Urbanistica

Terzo rapporto Urban@it: ridurre il gap tra politiche e città, il decalogo per la nuova legislatura

di Alessandro Arona

«Mind the gap, il distacco tra politiche e città», questo il titolo del Terzo rapporto di Urban@it sulle città, in libreria (anche on line) da alcuni giorni e che sarà presentato oggi a Roma, sala del Refettorio, Palazzo San Macuto, via del Seminario 76 , dalle 17.
Presentano il Rapporto i curatori Alessandro Balducci (Politecnico di Milano), Ota De Leonardis (Università Milano Bicocca), Valeria Fedeli (Politecnico di Milano)
Me discutono i parlamentari Andrea Causin (Forza Italia, già presidente della Commissione speciale periferie), Laura Castelli (Movimento 5S, già vice-presidente della Commissione), Andrea Ferrazzi (Pd, responsabile Urbanistica dell'esecutivo nazionale del partito), il vice-presidente dell'Anci Matteo Ricci (Pd).

La presentazione del libro (dal sito Urban@it), si veda anche il nostro servizio del novembre scorso con l'anteprima del Capilo 13 finale.

Il Rapporto sulle città di Urban@it è stato curato da Alessandro Balducci (ordinario di Pianificazione e politiche urbane nel dipartimento di Architettura e studi urbani del Politecnico di Milano e presidente di Urban@it), Ota De Leonardis (ordinario di Sociologia dei processi culturali nell'Università di Milano Bicocca, dove è componente del dottorato Urbeur - Studi urbani e coordinatrice di Sui Generis - Laboratorio di sociologia dell'azione pubblica) e Valeria Fedeli (professore associato di Tecnica e pianificazione
urbanistica nel dipartimento di Architettura e studi urbani del Politecnico di Milano, dove insegna Analisi della città e del territorio e «European urban policies»).

Il lavoro è articolato in tre parti: «Politiche in cerca di città», dove si passano in rassegna tutti i piano sulle città in corso di attuazione, dall'Asse città dei Por alla Strategia per le aree interne, il Pon Metro, i piani del governo per Aree urbane degradate (2015) e Periferie (2016), ai Patti con le grandi città. Sicuramente si registra una fase di rinnovata attenzione, osserva Urban@it, con risorse anche rilevanti, ma priva di una stategia e regia unitaria, e priva di continuità.

La seconda parte, «Città in cerca di politiche», si analizzano "dal basso" tematiche emergenti nelle città ed esperienze locali innovative che cercano di affrontarle. Troviamo allora la metamorfosi del mercato del lavoro, l'immigrazione, il nodo casa.
In quersto sguardo dal basso - spiega il Rapporto nell'introduzione «emergono una serie di temi che richiedono di essere trattati:
• il tema del lavoro come tema fondamentale per la tenuta dei contesti urbani;
• quello delle difficoltà del welfare e in particolare del terzo settore, caricato di compiti crescenti con risorse bloccate o decrescenti;
• il grande tema delle migrazioni e dell'accoglienza dei rifugiati;
• il tema dell'abitare nella sua articolazione, che segnala ampie aree non coperte dai nuovi strumenti di policy;
• il tema della trasformazione della società a fronte di quanto ha lasciato in termini di capitale territoriale una passata stagione di costruzione fisica dei servizi;
• il tema della vitalità del sociale nel produrre innovazione e allo stesso tempo della limitata possibilità per questa via di occuparsi delle forme più gravi di povertà e di marginalità che si
stanno allargando;
• il tema della cultura come potenziale strumento di politiche di sviluppo locale escluso dal campo delle politiche urbane.

La terza parte, infine, «Ridurre le distanze tra politiche e città», si propone di fare sintesi e di proporre una sorta di "decalogo per le politiche urbane".
Va superato - sostiene il Rapporto - il metodo del bando nazionale, perché da una parte non sostenuto da adeguate analisi a priori sulle aree e i problemi su cui concentrare i fondi, e dall'altra perché con l'obiettivo della veloce cantierabilità (quasi mai, poi, centrato) tende a premiare i progetti già nei cassetti, anziché stimolare l'innovazione (che richiede tempo).

Tre dunque i metodi suggeriti: 1) migliore conoscenza dei fenomeni urbani (ci sono montagne di dati e analisi, si osserva, mettiamoli in rete), per arrivare a una decisa e selettiva scelta delle aree-target (territori e obiettivi), piuttosto che spartire a pioggia i fondi; 2) più forte coordinamento a livello statale - oggi non c'è - tra i diversi soggetti e Ministeri che si occupano di politiche urbane (si suggerisce di rilanciare il Cipu, il comitato interministariale inventato da Fabrizio Barca nel 2012); 3) dotare il Bilancio statale un fondo stabile per le politiche urbane. I progetti, poi, non devono essere solo locali, ma costruiti e firmati dai vari ministeri e da tutti i soggetti (pubblici e privati) coinvolti.

Nel merito, Urban@it suggerisce otto temi chiave:
1) inclusione degli immigrati e dei profughi come politica stabile (al di là delle scelte sui "flussi"), coordinata con il Terzo settore, fatta di housing, integrazione culturale, formazione e lavoro;
2) povertà urbana: far tesoro del lavoro Istat sulle differenze territoriali della povertà (in base soprattutto alla qualità dei servizi) e calare sul territoria le politiche anti-povertà;
3) lavoro come tema chiave della marginalità: anche qua vanno calate sul territorio le politiche attive del lavoro e per l'inclusione, con progetti costruiti sulle economie e i bisogni locali e che stimolino la micro-imprenditorialità.
4) emergenza casa: servono nuovi finanziamenti per l'housing pubblico, ma anche nuove politiche più articolate e innovative;
5) qualità dell'aria: coordinare tra stato e grandi comuni le politiche anti-smog;
6) economia circolare: stimolare best practice e politiche coordinate per il riuso dei rifiuti, del suolo, di edifici e aree abbandonate;
7) resilienza all'adattamento climatico (uso consapevole dell'acqua, piani anti-dissesto e anti-siccità);
8) cultura come strumento di rilancio dell'economia e della coesione sociale.

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