Urbanistica

Adattamento climatico, la Sardegna ha scelto la leva urbanistica

A UrbanpromoGreen si discute delle scelte e delle iniziative dell'Isola per una pianificazione «consapevole»

di El&E

Anche gli strumenti urbanistici hanno la possibilità di incidere in qualche modo nelle sfide sull'adattamento climatico. Il tema è fra quelli affrontati nella prima giornata della quarta edizione di Urbanpromo Green, la manifestazione promossa dall'Inu (Istituto nazionale di urbanistica) con lo Iuav di Venezia e dedicata al principio della sostenibilità applicato alla pianificazione di città e territori. UrbanpromoGreen si svolgerà integralmente online il 17 e 18 settembre (www.urbanpromo.it).

Francesco Musco (docente allo Iuav e curatore del convegno assieme a Filippo Magni) affronta questa particolare questione da diversi anni nell'ambito della manifestazione e non solo, e oggi può affermare che «alcune città, in generali enti, visto che parliamo di una scala che dalle Regioni arriva ai piccoli Comuni, sono entrati ormai in una modalità avanzata per quanto riguarda la predisposizione degli strumenti, ben oltre la sperimentazione. È significativo notarlo, perché dimostra che la pianificazione urbanistica è in grado a diversi livelli di affrontare gli aspetti e le sfide dell'adattamento climatico».

Tra i numerosi casi che verranno presentati nel corso del seminario c'è quello della Regione Sardegna, la Strategia regionale di adattamento. Si tratta di un lavoro iniziato da qualche anno e fortemente connesso alla pianificazione e in generale all'assetto del territorio. «Attraverso questo strumento - spiega Gianluca Cocco, direttore del Servizio sostenibilità ambientale, valutazione strategica e sistemi informativi della Direzione generale difesa dell'Ambiente della Regione - abbiamo fatto in modo che il tema dell'adattamento climatico venisse introdotto con metodo nelle pianificazioni alle diverse scale - Regione, Province, Comuni - e nel lavoro ordinario e quotidiano dei professionisti pubblici e privati».

Uno studio propedeutico, realizzato in collaborazione con l'Università di Sassari, ha focalizzato l'attenzione su tre comparti prioritari per la Sardegna, selezionati sulla base delle variabili meteorologiche in un arco di tempo che arriva fino al 2050: il settore agroforestale, le acque interne e i rischi idrogeologici. È nato così uno strumento che è a disposizione di tutti i livelli di pianificazione, in grado di elaborare scenari di rischio specifici, su una mappa del territorio regionale molto dettagliata e in scala ridotta, legati per esempio all'innalzamento delle temperature o agli eventi estremi, variabili che oggi possono essere tenute nella giusta considerazione da chi pianifica. La Regione Sardegna interviene anche direttamente nel processo pianificatorio attraverso lo strumento della Valutazione ambientale strategica, che incide direttamente sui piani e programmi (esempio: piano paesaggistico, energetico, trasporti, gestione dei rifiuti, delle acque).

Anticipare ciò che potrebbe avvenire in futuro ed evitare azioni di "mal-adattamento" è il compito che la Regione si è data con la Strategia, evitando - ad esempio nella pianificazione di infrastrutture vicine al mare - il rischio di effetti dannosi dovuti agli eventi estremi. Altrettanto accade per i piani urbanistici comunali, valutati dalle Province, sui quali la Regione interviene in qualità di soggetto competente in materia ambientale. Cocco sottolinea tuttavia, al di là degli aspetti prescrittivi, l'importanza del lavoro culturale sul tema: «Esiste oggi uno strumento a disposizione di amministratori, tecnici e dell'intera cittadinanza, che può essere utilizzato per la pianificazione e la spesa di risorse regionali, nazionali ed europee, tenendo conto dell'adattamento climatico. I prossimi passi vedranno l'implementare di ulteriori comparti nella Strategia - si sta ragionando su coste, ambienti di transizione e ambiti urbani - e la scrittura della Strategia regionale di sviluppo sostenibile, ulteriore strumento in grado di dare la giusta direzione alle future scelte della Regione Sardegna».

Al seminario di Urbanpromo Green interverrà anche il Comune di Bologna, che presenterà l'approdo di un percorso all'adattamento climatico che è culminato nelle accortezze e nelle innovazioni inserite nel Piano Urbanistico Generale, che sarà adottato nelle prossime settimane. Valentina Orioli, vicesindaca e assessora all'Urbanistica, ricorda che il capoluogo emiliano è stato precursore sul tema dell'adattamento, il primo ad approvare un piano specifico sul tema. Il passo in avanti è stato quello di fare in modo, sottolinea Orioli, «che diventasse un'esigenza dell'urbanistica della città. La riforma regionale ha avviato il processo di redazione di un nuovo piano comunale, e abbiamo fatto in modo di inserirvi una serie di tematiche che riguardano ad esempio il microclima urbano e le ondate di calore». Assieme al Cnr è stata elaborata una mappa delle fragilità dell'ambiente urbano, attraverso cui si sono individuate, a seconda delle aree delle città, azioni che migliorano il microclima. Si va dal greening al lavoro sulle superfici, ai tetti verdi, all'uso di materiali che trattengono il calore.

La Città metropolitana di Milano interverrà al convegno presentando un progetto che costituisce uno dei tasselli dell'impegno sul versante dell'adattamento climatico. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con l'Università Iuav di Venezia, che ha realizzato una vera e propria "griglia" di interventi possibili nelle città. Si va, per fare qualche esempio, dalle rotatorie ai viali alberati fino alle deimpermeabilizzazione dei parcheggi. Pietro Mezzi, consigliere delegato al territorio e all'ambiente, spiega che «noi ci siamo occupati di calarli direttamente sul territorio della città metropolitana di Milano individuando, con l'ausilio di un sistema informatico, gli interventi più adatti per ciascun luogo». Il Piano territoriale metropolitano, che sarà approvato a gennaio, raccoglie questo progetto per trasformarne le indicazioni in normativa tecnica. L'auspicio di Mezzi è che si riesca a dotarlo anche di opportuni finanziamenti per la realizzazione degli interventi. Il Recovery Plan, in questo senso, potrebbe costituire un'opportunità.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©