Fisco e contabilità

Nuovo fisco, giù Irpef e sconti - Meno Ires per chi investe

Via libera in Cdm al Ddl di riforma. Leo: «Imposta sui redditi a tre aliquote già dal prossimo anno» Per le imprese Ires ridotta al 15% per due anni se gli utili finiscono in beni innovativi o in nuova occupazione

di Marco Mobili e Gianni Trovati

È partita ufficialmente ieri la macchina della riforma fiscale che dovrà portare nell’arco dei prossimi due anni alla completa riscrittura del sistema tributario. L’idea di riforma approvata ieri a Palazzo Chigi, infatti, prevede un intervento di riduzione e razionalizzazione di tutti i tributi a partire dalla regina delle imposte: l’Irpef che già dall’anno prossimo con la manovra, come ha confermato ieri il viceministro alle Finanze Maurizio Leo intervenendo in serata a Porta a Porta, scenderà da quattro a tre aliquote. La riduzione del prelievo fiscale sarà accompagnata anche da un taglio alle spese fiscali e dall’ampliamento della no tax area dei dipendenti che sarà allineata a quella da 8.500 euro dei pensionati.

La riforma prevede anche la riduzione dell'Ires per le imprese che investono in beni innovativi e qualificato o in occupazione. Nei due anni successivi chi sostiene la crescita della propria attività senza distribuire gli utili potrà arrivare a ottenere un taglio anche di 9 punti dell’attuale aliquota Ires. L’idea di fondo, infatti, sarebbe quella di allineare il nuovo regime duale dell’imposta sul reddito di impresa a quello della nuova Global Minimum Tax che dal 1° gennaio 2024 dovrebbe entrare in vigore per tutte le multinazionali con un prelievo del 15 per cento. Sarà rivista anche la disciplina degli interessi passivi e allo stesso tempo per sostenere, come detto gli investimenti, si arriverà alla cancellazione dell’Aiuto alla crescita economica e alla razionalizzazione dei crediti d’imposta oggi riconosciuti alle imprese.

Per le attività produttive e gli autonomi arriva anche il taglio progressivo dell’Irap. Il tributo regionale sarà cancellato subito per circa 650mila società di persone mentre per gli altri contribuenti l’Irap sarà trasformata in una sovrimposta calcolata con le regole dell’imponibile Ires senza però avere la possibilità di riportare in avanti le perdite. In questo modo il governo ritiene di non perdere quelle risorse che oggi vanno a finanziare la spesa sanitaria delle regioni.

C'è poi una razionalizzazione e una revisione anche dell’Iva a partire dai panieri. Revisioni che sarà adottata secondo le regole Ue il che vorrà dire anche poter prevedere l’applicazione dell’aliquota zero su alcuni beni e servizi in particolari momenti come ad esempio è accaduto durante la pandemia. Alla revisione di panieri e aliquote si aggiunge anche una semplificazione e accelerazione delle procedure di rimborso per imprese e cittadini così come una modifica alla disciplina delle esenzioni Iva.

La riforma nei suoi 20 articoli prevede anche nuove regole in arrivo sull’accertamento e la depenalizzazione delle sanzioni per chi non ce la fa a pagare le tasse o per chi salda il conto, anche a rate, accordandosi con il Fisco prima di essere condannato per evasione fiscale. Sull’accertamento, in particolare, vengono previsti due istituti specifici. Per le partite Iva arriva il concordato preventivo biennale. In sostanza il lavoratore autonomo o il professionista potrà concordare il valore delle imposte dirette che dovrà versare all’Erario nei due anni successivi e sulla base dei dati di cui dispone il fisco con la fatturazione elettronica, gli scontrini telematici o le liquidazioni periodiche. In questo modo per due anni la partita Iva, versando regolarmente le imposte concordate non avrà altre preoccupazioni di possibili controlli del Fisco. Per le grandi imprese la delega prevede il rilancio della cooperative compliance. L’adempimento collaborativo sarà reso accessibile a tutte le imprese medio grandi. Oggi è previsto solo per quelle sopra il miliardo di fatturato. Oltre a ridurre il livello di accesso la delega prevede un potenziamento del regime premiale a partire dalle sanzioni più leggere per chi aderisce all’adempimento collaborativo.

Sui principi cardine del sistema tributario la riforma prova a rivedere e rafforzare anche lo statuto dei diritti del contribuente dando maggiore forza all’obbligo di motivazione degli atti impositivi, valorizzando il principio del legittimo affidamento, semplificando gli interpelli che diventeranno a pagamento almeno per le questioni più rilevanti quali possono essere quelle sull’abuso del diritto.

La riforma inoltre dirà addio al ruolo e alle cartelle consentendo ai debitori di poter saldare il debito a rate anche in 10 anni. Ma allo stesso tempo l’agente pubblico della riscossione si vedrà rafforzare i poteri con la possibilità di ricorre in automatico al pignoramento presso terzi, che tradotto nella pratica vuol dire pignorare le somme del contribuente direttamente sul suo conto corrente.

Il testo uscito da Palazzo Chigi si asciuga comunque di due articoli. Il governo d’accordo con governatori e sindaci ha deciso di rinviare a un successivo confronto la riscrittura delle regole sui tributi locali. Sarà il Parlamento a reintrodurle dopo l’intesa in conferenza unificata.

Dopo il via libera del Capo dello Stato, dunque, la delega inizierà il suo viaggio in Parlamento che nelle intenzioni del governo dovrebbe concludersi per la fine del prossimo mese di maggio, ma più realisticamente potrà essere un successo incassare il via libera di Camera e Senato a ridosso della pausa estiva di Ferragosto. Una volta pubblicata la legge sulla Gazzetta Ufficiale si passerà alla cosiddetta fase due della riforma e certamente più delicata, quella dell’attuazione. Il governo si è dato 24 mesi per l’adozione dei decreti con cui i contribuenti conosceranno le nuove aliquote Irpef o peserà l’Ires o ancora su quali beni l’Iva sarà più leggera, o meglio se le promesse approvate ieri in Cdm saranno diventate realtà.

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