Amministratori

Camere, Agenzie fiscali, Csm: trasferimenti per 10 miliardi

Il Parlamento nato dal voto di ieri potrà contare per il suo primo anno di funzionamento su 1,743 miliardi di euro, una cifra leggermente superiore (appena 2,4 milioni) rispetto a quella assicurata dallo Stato nel 2017 a Camera e Senato. Una voce che rientra nei complessivi 10,02 miliardi che saranno trasferiti nel 2018 a tutte le amministrazioni centrali. Tra queste la voce più importante è quella delle Agenzie fiscali (4,23 miliardi, +1,55 miliardi sul 2017) ma nell’elenco compaiono anche gli enti di ricerca (541m milioni), la Corte dei conti (262 milioni), il Consiglio di Stato e i tribunali amministrativi regionali (175,9 milioni, 6,37 milioni in meno sul 2017), il Csm (Consiglio superiore della magistratura che in un anno perde circa venti milioni di euro) e le autorità di controllo (25,77 milioni). Alla Presidenza del Consiglio dei ministri - che comprende i cinque ministeri senza portafoglio - vanno 1,12 miliardi di euro (-270 milioni rispetto al 2017).

Il piano dei conti sarebbe stato diverso se al referendum costituzionale del dicembre 2016 avessero prevalso i sì. Tra le istituzioni cancellate dalla riforma c’era infatti il Cnel, il consiglio nazionale del’economia e del lavoro, «organo di consulenza delle Camere e del Governo» previsto dall’articolo 99 della Costituzione. L’organo, sopravvissuto alla sua abolizione, anche per il 2018 riceverà trasferimenti per 7,12 milioni, la stessa cifra avuta l’anno precedente. Il disegno istituzionale previsto dalla riforma mai nata stabiliva anche il ridimensionamento delle assemblee legislative: la sola Camera con potere legislativo e il Senato trasformato in un organo consultivo delle regioni. Il sistema è rimasto invariato, così come i trasferimenti: 1,743 miliardi per il 2018, circa tre milioni in più rispetto al 2017.

C’è da ricordare che Camera e Senato, nel corso della legislatura appena conclusa hanno inaugurato una politica di restituzioni allo Stato: nel caso di Palazzo Madama 80 milioni di euro, in quello di Montecitorio un’identica cifra ma solo per il 2016 («Si tratta della restituzione più consistente mai operata dalla Camera dei deputati» fece notare il deputato questore di Montecitorio, Stefano Dambruoso), con una somma complessiva arrivata a 200 milioni. In entrambi i casi al conteggio manca ancora il dato del bilancio 2017.

Dopo l’abolizione definitiva del finanziamento pubblico dei partiti, l’unica voce “statale” a sostegno delle forze politiche resta quella contenuta proprio nei bilanci di Camera e Senato: si tratta del contributo ai gruppi parlamentari, parametrati n base alla loro consistenza numerica. A Montecitorio i trasferimenti ammontano per il 2017 a 31,6 milioni, mentre a Palazzo Madama a 21,3 milioni. Totale: quasi 53 milioni di euro.

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