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Superbonus, la filiera delle costruzioni chiede la stabilità (e un'analisi seria sull'impatto economico)

Brancaccio (Ance): al governo chiediamo di confrontarsi sui numeri del reale impatto economico dello sgravio. Lupoi (Oice): abbassare l'aliquota ma mantenerla a lungo per garantire gli investimenti

di Massimo Frontera

In attesa dell'osservatorio congiunturale dell'Ance del prossimo 25 ottobre è già chiaro che il 2021 e il 2022 - gli anni del riscatto post pandemia - sono stati eccezionali per il settore delle costruzioni: per investimenti in opere pubbliche e private, per l'occupazione creata e per i tanti cantieri finanziati dagli incentivi statali. A dirlo sono i numeri del rapporto Federcostruzioni, presentato a Bologna nella giornata inaugurale del Saie, lo storico salone dell'edilizia. Secondo il rapporto, nel 2021 il valore della produzione dell'intera filiera si è attestato a 475 miliardi, ben 78 miliardi in più rispetto al 2020, pari a un incremento del 19,7%, e 51,6 miliardi in più rispetto al 2019 (+11,4%). Secondo le stime dell'Ance, il settore delle costruzioni, ha contribuito per circa un terzo all'incremento del 6,6% del Pil Italia.

«L'analisi che abbiamo fatto sui dati di contabilità nazionale del 2021 - ha spiegato il responsabile del centro studi dell'Ance, Flavio Monosilio - dimostrano aritmeticamente il ruolo di traino del settore delle costruzioni». Secondo l'Ance il contributo del settore al Pil nazionale è dovuto agli investimenti fissi lordi nei tre principali segmenti: quello delle abitazioni (1%), quello dei fabbricati non residenziali e delle opere pubbliche (0,8%) e, infine, quello degli impianti, dei macchinari e degli armamenti (1%). E l'anno che si sta per chiudere non sarà da meno. «Il 2022 - ha anticipato il responsabile del centro studi - è un anno che conferma e amplifica i risultati straordinari del 2021, quindi noi ci aspettiamo un 2022 che in termini di investimenti confermi e superi il livello del 2021».

La crescita del 2021 non ha riguardato solo la produzione ma anche l'occupazione. Gli addetti del comparto, sempre secondo il rapporto Federcostruzioni, si attestano nel 2021 a poco più di 2,8 milioni di unità, con un incremento di 200mila unità rispetto all'anno prima (+7,7%). Secondo l'Ance gli investimenti, dopo il del 2020, hanno messo a segno un incremento del 16,4 per cento. Tutto questo anche grazie al superbonus del 110% e agli altri bonus edilizi. «In Italia tra il 2020 e il settembre 2022 sono stati aperti 300mila cantieri per un valore di 38 miliardi di lavori già realizzati», riferisce sempre Monosilio. «300mila cantieri sono tanti, numeri così non li abbiamo mai visti», ha sottolineato il dirigente dell'Ance, segnalando che in due anni il superbonus ha incentivato lavori in 35mila condomini rispetto ai 1.443 realizzati con i bonus ordinari nei sette anni precedenti.

Il ragionamento intorno al futuro del superbonus ha tenuto campo nella tavola rotonda seguita alla presentazione del rapporto di Federcostruzioni. Per quel che vale, gli operatori hanno incassato l'apertura di massima di due rappresentanti della politica nazionale - Tommaso Foti di Fratelli d'Italia e Daniele Manca del Pd - ma è chiaro che la vera discussione non può che attendere il nuovo governo. Le istanze degli operatori sono però abbastanza chiare. La presidente dell'Ance Federica Brancaccio ha ricordato l'atteggiamento ondivago, disorientante e strumentale sui bonus edilizi da parte della politica. «La circolare 33 dell'Agenzia delle Entrate - ha detto riferendosi all'ultima modifica in corsa delle regole sull'incentivo - è stata un soccorso all'ultimo momento - che non ha ancora sbloccato nulla - alla precedente circolare 23, che invece non doveva proprio uscire».
«Abbiamo assistito - ha ricordato Brancaccio - a un braccio di ferro iniziale tra il governo, Draghi e Mef; poi alle spinte del Parlamento; poi i bonus sono stati utilizzati per la campagna elettorale; poi siamo arrivati a 10 giorni dal voto tutti d'accordo sul bonus: questo non ci piace», ha detto. «Quello che invece ci piacerebbe - ha proposto Brancaccio in vista di un ragionamento sulla messa a regime del superbonus - è essere ascoltati dai decisori politici e dai tavoli tecnici dove ci si confronta sui numeri, per capire quanto è copertura immediata e quanto è spesa per investimenti: un confronto col nuovo governo e anche con Bankitalia perché solo da questo confronto può uscire una proposta seria che ci faccia lavorare».

Anche le società di progettazione chiedono la stabilizzazione dell'incentivo, senza pretesa di difendere l'attuale soglia del superbonus. «Probabilmente, il numero 110, dopo lo shock deve essere rivisto: sulla percentuale si può discutere e negoziare», ha convenuto il presidente dell'Oice Giorgio Lupoi. «La cosa che non si può negoziare - ha proseguito - è che una volta deciso, quel numero rimanga per una durata considerevole di tempo: perché un imprenditore non può pensare che a ogni circolare possano essere messi a rischio gli investimenti fatti».

«Per consentire una riqualificazione del patrimonio immobiliare, chiediamo al nuovo governo di mettere tra le priorità della sua agenda la strutturazione dei bonus, su un lungo periodo e con regole, e dei meccanismi finanziari a sostegno, che possa anche risolvere le questioni in sospeso sulla cessione del credito», ha chiesto la presidente di Federcostruzioni Paola Marone. «Per garantire l'attuazione del Pnrr - ha aggiunto - chiediamo adeguare i bandi ai rincari dei materiali e dell'energia, commisurare l'importo delle gare alla dimensione delle nostre imprese, oltre naturalmente a monitorare l'emanazione del Codice dei Contratti previsto per il prossimo marzo 2023. Una filiera delle costruzioni più dinamica contribuirà a non fare andare il Paese in recessione salvaguardando l'occupazione e tanti settori trainanti della nostra economia».

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