno

Dopo l'offensiva delle imprese contro le opere pubbliche mandate in gara senza aggiornare i prezzi all'onda del caro-materiali, la protesta monta anche tra le società di ingegneria. L'Oice, associazione di riferimento delle engineering, ha deciso di sollecitare l'intervento dell'Autorità Anticorruzione, rilevando sul mercato un numero crescente di gare bandite «a corpo», cioè con importo omnicomprensivo e immutabile delle prestazioni professionali richieste nella maggiorparte di casi basato su prezzari non aggiornati, dunque con valori finali sottocosto.

In una lettera inviata ieri al presidente dell'Anac Giuseppe Busia, Scicolone segnala che la prassi crescente di assegnare le gare «a corpo» rischia di avere pesanti ripercussioni anche sugli appalti del Pnrr. Scegliendo questa formula, si legge nella lettera «la stazione appaltante non consente in linea di massima variazioni dei compensi previsti dalla documentazione di gara, che rimangono immutabili anche nell'ipotesi di aumento delle prestazioni in sede di esecuzione del contratto e anche in caso di aumento rilevante dell'importo dei lavori». «Va inoltre considerato a- aggiunge Scicolone - che le suddette criticità possono risultare ampliate nell'ipotesi in cui la stazione appaltante proceda, e spesso succede, ad una sottostima dei lavori oggetto dell'affidamento presi in considerazione per determinare il corrispettivo dovuto». Dunque il problema è doppio: da una parte la sottostima delle prestazioni che poi verranno effettivamente "accollate" ai progettisti, dall'altra la sottovalutazione del valore delle attività con danno duplice per gli operatori economici.

A tutto ciò vanno aggiunte una serie di altre anomalie riscontrate dall'associazione nella quotidiana analisi dei bandi promossi dalle amministrazioni pubbliche. Tra questi c'è per esempio la prassi del «doppio ribasso». In base al quale, per calcolare il costo dei lavori e il conseguente corrispettivo professionale, le Pa applicano all'importo risultante il ribasso medio proposto in sede di gara e poi chiedono ai concorrenti di formulare « le proprie offerte, prevedendo ulteriori ribassi». Da ultimo l'Oice segnala all'Anac «l'erronea applicazione» del decreto Parametri (Dm 17 Giugno 2016), «ad esempio mediante l'applicazione di prezzari non aggiornati che non tengono conto di aumenti dei costi, anche rilevanti, che dovrebbero condurre al riconoscimento di un compenso più elevato».

Tutte situazioni che rischiano di inceppare la macchina degli appalti, facendo scattare ricorsi e contenziosi in gara o fermando i lavori di progettisti e imprese a contratti gìà in corso. Anche le contromisure legali su cui possono far leva le imprese sarebbero spuntati, una volta superato il traguardo della firma del contratto. Si tratta infatti di rimedi che «da un lato devono essere azionati dinanzi al giudice civile, con l'evidente dilatazione dei tempi e delle spese che l'operatore economico deve sostenere e, dall'altro, non consentono il ripristino dell'equilibrio contrattuale e la prosecuzione del contratto stesso, comportando, nel caso di accoglimento della domanda, il venir meno del contratto stipulato e l'eventuale necessità di indire una nuova procedura di affidamento con ripercussioni particolarmente negative se riferite in particolare agli interventi previsti dal Pnrr».

Di qui la richiesta «di adottare ogni utile iniziativa regolatoria che possa fornire indicazioni tese al ripristino di rapporti contrattuali congrui e corretti fra le parti anche a tutela dell'equità dei compensi professionali, così fortemente sottostimati e oggetto di ribasso in sede di gara».


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