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Superbonus: Ance, partecipate statali acquistino crediti incagliati

La proposta avanzata dai costruttori nell'audizione in Senato sul tema dei bonus fiscali si affianca alla richiesta di permettere le compensazioni tramite F24

di Mauro Salerno

Il blocco della cessione dei crediti fiscali, deciso con il decreto legge 11/2023, sta determinando «una situazione esplosiva» nel settore delle costruzioni. A ripetere l'allarme sulla vicenda Superbonus, alla vigilia dell'esame parlamentare del decreto che ha detto stop alle operazioni di ristrutturazione con sconto in fattura e cessione dei crediti fiscali, è stata la vicepresidente dell'Ance Vanessa Pesenti in audizione di fronte alla commissione Finanze del Senato sui crediti fiscali. Pesenti ha sottolineato che al momento risultano «19 miliardi di crediti incagliati». Secondo le stime dell'Ance un miliardo di crediti incagliati produce il blocco di circa 6.000 interventi (tra unifamiliari e condomini), con rischio di fallimento di almeno 1.700 imprese di costruzioni e la perdita di circa 9.000 occupati.

«Pertanto - ha spiegato Pesanti - , considerando uno stock di crediti fiscali incagliati in capo alle imprese di 19 miliardi di euro, gli effetti macroeconomici potrebbero essere estremamente preoccupanti: 32.000 imprese fallite e 170.000 disoccupati in più nel settore delle costruzioni (che raddoppiano se si considera l'indotto). Una simile situazione provocherebbe problemi su circa 115.000 cantieri, che si tradurrebbero in altrettanti nuclei familiari in crisi».

Le imprese di costruzione che non sono riuscite a monetizzare il credito, si trovano in
grande difficoltà. «Da un lato ci sono quelle che hanno concluso i lavori facendo ricorso alle proprie disponibilità finanziarie e che adesso si trovano esposte con le controparti coinvolte
(fornitori, lavoratori, professionisti, banche) a rischio di fallimento. Dall'altro - ha spiegato la rappresentate dei costruttori - , ci sono quelle che, invece, non avendo più liquidità, hanno dovuto interrompere i lavori. Queste ultime, laddove non riuscissero a terminare gli interventi entro le scadenze di legge, si troveranno esposte non solo con tutte le controparti, ma anche nei confronti dei propri committenti (famiglia o condominio), con un elevato
rischio di contenzioso, dal momento che si troveranno a dover restituire all'Erario
ingenti somme di denaro».

Per risolvere il problema dei crediti incagliati l'Ance avanza due proposte. «La soluzione principale e più efficace - ha spiegato la vicepresidente Pesenti - è utilizzare gli F24 a compensazione dei crediti maturati, come Ance e Abi hanno proposto da tempo. Questa soluzione non ha impatti sul gettito, in quanto comporta solo una differente modalità di utilizzo in compensazione dei crediti di imposta».

Per l'Ance poi «almeno fino all'inserimento della misura degli F24 nella legge di conversione del decreto 11/2023, potrebbe essere utile il coinvolgimento immediato delle istituzioni e aziende statali (Cdp, Rfi, Enel, Eni,Snam, Fincantieri, ecc.) sul mercato dei crediti fiscali come soggetti acquirenti». Queste aziende, per l'Ance, «possono rivestire un ruolo importante nel processo di alleggerimento dei plafond fiscali degli istituti bancari. L'attività di acquisto di questi crediti ha un rischio contenuto perché tutti i bonus fiscali hanno superato gli accurati controlli previsti dalla due diligence delle piattaforme specializzate incaricate dalle banche».

Quanto al futuro le imprese ricordano che «su 12,2 milioni di edifici residenziali l'Italia ha ben 9 milioni di edifici particolarmente energivori e non in grado di garantire le performance energetiche richieste dalla direttiva europea 'case green'». Di qui la richiesta di «un Piano Marshall per l'efficientamento energetico del patrimonio edilizio, che sia di lungo periodo con regole stabili nel tempo, a differenza di quanto accaduto con il Superbonus».


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