Urbanistica

Cessione dei crediti, la proroga apre uno spiraglio per banche e utility

Con la nuova release del software delle Entrate, ora il mercato ha tutti gli strumenti per sfruttare al meglio il periodo che è stato aperto dalla proroga

di Saverio Fossati, Giorgio Gavelli, Giuseppe Latour

È iniziata ufficialmente venerdì 4 febbraio la vita della versione aggiornata della piattaforma per la comunicazione delle opzioni per la cessione dei crediti e lo sconto in fattura.

L’aggiornamento completo del software alle novità della legge di Bilancio 2022, dopo la pubblicazione dei nuovi moduli e delle specifiche tecniche, è diventato realtà nel tardo pomeriggio, dopo che in mattinata in molti avevano provato a collegarsi senza trovare la versione rivista dell’applicativo. Poco dopo, è stato anche pubblicato il decreto direttoriale che ha ufficializzato l’allungamento della fase transitoria fino al 16 febbraio.

Con la nuova release del software delle Entrate, ora il mercato ha tutti gli strumenti per sfruttare al meglio il periodo che è stato aperto dalla proroga ufficializzata due giorni fa, attraverso la risposta a una Faq, poi confermata dal decreto. Si tratta di una proroga che riguarda la norma transitoria contenuta al comma 2 dell’articolo 28 del Dl 4/2022 (Sostegni ter), e ha per oggetto il termine a partire dal quale opera la misura di una sola cessione per ciascun credito d’imposta fissata dal comma 1.

La Faq in questione anticipa il provvedimento direttoriale pubblicato ieri (prot. n. 2022/37381) con cui la data spartiacque del 6 febbraio per ultimare le operazioni in vigenza delle disposizioni precedenti viene spostata al 16 febbraio (il provvedimento 35873 del 3 febbraio con il nuovo modello di comunicazione riporta, per la verità, ancora la data del 6 febbraio).

Quindi (al di là della singolarità di un termine appena fissato per decreto legge, modificato da un provvedimento amministrativo), il blocco delle cessioni successive all’unica ammessa scatterà dal giorno successivo, cioè dal 17 febbraio e non più da lunedì prossimo. Questi dieci giorni guadagnati, tuttavia, difficilmente faranno tirare un sospiro di sollievo alla grande maggioranza di contribuenti e imprese, alla ricerca di un acquirente per il proprio credito d’imposta.

Il mercato retail, infatti, è praticamente fermo, con l’eccezione di Intesa e Unicredit che ieri hanno confermato il proseguimento delle attività. Sul portale di Poste, alla pagina dedicata alle cessioni dei bonus casa, compare invece la notizia del blocco della piattaforma. E non si tratta di un caso isolato. Cassa depositi e prestiti ha congelato i suoi servizi sulla cessione dei bonus, anche se non ha ancora preso una decisione definitiva sulla loro cancellazione. E altre molte banche (come Bpm) hanno fermato le attività, in attesa di vedere quale strada prenderanno le nuove regole. Insomma, difficile per un cliente comune imbastire la cessione in pochi giorni.

Il caos in atto sul mercato fa pensare, invece, che questo lasso temporale sarà molto più utile a banche e utility per accelerare l’allocazione di grossi quantitativi di crediti che avevano già programmato di trasferire nel tempo, riequilibrando la loro capienza fiscale. Pensiamo al caso di grandi gruppi bancari che potranno avviare un processo di trasferimento tra istituti, in base ai diversi plafond disponibili. Se questo grande “smistamento” porterà vantaggi ai primi destinatari dei bonus e alle imprese fornitrici, lo si vedrà dal il 17 febbraio, nella misura in cui si riapriranno le porte a questi soggetti finanziariamente più fragili.

Intanto, si rafforza il pressing politico, soprattutto dal M5S, per arrivare a una modifica rapida dell’articolo 28 del decreto Sostegni ter: «È urgente che il Governo valuti un intervento anche prima della conversione del decreto, visto il danno che questa modifica ha già procurato», ha detto il capogruppo M5s in Commissione Finanze al Senato, Emiliano Fenu. Parole simili a quelle di Riccardo Fraccaro (M5s), membro della Commissione attività produttive della Camera, che ha descritto come «in ginocchio» il settore dell’edilizia: «Il decreto deve essere modificato e il tempo perduto recuperato». Ma anche il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli (FdI) ha chiesto al Governo di intervenire «immediatamente con un decreto legge per sanare questo sbaglio madornale». Posizioni, peraltro, condivise da molti altri soggetti, come l’Associazione dei dottori commercialisti (Adc) o come Federcasa, l’associazione degli Iacp.

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