Appalti

Infrastrutture a rischio/2. Raddoppiata la spesa Anas e Rfi per manutenzioni. Stabile quella delle autostrade

di Alessandro Arona

Negli anni della legge obiettivo, dal 2001 a tutto il decennio successivo, dopo il periodo di blocco dei lavori pubblici post-Tangentopoli (dal 1993), si è data a livello politico assoluta priorità alle nuove infrastrutture, soprattutto alle grandi opere, trascurando la manutenzione di strade e ferrovie esistenti, e le opere di messa in sicurezza.
Questa convinzione, da parte del ministero delle Infrastrutture e dei vertici di Anas e ferrovie (Rfi) non nasce oggi, ma parte più o meno dal 2014-2015. E l'inversione di tendenza è già nei numeri. La spesa effettiva di Rfi per manutenzione e sicurezza è quasi raddoppiata, dal miliardo di euro all'anno nel 2012-2014 agli 1,5 miliardi del 2015, e 1,7 miliardi nel 2016 e 2017, cifra che nei programmi Rfi si manterrà stabile quest'anno e nel 2019.

Ancora più netta la svolta per Anas: nel 2010-2015, gli anni di Pietro Ciucci al vertice, la spesa annua per manutenzione e messa in sicurezza fu in media di 350 milioni, mentre nel 2016 (dal 2015 alla guida della società c'è Gianni Armani) la spesa è risalita a 550 milioni, nel 2017 a 650 milioni e quest'anno è prevista a 800 milioni. Sarà circa la metà del totale degli investimenti, mentre nel 2010-2015 era circa il 16-20%. Anas prevede di arrivare dal 2019 a un miliardo di euro all'anno per manutenzione e opere di messa in sicurezza.

Il cambio di priorità non si percepisce invece nei dati delle concessionarie autostradali: negli ultimi otto anni la spesa per investimenti è crollata da 1,7 miliardi nel 2009 a 935 milioni nel 2017 (per fattori soprattutto legati alla mancata autorizzazione delle nuove opere previste nelle convenzioni, come al Gronda di Genova, la Valdastico Nord, la Tirrenica), mentre la manutenzione è rimasta più o meno stabile intorno a 650-700 milioni di euro. Nel frattempo, negli stessi anni, i ricavi netti da pedaggi sono saliti da 4,7 a 5,7 miliardi di euro l'anno, e l'utile netto (di tutte le società insieme) è salito da 980 a 1.115 milioni (2016), mentre il Roe (rendimento per gli azionisti) è rimasto più o meno stabile a una media del 14,8%.

Molto complessa, probabilmente la più complessa, è la situazione delle strade provinciali, 130mila km su 188mila totali di strade extraurbane, sulle quali i tagli di bilancio degli ultimi anni e le incertezze sul loro stesso destino istituzionale hanno ridotto la spesa sulla rete stradale (manutenzione e investimenti) da 1,2 miliardi all'anno a circa 650-700 milioni. Il decreto Delrio andato in Gazzetta a maggio distribuisce 1,6 miliardi per manutenzioni straordinarie e messe in sicurezza, ma è solo un primo passo.

Ma torniamo ad Anas e ferrovie statali. La svolta parte con il piano "ponti e gallerie" dell'Anas firmato dall'allora ministro Maurizio Lupi per 350 milioni di euro, e si rafforza con Graziano Delrio al Mit e Ennio Cascetta alla struttura di missione infrastrutture: la priorità alla manutenzione entra nei nuovi programmi pluriennali di Anas e Rfi. Nel Contratto Anas-governo 2016-2020, approvato a fine dicembre scorso, su 23 miliardi di euro di finanziamenti previsti quasi 11 miliardi (il 46%) sono destinati alla manutenzione, adeguamento e messa in sicurezza della rete stradale. Ad esempio sono previsti 1,6 miliardi per l'ammodernamento della Orte-Mestre, 1,1 miliardi sull'ultimo tratto della Salerno-Reggio, 791 milioni sulla A19 Palermo-Catania. «Siamo passati - spiegano all'Anas - da una manutenzione straordinaria a una manutenzione programmata»: nel solo 2016 l'Anas ha messo in gara accordi quadro pluriennali per la manutenzione per 3,3 miliardi di euro. Solo per la manutenzione di ponti e viadotti l'Anas disporrà nei prossimi anni di risorse per circa 500 milioni di euro all'anno.

Nel caso di Rfi, le esigenze prioritarie in materia di sicurezze stimate da qui a dieci anni ammontano a 17,6 miliardi di euro, per una spesa (in linea con quella attuale) di 1,7 miliardi all'anno. Rfi ha già oggi fondi per 8,6 miliardi, che dovrebbero salire a 9,6 miliardi con il contratti 2017-2021 in approvazione.

Il Ministro Toninelli ha dichiarato che piccole opere e manutenzione saranno per lui la priorità, dunque punterà a rafforzare questo trend in corso per Anas e Rfi. Potrebbe tentare di accelerare i tempi di attuazione, potrebbe rimodulare il Contratto Rfi (fermo da giugno sulla sua scrivania) spostando risorse (già in bilancio) dalle nuove opere a manutenzione e ammodernamenti di linee ferroviarie, potrebbe chiedere al premier Conte, nel Dpcm che firmerà a ottobre sul fondo investimenti (36 miliardi nei prossimi 15 anni, il Mit ne aspetta almeno 10-12), di spingere soprattutto sulla manutenzione di infrastrutture esistenti.
Sul fronte strade provinciali - oltre ai fondi - il nodo è anche quello di supportare le Province nei monitoraggi tecnici di ponti e viadotti. Nel caso delle autostrade il punto allo studio è con quali strumenti giuridici imporre alle società, a convenzioni vigenti, un livello di monitoraggio e investimento in manutenzione superiore a quello attuale.

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