Imprese

Spiagge, concessioni prorogabili soltanto fino a dicembre 2023

Palazzo Spada: estensione fino al 2033 abnorme e viola diritto Ue, più crescita con gare da preparare «sin d'ora»

di Carmine Fotina

Il Consiglio di Stato riapre subito la partita delle gare per le concessioni balneari. Proroghe sì ma solo fino al 31 dicembre 2023, dieci anni in meno di quanto previsto dalla legge 145 del 2018. Questa, in sintesi, la conclusione cui è giunto Palazzo Spada. Ieri sono state pubblicate le sentenze relative ai due ricorsi esaminati in adunanza plenaria lo scorso 20 ottobre. Ora il governo, dopo aver tatticamente lasciato il tema fuori dal disegno di legge per la concorrenza, ha un'incontestabile base giuridica per intervenire mettendosi al riparo dai veti dei partiti di maggioranza, Lega e non solo, contrari a bloccare la proroga. L'esecutivo Draghi dovrà adeguare alla sentenza la normativa sulla quale, peraltro, pende una procedura d'infrazione della Commissione Ue per violazione della direttiva Bolkestein. Ci sono teoricamente ancora due anni di tempo rispetto alla nuova scadenza del 2023 e il governo potrebbe prendersi del tempo per varare una riforma organica.

D'altro canto vanno predisposte le gare con congruo anticipo, bisogna rispondere alle sollecitazioni di Bruxelles e per questo non si esclude un intervento rapido. Una delle ipotesi filtrate nelle ultime ore è che possa essere la legge di bilancio in arrivo il provvedimento utile per un intervento correttivo (più difficile uno specifico decreto legge), magari attraverso un emendamento da approvare durante l'iter parlamentare. La stessa sede potrebbe ospitare anche il riassetto delle concessioni per il commercio ambulante. Dal leader leghista Matteo Salvini è però subito arrivata una frenata: «Spiagge e mercati italiani non sono in svendita, si rassegnino i burocrati di Bruxelles e i loro complici». Era stata propria una legge di bilancio, quella del 2019 del primo governo Conte, a inglobare la proroga disegnata dall'allora ministro del Turismo, l'esponente della Lega Gian Marco Centinaio.

La durata delle concessioni demaniali marittime a uso turistico-ricreativo fu prorogata per 15 anni, quindi fino a tutto il 2033. Da allora si sono susseguite pronunce in direzione diametralmente opposta. L'Antitrust ha evidenziato la violazione della Bolkestein. Una serie di Comuni, anche sulla base di questa valutazione, ha disapplicato la proroga, i Tar sono intervenuti a loro volta in ordine sparso con sentenze in un senso e nell'altro. Significativo che i due ricorsi discussi dal Consiglio di Stato partissero proprio da posizioni contrapposte. Il primo nasce da una sentenza del Tar Sicilia che ha respinto il ricorso di un titolare di concessione contro il decreto dell'Autorità portuale dello Stretto che aveva bocciato l'istanza di proroga al 2033.

Il secondo ricorso, invece, muoveva da una sentenza del Tar Lecce che aveva ritenuto illegittima la decisione dell'amministrazione comunale di disapplicare la legge 145 che prevede la proroga, sostenendo in particolare che l'articolo 12 della direttiva Bolkestein non sia «self-executing» cioè autoapplicativo. Ma per Palazzo Spada, che in riferimento al 2033 parla di proroga «abnorme», l'assenza di un intervento di riforma è indubbiamente in contrasto con il diritto Ue. Per i giudici amministrativi, inoltre, il confronto concorrenziale «è estremamente prezioso per garantire ai cittadini una gestione del patrimonio nazionale costiero e una correlata offerta di servizi pubblici più efficiente e di migliore qualità e sicurezza» e può contribuire alla crescita dell'economia.

Il Consiglio di Stato, sottolineando che i concessionari attuali potranno comunque partecipare alle gare che dovranno essere bandite, giustifica la mini-proroga al 2023 proprio con l'esigenza di consentire alla Pa di intraprendere «sin d'ora» le operazioni funzionali alle procedure di gara e di consentire a governo e parlamento di approvare doverosamente una normativa che possa «finalmente» adeguare la disciplina all'ordinamento comunitario. Il cuscinetto di poco più di due anni a partire da oggi dovrebbe anche permettere di «evitare l'impatto sociale ed economico della decisione». Tassativo, ad ogni modo, il termine del 31 dicembre 2023: non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore e «tutte le concessioni demaniali dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente da se via sia - o meno - un soggetto subentrante nella concessione».

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